venerdì 29 aprile 2016

#sfumare

Una sfumatura di colore racchiude in sé una storia. Occorre essere assertivi e lasciarsi guidare ovunque la materia vuole portarci. Dobbiamo solo definire la storia e ci guiderà fino all'arrivo.
La sfumatura è movimento, intensità, anima: cela ciò che noi siamo e il nostro approccio alle cose.


giovedì 28 aprile 2016

CANDY

Ci sono storie che viaggiano parallelamente a noi e che poi un giorno incrociano la nostra strada. Le vivi da dentro, ti senti coinvolta e provi a capire. Nel momento esatto in cui si condivide un affetto, il passato si mescola e si cercano risposte l'uno nella vita dell'altro. Da perfetti sconosciuti ad anime vicine, indipendentemente da tutto.
Non giudicare mai è la regola per mantenere viva la curiosità e il sentimento dell’umanità. Non siamo uguali: ognuno di noi attraversa momenti, situazioni, fasi che sono solo nostre.
Gli altri possono solo ascoltare, comprendere ed aiutare.
La vita è così meravigliosamente perfetta in questo.






Ma che bello che è qui!
Il giorno che sono arrivata non ricordo che tempo c’era, era già buio.
Eva, la mia nuova padrona, mi aveva caricata nel retro dell’auto quando mi venne a prelevare dal “CANILE”.
Mi ci aveva portata Sara la sera prima, ma c’ero stata altre volte nelle settimane precedenti.  Era un luogo molto grande: c’erano tante casette tutte attorno ad un prato. Non c’erano alberi ma tanti cani come me ed esseri umani gentili. L’unica cosa che non mi piaceva tanto erano le gabbie: i miei amici, me compresa, erano tutti rinchiusi. La maggior parte non aveva gabbie singole ma una unica per dieci cani anche e a vedersi non sembravano tanto calde.
Bè insomma quella sera che Sara mi portò lì mi accolse una ragazza molto dolce: mi fece un po’ di coccole e poi mi portò in una stanza dove c’erano altri cani, aprì una gabbia e mi disse di entrare. Chiuse lo sportello e mi disse “Ci vediamo domani mattina, Candy. Dormi bene” e spegnendo la luce se ne andò.
Mi accucciai sul fondo della gabbia e rimasi in silenzio mentre pensavo che mi mancava tanto la nonna Lucia.

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Entrai in casa in braccio a Laura.
Era stata lei a trovarmi poco distante dalla fabbrica della Candy e forse era per quello che mi diede quel nome. La casa era calda ed accogliente: quando Laura aprì la porta ricordo che disse “Eccovi. Dunque è questa la mia ospite?!”. Non so dire se fosse felice ma ricordo che la sua voce e il suo sorriso erano
rassicuranti.

