Quello che definiamo pazzia in alcuni casi è determinata dal nostro fisico come disservizio del sistema nervoso o cerebrale. Ma la pazzia è anche una semplice diversità da ciò che è conformato e umanamente definito come normale. Il tipo di pazzia che viene raccontato è in realtà un sistema di difesa dagli eventi di cui noi tutti possiamo essere protagonisti nel corso di una vita.
Donatella è una ragazza con una sensibilità amplificata che si imbatte in un destino fatto di abbandoni e di incomprensioni familiari che la portano a covare dentro di sé il pensiero dell'incapacità di poter essere felice. Un approfittatore meschino incontrato nel suo percorso, non fa che incrementare la sofferenza che alberga dentro il suo cuore. La sua ingenuità, la bontà d'animo e la sua semplicità la rendono incapace di affrontare il mondo crudele e cinico che le sta intorno, fino a considerare come gesto plausibile, la privazione della vita per alleviare la sofferenza.
Beatrice è invece una donna intelligente, navigata e cresciuta in un contesto di ricchezza e povertà d'animo che hanno contribuito a sviluppare in lei un senso di rivalsa e di capacità di approfittarsi di ogni situazione come se questo servisse a colmare tutto l'amore che non ha mai ricevuto.
Il legame tra le due donne è per certi versi la cosa più naturale che possa esistere: il completamento vicendevole delle assenze ricevute e delle sofferenze provate con una nuova forma di amore, solidarietà ed amicizia che le solleverà dalla sconforto e dal dolore.
Un film intenso e pieno di sentimento che sottolinea il divieto assoluto di giudicare la vita degli altri, dell'umana condivisione in situazioni di estrema infelicità e di speranza e amore per la vita, anche se questa restituisce spesso solo sofferenza.
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