domenica 29 giugno 2014

Alessandro Chelo - "Il coraggio di essere se stessi"

[...] Molte scuole di pensiero in ambito sociologico si fondano sull'idea che l'emancipazione debba passare necessariamente dal conflitto. Questo fa nascere l'idea che che un comportamento aggressivo non possa che essere autentico mentre uno gentile sia necessariamente ipocrita. [...] Alcune frasi nascondano la tentazione di cedere a questa distorta legge di autenticità tipo "dico quello che penso". Nell'alibi di dire ciò che si pensa sovente si nascondono scarso rispetto verso gli altri, presunzione, aggressività, chiusura mentale spacciata per sicurezza di sé e una discreta dose di ottusità. [....] Non sarebbe suggeribile invece concentrarsi sul pensare a ciò che si dice? [..] L'autenticità è cosa ben diversa dall'essere dominati dalle proprie emozioni aggressive o ipercritiche. [..] L'adozione di un comportamento autentico implica la volontà di "ascoltare il contesto" in cui ci si trova, superando la malcelata tentazioni di mettersi al centro dell'attenzione per dimostrare agli altri la nostra presunta autenticità. [..] Un atteggiamento spudorato può essere interpretato come libero ma può rappresentare anche un segnale di insensibilità ed esibizionismo.

Alessandro Chelo -  "Il coraggio di essere se stessi"

Vita vera

Una vita autentica non può prescindere dal riconoscere il proprio tempo. Vivere nostalgicamente significa rinunciare al vivere "qui e ora", condizione invece indispensabile per una vita vera. La coerenza non consiste nel rimanere uguali a se stessi a dispetto di tutto; consiste invece nell'evolvere con il divenir del mondo ricercando se stessi nelle nuove dimensioni che il mondo propone.

Alessandro Chelo 

La versione di Barney

Faresti una cosa per me?
Qualsiasi cosa!
Non dire qualsiasi cosa perché la vita è fatta di piccole cose:minuti, ore, sonnellini, commissioni, routine... e questo ci deve bastare.

"La versione di Barney"

giovedì 26 giugno 2014

Immobilità

L'egoismo porta come conseguenza il desiderio dell'immutabilità: il massimo comfort per la pigrizia d'intelligenza. Mentre la vita scorre alcuni se ne stanno appollaiati a vedere che succede senza la minima iterazione. In fondo lì appollaiati si sta bene, tranquilli, nessuna minaccia alla serenità.
Ma in fondo che vita è? Lo spettatore di se stessi.
La vita è un fiume in piena che corre verso il mare e si porta con se tutto ciò che trova sul suo passaggio.
Le nostre vite non sono immutabili ma si trasformano e la trasformazione stessa è vita. Chi non è capace di capire questo rimarrà fermo e si vedrà le cose scivolare addosso, talmente veloce da non poterle più afferrare e allora saranno già belle che andate. La vita non concede tante possibilità per tornare indietro e domandarsi il perché: nel momento stesso in cui qualcosa cambia bisogna essere capaci di apprezzare la bellezza della svolta. Se ciò non succede significa che abbiamo dato per scontato un'occasione, l'abbiamo ridicolizzata non gli abbiamo dato fiducia.
Il cambiamento è una possibilità che la vita ci offre per farci crescere: sempre. Ogni volta che ci pone di fronte ad una scelta, testa in noi la capacità di adattamento, di maturità. In essa non dobbiamo riporre la massima aspettativa perché in ogni scelta, può risiedere un margine di errore ma dobbiamo essere convinti che quel cambiamento sia per noi favorevole e quello che in quel momento desideriamo. Solo allora l'eventualità del mancato raggiungimento dell'obiettivo non ci farà vacillare, ma ci farà dare solo una scrollata di spalle conducendoci al prossimo passaggio.
Tanti possono essere gli eventi che si presenteranno nella nostra vita, piacevoli e non, ma l'attitudine che dobbiamo dimostrare è sempre quella: facciamo sempre capire che non abbiamo paura, che affronteremo ogni cosa, sempre con un occhio a ciò che siamo, rispettandoci, e un occhio a ciò che vogliamo e tutto verrà da sé. Viviamola questa vita, intensamente e pienamente!