Laura mi fece scendere ed io iniziai goffamente ad esplorare la casa.
Ad accompagnarci, Sara, la mamma di Laura: entrò con tutti gli accessori che a sentir loro mi sarebbero serviti: ciotola, crocchette, copertina, pallina da tennis e panni assorbenti. Portò tutto in cucina ed io la seguii.
Mamma queste cose te le sistemo qui nella credenza. La copertina l’ho messa nella cuccia in giardino” disse Sara a nonna Lucia, nell'altra stanza.
Ora Candy fai la brava e tutto andrà bene, ma ricordati che la nonna è anziana non farla agitare, ok?!” e mi accarezzò la testa mentre io scodinzolavo ai suoi piedi. 
In salotto nonna Lucia rassicurava Laura che mi sembrava un po’ triste “Vedrai che starà bene nella sua casetta. Sarà un po’ dura all'inizio ma sono sicura che le piacerà”.
Va bene nonna, se proprio non vuoi farla stare in casa.
Tesoro non torniamo sull'argomento, eravamo d’accordo: io la tengo ma alle mie condizioni. E quando vorrai venire ad aiutarmi sarai la benvenuta!” disse Lucia.
Sì ho capito, però quando siamo qui in casa lei sta con noi.” Disse Laura strappando un sorriso e prendendomi in braccio per accompagnarmi alla porta sul retro.
Era un giardinetto piccolo ma molto grazioso e vicino al muro, sotto alla finestra, c’era una casetta in legno con dentro una coperta. Laura mi mise dentro la casetta, sulla coperta e mi disse “Ecco Candy questa è la tua nuova casa, ti piace?. La mamma non vuole che stai con noi però non preoccuparti verrò spesso a trovarti e la nonna ti farà star bene, è una cuoca bravissima.” Le leccai la guancia e lei si ritirò dall'ingresso della cuccia, si alzò in piedi ed entrò in casa, chiudendo la porta.
Stetti sveglia per un pochino ad ammirare il mi verde e ad ascoltare i rumori della mia nuova casa. Pensavo ai miei fratellini e alla mia mamma, chissà dov'erano ora. Mi sarebbe piaciuto se anche loro avessero potuto stare qui con me: augurandomi che anche loro potessero aver trovato una situazione simile mi addormentai.
La mattina mi svegliai e andai subito alla porta sul retro. Non sapevo come fare a farmi aprire. Decisi di cominciare a guaire e a strofinare con le zampe la porta: magari nonna Lucia si sarebbe svegliata.
Bastarono due minuti. Sentii la chiave girare e nonna Lucia apparve dietro la porta:
Buongiorno Candy, dormito bene!?” Scodinzolai a più non posso e nonna Lucia mi disse “Entra che facciamo colazione
Andammo al tavolo. Una tazza di tà ed una biscottiera sul tavolo ed una ciotola per me ai piedi della sedia. Nella ciotola crocchette e pollo lessato. Il profumo era buonissimo e mi tuffai subito a mangiare mentre nonna Lucia consumava la sua colazione. Io finii in un attimo e rimasi ai piedi della sedia ad aspettarla e ad aspettare anche che qualcosa ancora per me ci fosse. Così mi prese e mi prese e mi fece accoccolare sulle sue gambe mentre mi diede un biscotto “Questo è il nostro piccolo momento, sarà un segreto” e mi baciò la testa.
Nel pomeriggio me ne stavo in giardino ma la porta era sempre aperta ed io potevo entrare ed uscire. Mi incuriosiva molto però il mondo oltre la siepe. Me ne stavo con il muso attaccato alla recinzione e da lì vedevo tante cose: macchine, motorini, gente a passeggio, cani, gatti e uccelli. Mi spiaceva rimanere sempre chiusa lì, avrei voluto andare ad esplorare quel mondo che si muoveva ma sapevo che nonna Lucia non avrebbe avuto la forza di portarmi.

