LXXVIII
SPLEEN
Quando il cielo basso pesa come un
coperchio
sullo spirito che geme, preda d'un
tedio ininterrotto,
quando dall'orizzonte abbracciando
tutto il cerchio
dispensa di un giorno nero più triste
della notte;
quando la terra si muta in un'umida
cella,
e la Speranza, come un pipistrello
maldestro,
va urtando i muri con la sua ala timida
a ai soffitti marciti cozzando con la
testa;
quando la pioggia svolgendo le strisce
sterminate
imita le sbarre di una prigione immensa
e accorre un popolo muto di ragni
infami
che appende le sue reti dentro i nostri
cervelli;
campane all'improvviso saltano su con
furia
e scagliano verso il cielo un atroce
lamento,
come spiriti erranti inquieti e senza
patria
che si mettano a gemere ostinatamente.
E carri funebri, senza tamburi ne
musica,
mi sfilano nell'anima in lungo e lento
corteo;
la Speranza, vinta, piange, e
l'Angoscia, dispotica,
mi pianta sul cranio reclino il suo
vessillo nero.