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martedì 21 ottobre 2025
lunedì 20 ottobre 2025
Problemi di lingua
Sono stata in un cantiere qualche giorno fa. Confrontandomi con colleghi è emerso che la forza lavoro arriva tutta da paesi stranieri e la maggior parte non parla italiano.
Ovviamente tutti giù a dire che negli altri paesi se ci vuoi stare devi fare esame di lingua etc.
Mi sono documentata un pochino sull'argomento:
per lavorare in Italia un cittadino straniero deve avere un regolare permesso di soggiorno. Il permesso di soggiorno di ottiene con appuntamento in Questura nel quale presentare fotocopia del passaporto (pagine anagrafiche e visti), il visto d'ingresso, una fototessera e altri documenti necessari per il tipo di permesso richiesto (es. contratto di lavoro, certificato di iscrizione scolastica).e versamenti .Tra questi non compare nessuna indicazione sulla lingua.
L'impresa che assume deve allora caricarsi sulle spalle la problematica della comprensione del lavoro, delle indicazioni ed ultimo ma non meno importate le nozioni sulla sicurezza. Le barriere linguistiche possono causare incidenti, rallentamenti nelle lavorazioni, errori procedurali e minore integrazione dei lavoratori.
Soluzioni come formazione specifica nella lingua madre, supporto di un collega bilingue, segnaletica illustrata e l'uso di strumenti di comunicazione visiva possono aiutare a superare queste difficoltà.
Basti pensare al numero di incidenti sul lavoro in Italia
Attività Manifatturiere: 33.441
Costruzioni: 17.740
Sanità: 17.484
Commercio: 15.624
Trasporto e Magazzinaggio: 15.456
Denunce per genere:
Donne: 109.487 (86.728 in occasione di lavoro)
Uomini: 189.643 (166.111 in occasione di lavoro)
I lavoratori stranieri hanno presentato 60.867 denunce totali, di cui 51.427 in occasione di lavoro: circa il 20% del totale.
Come riuscire ad abbattere questo muro?
C'è urgente necessità di mano d'opera ma questa deve essere formata e deve lavorare in condizioni di sicurezza. E' corretto lasciare unicamente alle imprese l'onere di integrare lo straniero? Il Governo cosa può e deve fare?
forse c'è davvero tutto ma la situazione in realtà non tende al miglioramento
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| Foto di jannonivergall on Pixabay |
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C’è da perdonare?
Oramai i podcast sono pieni di persone che ti dicono che per essere felici devi perdonare un sacco di persone che spesso risiedono pure dentro di te, ma prima di tutto i tuoi genitori.
A mio parere non c'è da perdonare loro qualcosa, hanno fatto del loro meglio con il bagaglio che avevano, come noi a nostra volta.
Piuttosto mi sono interrogata su cosa avrei voluto sentire da loro. Potrei cominciare da una cosa: l'amore.
Argomento difficile e spinoso perché ovviamente all'epoca non si accettavano di certo consigli, anzi. Eppure secondo me qualcosa da dire c'era e valeva la pena ripeterlo piu e piu volte per sottolineare l'importanza.
Alle mie figlie spero di riuscire a dire:
l'amore è la legge che governa il mondo, per lo meno il mio. E' qualcosa che spinge la luce dove non c'è. E' qualcosa di molto impegnativo perché non basta a se stesso, va alimentato sempre e soprattutto non ha mai lati oscuri. Appena qualcosa non va, non ti piace, non credi sia giusto per te, molla il colpo, fuggi!
L’Amore è vero che deve essere alimentato ma deve essere anche naturale, semplice, confortevole. I gesti sono importanti: pesa sempre ciò che ricevi perché quello che senti nel momento stesso in cui succede al 98% e’ giusto. Se ti crea fastidio non è per te.
Comunque prima di tutto questo, prima ancora di conoscere l’amore o l’apparenza di esso, concentrati esclusivamente su di te. Realizzati, divertiti, scopri, cerca risposte, vivi! Non accettare mai di rinunciare a te stessa per farti ritagliare da altri una parte che non ti si addice. Osa, ma non rischiare troppo. Parla con noi, confrontati anche quando penserai che non saremo in grado di capire perché al contrario ci saremo passati quasi sicuramente e forse, dico forse, potremo darti una visione più ampia.
Siamo tutti persone non automi, abbiamo il diritto di sbagliare sempre ma dobbiamo anche avere rispetto di noi stessi e della nostra esclusiva soggettività, non tutti siamo fatti per le stesse cose, fortunatamente.
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