La domenica venivano sempre a trovarci Sara e Laura.
Laura passava molto tempo con me finito il pranzo, giocavamo con la palla in giardino e quando ero stanca mi sdraiavo su un fianco e lei si sedeva di fianco a me a farmi le coccole. Mi raccontava spesso di quanto le sarebbe piaciuto avermi con lei. Delle volte mi diceva anche che avrebbe voluto venire a vivere lì con me e nonna Lucia perché la madre era insopportabile e non la lasciava mai tranquilla; e puntualmente era la voce di Sara a spezzare l’incanto del nostro momento:  “Laura dai che andiamo!” gridò da dentro casa
A proposito eh Candy, fai la brava cucciola. Torno presto” e chiudeva la porta dietro di sé.
I giorno proseguivano tranquilli ed io pian piano crescevo. Io e nonna Lucia avevamo trovato la nostra quotidianità fatta di piccole cose. Quando Laura veniva a trovarmi sfogavo tutto il mio essere giovane correndo all'impazzata per casa, ma quando lei non c’era facevo il possibile per starmene in giardino, dove avevo i miei giochi da fare.
Poi un giorno successe una cosa strana: la mattina nonna Lucia non venne ad aprirmi la porta ed io sentivo i rantoli della fame che mi attanagliavano. Improvvisante però sentii dei rumori di sirene e molto rumore in casa. Mi preoccupai e cominciai ad abbaiare ma nessuno venne ad aprirmi la porta. Poco dopo nuovamente le sirene e poi nulla. Aspettai per lungo tempo. Stavo morendo di fame.  Solo verso l’imbrunire sentii la porta aprirsi: era Laura.
Si inginocchiò davanti a me e disse “Dai Candy andiamo, si cambia casa. Vieni a stare da noi”.  Mi mise il guinzaglio e quella fu la prima volta che uscii dal mio piccolo regno. Purtroppo era sera e fuori non si vedeva molto, ma gli odori erano tantissimi. Il viaggio durò poco tempo e quando scesi dalla macchina Laura mi portò di fronte ad una porta: al di là sentivo un cane abbaiare. Sara alzando la voce disse “Cody stai buono” e aprì la porta.
Laura mi tenne stretta al guinzaglio ma Cody mi si fiondò addosso e dopo una prima annusata, fummo subito amici. Ero felice di aver trovato un compagno di giochi. Stavamo insieme tutto il giorno e spesso eravamo soli. Combinavamo spesso guai e quando Sara tornava a casa il più delle volte erano urla a perdifiato. Non urlava solo per i danni alle cose: capitava spesso che mi scappasse la pipì durante il giorno e quando non la tenevo più cercavo un angolino per farla. Allora erano doppie urla al suo ritorno.
Rispetto a dove stavo prima era tutto diverso: stavo bene con Laura, ma sia lei che Sara erano a casa solo la sera. Dalla mattina fino a sera io e Cody eravamo soli e confinati in quell'appartamento.
Quando Sara tornava ed era così arrabbiata, Laura prendeva sempre le mie difese ma lei purtroppo la attaccava dicendole che era stata egoista a volermi a casa, che doveva crescere e capire che non poteva raccogliere tutti gli animali del mondo e farli vivere con loro, che doveva riflettere sui suoi gesti e sul nostro bene. La conversazione di solito terminava con Laura che se ne andava in camera sbattendo la porta e gridando “io ti odio”.   Io e Cody guardavamo la scena seduti in corridoio e stavamo attenti a non intercettare la camminata né di Laura né di Sara se no sarebbero stati guai anche per noi.
Un giorno però una di queste discussioni degenerò e l’ultima frase fu: “Basta! Non possiamo più tenerli, non ce la faccio più”.

L’indomani mattina Sara parlando al telefono qualcuno disse “Sì la posso portare sabato pomeriggio, se per la coppia va bene”. Non so perché ma avevo la sensazione che si trattasse di me o Cody. 
Sabato pomeriggio. Sara mi mise al guinzaglio e mi caricò in auto. Arrivammo in un posto dove c’era una grande struttura in metallo, sentivo tanti cani abbaiare. Arrivati alla porta c’era un stanza grande con dei vetri che davano verso un cortile ed un pappagallo dentro una gabbietta: nel cortile c’erano altri cani al guinzaglio che passeggiavano assieme ai padroni.
Poco dopo una ragazza fece andare nel cortile anche noi, dove ad aspettarci c’era una coppia di ragazzi con un cagnolino ed un bambino. Il cagnolino, Tommy si chiamava, era molto simpatico e giocammo un sacco, nonostante fossi legata. Mentre giocavamo però urtai il bambino, che cadde con il sedere a terra e si mise a piangere. Sara mi sgridò, ma io non l’avevo fatto apposta. Il bambino fu peso in braccio in preda ad un pianto isterico e la coppia salutandoci si allontanò con Tommy.
Salutammo la ragazza e tornammo a casa.
Laura ci aspettava e quando entrai, lei e Cody mi fecero tante feste, fui molto contenta.  Meno contenta fu Sara che alla domanda di Laura “Allora cosa fanno, la prendono?” lei rispose “No, perché hanno un bambino e un altro cane e non vogliono guai in casa. Come li capisco!”.
Laura allora mi si tuffò al collo e mi abbracciò e io fui molto felice.