martedì 17 giugno 2014

Traggo ispirazione dal fatto di cronaca più eclatante di questi giorni e da un post di un amica per fare qualche riflessione. Sul Corriere della sera c'era un articolo di uno psicologo che analizzava il profilo del marito/padre assassino. Diceva che da questo fatto di cronaca emerge che le persone, in particolar modo il soggetto, non riescono più a distinguere la razionalità dall'emozione e che in generale la morte non è più qualcosa di significativo ma solo un fatto spettacolare a se stante.
Una delle cose più scioccanti è la freddezza di quest'uomo che ha assassinato sua moglie dopo aver fatto l'amore, i suoi due figli che dormivano, si è fatto bellamente una doccia ed è andato a vedere la partita dell'Italia fermandosi a gettare il coltello in un tombino. Il distacco dall'atto appena commesso, l'assenza assoluta di segni che facessero trasparire uno shock per la tragedia che si era appena consumata. Un uomo visto come esemplare: una bella famiglia, un buon lavoro, bella casa, due figli, mai un urlo, mai avvenimenti dubbi. Eppure nascondeva dentro qualcosa di tremendo che non ha potuto più soffocare.
Diciamo pure pazzo, sicuramente criminale della peggior specie e poi non ci sono aggettivi corretti per poterlo dipingere.
Come ci possiamo spiegare questo cambio di facciata da vicino di casa esemplare a serial killer?
Forse è il caso di guardare più a fondo nelle cose, analizzare il tipo di persona e quello che faceva. Non sono affari nostri del resto come bravi vicini ci si fa i fatti nostri e si sta alla finestra e di fronte e alle grida di aiuto di una donna (che peraltro non aveva mai gridato nella vita a sentire i vicini) non si interviene, si chiude la tapparella e tanti saluti.
Questa persona aveva sicuramente una vita di facciata: perfetta e lodevole ben inserita negli standard della perfezione. Eppure lui covava dentro qualcosa che non ha mai manifestato nemmeno con le parole. In fondo sarebbe bastato parlare, dire "guarda non ti amo più" e tutto sarebbe finito e tre vite sarebbero ancora nel mondo dei vivi.
Chi non ha insegnato a questa persona ad essere se stesso? Chi ha represso i suoi istinti e non gli ha concesso di imparare a conoscerci e a capire chi era e a riconoscere con estrema naturalezza la fine di una storia d'amore?
Chissà forse sarà rimasto lì perché la famiglia lo avrebbe disconosciuto se avesse divorziato: sai che disonore, sai che onta! E invece no, ha ritenuto più semplice tagliare la gola a tutta la sua famiglia per poter correre da quell'amore che non lo corrispondeva ma che ora, nei suoi pensieri, di fronte alla libertà da ogni vincolo avrebbe potuto sceglierlo.
Ora tutti a gridare alla pena di morte, alla giustizia privata etc ovviamente non sono qui a dire che lo difendo: per me dovrebbe soffrire ogni giorno della sua vita nel mondo più crudele esistente e ripagare la società con il suo servizio fino alla fine dei suoi giorni.
La sua morte a cose servirebbe? A macchiarsi di un ulteriore delitto che non gli consentirebbe di pagare per il suo gesto.
La cosa più grave ancora in tutto questo è l'assoluta semplicità con cui l'uomo è arrivato a questa soluzione. L'opera che bisogna fare sulle persone è ben più difficile di un'esecuzione capitale. Occorre riprendere uno per uno le redini della coscienza, della civiltà e della responsabilità. Fare un'inversione di tendenza modificando i cervelli.

lunedì 16 giugno 2014

Alessandro

Mai nella vita avrei pensato di provare un amore così travolgente.
Travolgente ma al tempo stesso denso di maturità, rispetto e intelligenza.
Un amore pieno che non è mai sufficiente a se stesso, ma necessita ogni giorno di nuova linfa.
Un amore così forte che lega i pensieri, ne determina la via, mai l'uno senza l'altra.
Un amore sopra ogni conformità, puro e luminoso, senza vincoli, senza obblighi, aperto all'essere se stessi, insieme.
Sono fortunata e me lo dico ogni giorno: il dono che abbiamo è preziosissimo, manteniamolo sempre vivo e lucente come è ora!

lunedì 9 giugno 2014

#esperienze




Irto e faticoso il sentiero che porta alla vetta
verde tutt'intorno
ciottoli pungenti come spilli combattono con i miei piedi
le gocce scivolano lungo la schiena
solleticando il corpo
ritmo serrato scandito dal respiro affannoso

Dietro l'ultima curva
appare l'olimpo
musicanti e lavoranti,
improvvisati Bacco,
fanciulle ospitali porgono doni ai commensali
cani e bambini
giocano assieme.

Musica e amore
condivisione e fratellanza.

Sarebbe bello se il mondo fosse così.



E invece....più in basso....si presenta così:



Como - Baita Monte Goj - Via alla Zocca, 33


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