martedì 23 luglio 2019

#mattiatorre #lalineaverticale

Succede che venga colpita da qualche evento che sento per radio, leggo sui social o vedo per strada. Qualche risveglio mattiniero fa, dopo aver cambiato la mia pupattola cullandola per addormentarsi, sbircio un po' internet e vedo che è morto un regista sceneggiatore di appena 47 anni, Mattia Torre. Come sempre in questi casi non accetto questa sentenza che la vita si prende la libertà di dare, senza alcun appello. Leggo un po' la carriera artistica di questa persona e vedo che ha girato una miniserie TV chiamata la linea verticale con protagonista #Mastrandrea uno dei miei attori preferiti. Mi metto subito alla ricerca su #raiplay e mi guardo di filato le prime tre puntate. Interrotta dal risveglio di mia figlia, mi asciugo le lacrime ed esco da quell'atmosfera che Torre è stato capace di rendere viva. Me ne innamoro subito perché è di un ironia sottile che ferisce, una drammaticità vera e semplice, una chiarezza di sentimenti impeccabile. Ha sdoganato momenti di intimità che la vita reale riserva solo a chi è coinvolto in questo subdolo male. Il momento in cui viene comunicata la malattia, quello in cui chiede alla moglie di dirgli la verità, il momento in cui realizza la paura. Complice di tutto la storia autobiografica il cui epilogo è sotto gli occhi di tutti. Nessuno scampo alla malattia del secolo che impietosa miete le sue vittime senza alcuna pietà e compassione, nemmeno verso le anime illuminate la cui opera su questa terra è di grande ispirazione ed esempio per tutti.

La linea verticale

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