Lunedì.
Arrivò una telefonata e Laura rispondendo chiamò Sara: “Tieni sono sempre loro”. Sara prese la chiamata “Sì ciao, una coppia giovane dici, bene no?! Ok allora sabato ci vediamo lì”.
Sara lanciò un’occhiata a Laura e lei abbassò lo sguardo mettendosi le cuffiette e uscendo per andare a scuola.
Il sabato tornammo nel posto dove avevo conosciuto quella coppia: stavolta ad attenderci c’era un ragazzo alto. Sembrava simpatico. Ci avviciniamo e Sara gli dà il guinzaglio. Facciamo una passeggiata insieme: sfrutto l’occasione per vedere quanto più posso di quel cortile ma essendo legata dovevo stare al suo passo. Mi fa giocare un po’ e in effetti sto proprio bene con lui, mi chiama cucciola.
Nel frattempo sento che parla con la ragazza e Sara chiude dicendo “Ci aggiorniamo in settimana, allora”.
Di nuovo in macchina e di nuovo a casa. Entrando scorgo subito Laura che mi aspetta come sempre, dà un’occhiata alla madre ma vedo che qualcosa è cambiato. Niente più urla, mi viene incontro e mi accarezza dicendo “piccola Candy”.
Passano alcuni giorni di estrema tranquillità.
Mercoledì sera.
Laura mi porta a fare un giretto fuori. Torniamo in casa e stranamente, mi fa salire sul divano per coccolarmi un po’. Intanto Sara nell'altra stanza traffica con alcune cose. Nel frattempo io mi godo questa piacevole sensazione.
Sara entra nella stanza e dice “Dai Candy, è ora”. Sento Laura che mi abbraccia forte e poi sparisce. Io vado verso Sara e con lei esco di casa per salire in macchina.
Arriviamo nuovamente in quella struttura vista già due volte e una ragazza ci apre la porta. Questa volta Sara non entra: lascia il guinzaglio alla ragazza e se ne va in tutta fretta.

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Eccomi qui, al buio. Chissà magari domattina rivedo Lucia.
La mattina, si apre la porta ed una signora con un vestito verde mi fa uscire e mi dice “Eccola qui Candy, dai che è il tuo turno”. Mi ricordo solo di essere salita in alto su un tavolo, ho sentito un pizzico nella zampa e poi mi sono risvegliata nuovamente qui con un forte dolore alla pancia e tanta sete.
Spero di tornare presto a casa, non mi piace questo posto. Non ho ancora mangiato e questo taglio mi dà molto fastidio.
Si riapre la porta e la ragazza che mi aveva accolto il giorno prima apre la gabbia e mi chiama “Candy, allora come stai? Sei pronta per la tua nuova vita?!”.
Penso a quale nuova vita, io voglio tornare a casa.
Attraversiamo il cortile ed entriamo nello stanzone di vetro dove c’era il pappagallo e ad aspettarmi c’è una ragazza con i capelli strani, un po’ biondi e un po’ marroni. Ha il viso gentile e gli occhi belli. La ragazza le dà il guinzaglio e così insieme usciamo.
Facciamo un giro nel parcheggio della struttura e per il viottolo in campagna. Che bello il prato, l’aria pungente: metto il naso basso e odore tutto ciò che posso. Sento la ragazza che fatica a starmi dietro e mi spiace ma ho bisogno di sentire.
Apre il portellone dell’auto e mi fa salire. Mentre andiamo sento che mi parla e dice “Sarai scombussolata eh piccola, ma vedrai che andrà tutto bene”.
Non sapevo dove stavo andando, ma le sensazioni erano positive, solo ero un po’ preoccupata.
Dopo poco arrivammo e appena scesa vidi anche il ragazzo che era venuto in canile. Mi salutò e tutti insieme entrammo in un cancelletto dove all'interno c’era un bel giardino poi dentro un porticato e su per delle scale fino ad un appartamento caldo e profumato.
Mi feci un giro ma ancora non sapevo dove stare. La ragazza prese un coperta e la distese a terra, io andai subito a sedermi e lì rimasi per qualche ora stanca morta.
Dopo un po’ i ragazzi andarono in un'altra stanza ed io li seguii per vedere dove andavano. Vidi che erano a letto e così d’istinto salii su e mi sdraiai in mezzo a loro. Fu una bella sensazione: essere parte di una famiglia.

Notte piccola Candy, benvenuta!


