mercoledì 14 agosto 2019

Trees

La fragilità dell'essere umano è esattamente come un albero.
Un seme nella terra che piano piano cresce, il sole la pioggia e poi ancora il sole. Si innalza forte e rigoglioso verso il cielo fino a raggiungere la sua maestosità. Si erge sicuro nel mondo e sembra niente possa scalfirlo.
Lo stesso albero però potrebbe non crescere, per svariati motivi, potrebbe essere colpito da una tempesta che ne spezza o rami, potrebbe essere colpito da un insetto invasore che ne deturpa aspetto e salute, potrebbe essere preso di mira da qualcuno ed abbattuto perché giudicato inutile o peggio ancora fastidioso per le foglie che cadono nel giardino altrui.
Quando guardate un albero guardetete la vita e comprenderete la sua estrema fragilità e solo dopo con rispetto verso di essa, capirete quanto sia importante vivere ogni attimo nella consapevolezza della sua casualità. Gli eventi potranno in ogni momento sconvolgere la nostra esistenza ma non si sarà vissuti invano se daremo onore a questa nostra presenza in questo mondo.

lunedì 12 agosto 2019

cosa rimane

la domanda è cosa rimane di noi?
...se non abbiamo:
    amato
    vissuto di passioni
    viaggiato
    condiviso
    donato
    posto interrogativi a noi stessi
    curato la natura
    apprezzato arte e cultura
    conosciuto la storia
    compreso valori

rimane solo la miseria dell'essere umano, l'egoismo e la grettezza di chi non comprende cosa sia davvero importante.

   
Accademia di Modena - dettaglio ingresso

lunedì 29 luglio 2019

#sea

Che bello il sorriso di un bambino che affronta per la prima volta un'onda con a fianco papà e mamma....è libertà, gioco, novità, evoluzione, mistero. Sensazioni nuove e talmente emozionanti da non farle chiudere occhio perché ancora racchiuse nel corpo che vibra e nella mente che sogna.


giovedì 25 luglio 2019

polvere

l'arte scuote dall'anima la polvere accumulata durante la vita di tutti i giorni.
Pablo Picasso

martedì 23 luglio 2019

#mattiatorre #lalineaverticale

Succede che venga colpita da qualche evento che sento per radio, leggo sui social o vedo per strada. Qualche risveglio mattiniero fa, dopo aver cambiato la mia pupattola cullandola per addormentarsi, sbircio un po' internet e vedo che è morto un regista sceneggiatore di appena 47 anni, Mattia Torre. Come sempre in questi casi non accetto questa sentenza che la vita si prende la libertà di dare, senza alcun appello. Leggo un po' la carriera artistica di questa persona e vedo che ha girato una miniserie TV chiamata la linea verticale con protagonista #Mastrandrea uno dei miei attori preferiti. Mi metto subito alla ricerca su #raiplay e mi guardo di filato le prime tre puntate. Interrotta dal risveglio di mia figlia, mi asciugo le lacrime ed esco da quell'atmosfera che Torre è stato capace di rendere viva. Me ne innamoro subito perché è di un ironia sottile che ferisce, una drammaticità vera e semplice, una chiarezza di sentimenti impeccabile. Ha sdoganato momenti di intimità che la vita reale riserva solo a chi è coinvolto in questo subdolo male. Il momento in cui viene comunicata la malattia, quello in cui chiede alla moglie di dirgli la verità, il momento in cui realizza la paura. Complice di tutto la storia autobiografica il cui epilogo è sotto gli occhi di tutti. Nessuno scampo alla malattia del secolo che impietosa miete le sue vittime senza alcuna pietà e compassione, nemmeno verso le anime illuminate la cui opera su questa terra è di grande ispirazione ed esempio per tutti.

La linea verticale

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