Candy





martedì 26 aprile 2016

#metro #lamentele

Riflessioni sulle lettere del giornale Metro:
I milanesi si lamentano di Milano perché non è più la città che vivevano un tempo: quando potevano passeggiare sotto casa, quando conoscevano il vicino di casa, quando potevano andare al bar a prendere il caffè senza essere assordati dalla TV etc.
Questa lettera immagino sia stata scritta da una persona di mezza età che diffida dai cambiamenti della società. Credo che a lamentarsi siamo sempre tutti bravi.
Direi alla signora che tutte queste cose si possono ancora fare solo cambiando atteggiamento.
Abbassando i pregiudizi verso il vicino di casa che ora magari è thailandese piuttosto che marocchino, assorbendo la diversità come un dono.
I punti di condivisione ci sono: io che vengo da fuori è una delle prime cose che mi è balzata agli occhi. Ci sono tanti modi di stare insieme e di condividere passioni in una città come Milano.
Paura a girare a piedi dopo il tramonto? Ricordiamoci che dove c'è vita non c'è buio.
Una città viva, anche se fatta di chiasso dopo la mezzanotte a causa dei giovani che si riversano sulle strade, è una città luminosa. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti nel venirsi incontro.

Gli essere umani, gli occidentali in particolare, riescono a vedere sempre ciò che non hanno dando per scontato ciò che hanno raggiunto.

Non scordiamoci che in alcuni paesi si uccide per aver ascoltato un tipo di musica o letto un certo libro.

Cerchiamo di sentirci tutti più umani e di non guardare le cose dall'alto di una classe sociale.

venerdì 22 aprile 2016

#mondomarcio

Oggi il giornale Metro dedica un articolo al tema dell’ambiente, essendo oggi la giornata della terra. Lo fa unitamente all'intervista a Nicolò Fabi per l’uscita del suo nuovo album, in particolare esamina la canzone “La città ha perso”. Fabi definisce questa lotta tra campagna ed urbanizzazione non come il male assoluto (è una persona intelligente e sa che perdendo alcuni aspetti della vita di campagna se ne acquisiscono altri) ma come una sconfitta dell’uomo. Lo stesso uomo accecato da mille sovrastrutture non necessarie. Il problema lui dice, cosa che condivido a pieno, è che la gente è disumanizzata: diventa cattiva perché frustrata e bersagliata da ogni angolazione, non appena può divora a male parole chiunque capiti a tiro e polemizza su tutto. La stessa gente che, anche se il luogo comune non mia piace, non conosce il vicino di casa e non capisce l’importanza della piena condivisione.
La terra è ogni giorno violentata dal nostro passaggio: rifiuti, cemento, smog, poche aree verdi.  Eppure chiamati all'opinione alcuni giorni fa in merito all'ambiente, le persone non si sono sentite di decidere “su un tema così tecnico”. Ha ragione Fo quando ha detto: “il problema è in Adriatico, vabbè io vado sul Tirreno”.
Apprezzo Fabi per quello che scrive probabilmente perché come me viene dalla campagna e negli occhi e nel cuore ha sempre l’immagine, i colori, la poesia che solo la natura può regalare.
Difficile per tutti capire come procedere ad un’inversione di tendenza visto che le persone non ascoltano più i temi fondamentali, non giudicano importante tutelare il luogo dove viviamo, sono avidi, egoisti e pigri.
Il problema più grande è che le persone non riescono più a sentire: sentire non in termini di senso dell’udito ma a sentire con il cuore: non riescono ad emozionarsi, non riescono più a vedere la bellezza che c’è dentro ogni cosa.
Vero è che tutto questo non produce reddito: sarà forse quello il problema.

giovedì 21 aprile 2016

cime

Se guardi la meta la salita ti sembrerà più dura e faticosa, ti sentirai venir meno la forze e accuserai ogni piccolo malessere. Prova invece a concentrati sul percorso affrontando ogni gradino con consapevolezza ed energia. Sarai sulla cima senza nemmeno accorgertene.

martedì 19 aprile 2016

Frivoli

Gli uomini sono frivoli, si accorgono di quanto la vita sia bella solo quando si trovano faccia a faccia con la morte. (..) I peggiori muoiono senza sapere cosa sia la vita. (...) Godere la vita è dovere dell'uomo; dilapidare il dono della vita significa profanare il nome di Dio. (...) L'avidità è virtù e sopratutto l'avidità nel godersi la vita.
Vivere - Akira Kurosawa

lunedì 18 aprile 2016

#Cosespeciali

Le parti della giornata che preferisco:
- la sgambata con la bici appena uscita immersa nell'aria frizzante del primo mattino
-il viaggio in metro del ritorno scegliendo sul web una ricetta sfiziosa da fare per cena
-il rientro a casa con Candy che accoglie scodinzolando e portarla all'area cani a giocare con i suoi amici
-il rientro di mio marito che mi da un bacio dicendomi "ciao bellissima"
-la chat con mia mamma che mi racconta le novità della giornata
e infine le coccole prima sul divano con Candy e dopo a letto stretti stretti.
Sono decisamente le cose che rendono una giornata sempre speciale.

#Resistenza fallita

A fallire in questo referendum non sono stati tanto i si quanto piuttosto l'intero sistema istituzionale. Leggo oggi di Renzi che dice che primo: bisogna saper perdere, secondo: era un referendum costato trecento milioni (che saranno stati a bilancio previsionale cmq) istituito da governatori che volevano imprimere la loro leadership nelle loro comunità  (molti dei quali pd) terzo: abbiamo salvato innumerevoli posti di lavoro. Ora io mi chiedo come fa un italiano a non capire una cosa grave come quella che ha fatto Renzi. Tutto quello che lui sosteneva poteva essere perfettamente portato avanti con un no e invece lui chiedeva l'astensione. Questo significa che vuole abituare gli italiani a non decidere mettendo sul piatto finte incapacità tecniche di capire i motivi. Perpetuando questo comportmento anni di lotte dal periodo fascista sono state vane: hanno disarmato le persone rincoglionendole con la tv fino a renderle innocue e completamente inutili, burattini in mano a quattro potenti fino a che questi distruggeranno il pianeta a suon di investimenti proficui. E la gente contenta di poter sfogare su facebook le proprie frustrazioni giornaliere e ottenere un nuovo like sulla foto del cagnolino. Si parla tanto di assenza di valori: questa ne e' la dimostrazione.  Fine!

venerdì 15 aprile 2016

#Resistenza

...fieri della Resistenza. Perpetuarne il ricordo significa ritrovare la scintilla di allora in chi oggi mette in atto scelte altrettanto consapevoli, violando deliberamente le regole del conformismo e del compiacimento, in chi si avventura nei luoghi dell'emarginazione e della sconfitta, in chi sfida il male nel silenzio delle istituzioni, in chi testimonia nel suo esempio la volontà di rompere la crosta dell'egoismo e degli interessi particolari.

Da "Fieri della Resistenza" Giovanni De Luna

#colore

La vita è un soffio veloce di colore in tutte le sue tonalità.


giovedì 14 aprile 2016

mercoledì 13 aprile 2016

Quanto più duro è lo stato di malessere tanto più intenso potrà rivelarsi il piacere che ne seguirà.

#Piacere e benessere

Tutto quello che Socrate direbbe a Woody Allen

1. L'esperienza del piacere si da unicamente al di fuori di una situazione di benessere. E' necessario tornare ad affrontare il dolore, il malessere, per poter rivivere il piacere. L'aspetto peggiore del dolore non è tanto la sofferenza in sè, quanto il sentirci incapaci di liberarcene, di fuggire verso il benessere. Può capitare persino che si preferisca compiere escursioni deliberate nel malessere per poter di nuovo procurarsi l'esperienza del piacere.
2.-adagiarsi pigramente nelle melliflue seduzioni di una vita comoda significa privarsi della capacitò di provare piacere. 
3. il piacere è un fenomeno effimero, transitorio: dura il tempo di un viaggio nel benessere. 

Juan A. Rivera

#debole di volontà

...debolezza di volontà. Generalmente cadiamo in  tentazione quando optiamo per un bene inferiore, ma più immediato, anziché uno che consideriamo superiore ma la cui fruizione è più avanti nel tempo. Immaginiamo uno studente che debba scegliere se studiare o guardare la televisione: Se guarda la televisione la sua ricompensa è immediata, se sceglie lo studio la ricompensa appare più differita nel tempo e carica di incertezza come lo sono le cose del futuro. [...] Non è un problema di mancanza di conoscenza bensì mancanza di volontà.Inutilmente ci ricorderanno che stiamo sperperando la nostra vita, accontentandoci di mete minori.  Il debole di volontà sa che è così ed è proprio questa consapevolezza che lo fa sprofondare nell'umiliazione e nella perdita di autostima.

Juan A.Rivera

Tutto quello che Socrate direbbe a Woody Allen

martedì 12 aprile 2016

#onestimai

Su radio network nazionali, dopo un'indagine sull'onestà fatta tra gli ascoltatori, si appoggia il concetto che alla fine va bene rubare basta farlo onestamente il che equivale a dire fatelo ma con criterio! Concetto sempre ben sposato da socialisti e democristiani. Del resto a essere onesti cosa ci si guadagna: l'onestà è difficile da praticare e non restituisce nulla, il più delle volte non si riesce neppure ad esserlo. Bene avanti così! Mai sentito parlare di coscienza?

domenica 10 aprile 2016

Gioia contenuta di un alba rarefatta
gioca con i colori un dio dell'arte
ali di stelle spariscono nel chiarore
sogno e magia cedono a concreti pensieri

Apri gli occhi mondo
rinasce il giorno.


venerdì 8 aprile 2016

Commemorazione: che non sia una corona di fiori un giorno all'anno

Onoriamo gli eroi!
Coloro che sono morti in nome di un ideale di etica e civiltà.
Non facciamolo solo quando commemoriamo un anniversario ma in ogni gesto del nostro quotidiano.
Vedere il figlio di Riina in televisione è oltraggio alla memoria di ogni singola vittima di mafia. Peggio ancora pensare che sia stato fatto solo per aumentare l'audience di una trasmissione. (Tralasciando il fatto che l'impostazione politica e morale del conduttore derivi proprio da sorgenti cattoliche.)
Che schifo!
Vi ricordo che alla fine dell'anno in RAI uno è stato licenziato perché a capodanno è scappata una bestemmia  in sovrimpressione ed è stato sbagliato l'orario della mezzanotte.

Proprio vero che questo è il paese delle apparenze: mafiosi sì ma guai a bestemmiare, è disdicevole.


A voi i giudizi:
Noi solitamente uscivamo con la nostra compagnia e sentimmo un sacco di ambulanze, spesso se ne sentivano, ma questa volta c'era un viavai di ambulanze e auto della polizia che andavano verso Capaci. Ci dissero che avevano ucciso Giovanni Falcone. Restammo tutti ammutoliti, poi tornammo a casa e c'era mio padre che guardava il tg. Non mi venne mai il sospetto che mio padre era dietro gli attentati»,[..] «Io non giudico Falcone e Borsellino. Qualsiasi cosa io dico sarebbe strumentalizzata. Se io esterno un parere su queste persone viene strumentalizzato, io ho sempre rispetto per i morti, per tutti».
 «Se condivido l'arresto di mio padre? No, perché è mio padre. A me hanno tolto mio padre», ha detto Riina jr rispondendo a Bruno Vespa che gli chiede cosa sia per lui lo Stato e cosa pensasse rispetto alla condanna di Riina. «Perché io amo lui e la mia famiglia, non tocca a me giudicare le azioni della mia famiglia, io giudico ciò che mi hanno trasmesso, i valori, il rispetto. Se io oggi sono la persona che sono lo devo ai miei genitori»

giovedì 7 aprile 2016

#Dario Fo - Creatività a 90 anni

Lei credi in Dio?
Credo in una presenza. Se scende giù in cortile vede che c'è una fila di piante. Solo una ha un fiore. E' quella di Franca. Ha dato il fiore il primo giorno di primavera. 
Ha compiuto 90 anni. cosa vuol dire vivere?
Vuol dire non essere preda  di un incantamento. Siamo educati a una serie di spettacoli, la televisione in testa, che vogliono farci dimenticare dove siamo, chi siamo, come viviamo. Oggi si dice: che me ne frega delle trivelle e se nell'adriatico ci sono le cozze avvelenate che ti fanno venire il cancro. Io vado a mangiarle sul Tirreno. Ecco il vivere è il contrario di questo pensiero, di questo imbroglio. 

Cit Metrolibri - Antonella Fiori

#sweet

Un bambino che mentre passando ti guarda e dice "Hai lo stesso profumo della mia mamma" riempie la giornata di dolcezza e serenità.

martedì 5 aprile 2016

Intrattenere per creare il nulla

Definizione: "L'intrattenimento è un'azione, un evento, un'attività, un prodotto letterario, che ha come scopo quello di divertire un pubblico. Questo pubblico può avere un ruolo passivo, come nel caso di un film, o attivo, come nel caso di un videogioco."

Vedere in televisione che pur di raggiungere questo scopo si è pronti a fingere la morte di una persona, a mostrare il dramma di una famiglia piuttosto che un litigio. Mi fa pensare che sia rimasto solo questo a far provare alle persone un qualsiasi sentimento che però rimane un intrattenimento e come tale come arrivato se ne va. Propinando però immagini o sensazioni come quella si porta la gente a provare un'emozione finita e ad abituarsi ad essa. Questo fa si che a lungo andare non ci scuota più per nulla.

#pedalando nei sogni

Una giornata grigia, la pioggia fastidiosa ti pizzica il viso mentre con la tua bicicletta te ne vai alla metropolitana. Hai le cuffie nelle orecchie e la tua musica ti fa svegliare bene nonostante clacson e rumori vari sulla Padana. Percorri la stradina dietro al distributore e pedalando abbastanza forte da dover mettere la mano in tasca per il freddo, arrivi alla stazione. Solito delirio di studenti e lavoratori che affollano i tornelli e spesso, senza nemmeno scusarsi, spintonano per accedere alle banchine. Arrivi sulla linea gialla, tiri fuori il tuo libro. Il treno arriva. Sali. E inizia il tuo viaggio: ti perdi dentro le pagine leggendo una storia di pura bellezza. Sorridi, fai smorfie con la bocca. Chissà che pensano quelli che ti stanno vicini, ma non riesci a trattenerti. Sei immersa in un mondo magico, denso di luce, sensazioni e colori che solo queste pagine sanno darti. Ti spiace non poter condividere con gli altri queste sensazioni, ma sono tutti occupati a fare qualcosa per loro, certo la condivisione non è il massimo valore di questo tempo. Un lacrima scende quando lei parla del suo rapporto con la natura più incontaminata, e pensi che ti manca molto. Ti manca il giorno che hai fatto in montagna con tuo padre a castagne. Il silenzio, lo strepitìo del fuoco che arde nel bruciare i cardi, la giornata autunnale densa di sole, il fumo che crea una nebbia mistica che si insinua tra quelle enormi piante secolari. Sento ancora quel profumo, vedo la vallata in cui si erge maestoso il campanile e ai suoi piedi la diga. Ma come la protagonista di questo libro occorre saper trovare questo angolo di natura anche in città dove questa ha dovuto cedere il passo all'asfalto. Chissà magari come lei sei legata ai cactus, unica pianta che ha dimostrato di saperti amare. Timida, sgraziata e priva di una bellezza universale rimane sempre in secondo piano, ma quando fiorisce regala una splendida immagine: un fiore delicato, purpureo, che dura pochissimo. La bellezza, nonostante la incontriamo anche solo per un attimo, è in grado di  nutrire la nostra anima.


lunedì 4 aprile 2016

Tutto quello che Socrate direbbe a Woody Allen

Non è il benessere che una determinata fede potrà offrirci a coinvolgerci: le credenze religiose o meno, si hanno per altre ragioni e il benessere che possono procurarci è un loro effetto collaterale. Per questo non possiamo fare di quel benessere la ragione o l'obiettivo che ci spinge a ricercare una fede.

Rivera Juan A.

#Andromeda Heights

...arriverà il giorno in cui andrà tutto bene, in ogni senso.Dove ci sono gli uomini c'è il male, ma c'è sempre anche il bene. E' sbagliato sprecare energia ad odiare. Non devi stancarti di cercare le parti migliori. abbandonati alla corrente, sii umile. E fa tesoro di ciò che la montagna ti ha insegnato, adoperati per aiutare gli altri. Il rancore intaccherebbe ogni cellula del tuo corpo, Shizukuishi, senza eccezioni.

Andromeda Heights - Banana Yoshimoto


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