Ci sono persone per cui la vita non ha disegnato un facile percorso.
L'ha reso pieno di ostacoli, lotte e scontri, difficoltà e fatica.
Credo che sia però un modo per ponderare a fondo le scelte e sudarle in modo da avere la certezza che quello è ciò che desiderano ad ogni costo, tanto da sopportare tutto.
Non avranno mai una vita predigerita semplicemente perché non accetterebbero mai di vivere quella di altri.
Volere bene a una persona non significa proteggerla a tal punto da sostituirsi ad essa evitandogli lo scontro con la vita. Significa accompagnarla nel suo percorso rispettando le sue scelte, facendogli capire che è lì e che ci sarà sempre qualunque strada prenderà.
Amare vuol dire rispettare: questa è la verità!
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giovedì 30 ottobre 2014
lunedì 27 ottobre 2014
On the road - pensieri dal film di Walter Salles (e dal romanzo di Kerouac)
Finito ora di vedere il film di Walter Salles 2012 ispirato al romanzo di Kerouac. Diversi sono gli spunti che prima del film, vengono direttamente dal libro. Ambientato negli anni 50 mostra una realtà di ricerca e di sete di esperienza, in una America alle prese con le sue contraddizioni ma piacevole da attraversare e da vivere.
Il "nostro" Dean è un personaggio che probabilmente almeno ognuno di noi nella vita ha conosciuto. Una persona così, se la si incontra in una certa parte della vita non può che far innamorare: di un amore ossessivo, devoto, instancabile. Un vortice che racchiude l'estremo, l'eccesso, la bellezza, la vita, il cervello, l'esperienza, il limite. Una persona che fa desiderare di essere vivi e fa avere voglia di mangiare a morsi violenti questo cammino chiamato vita. Pedale a fondo sempre a 100 all'ora.
In questa persona però manca l'equilibrio, manca la volontà e la serenità di capire che ogni cosa ha una fine o meglio che ogni esperienza è finalizzata sempre e comunque a un obiettivo.
Un'esperienza aiuta a comprendere che si è vissuto, capito e che si può andare oltre.
La nostra vita ha costante bisogno di esperienze, che capitano anche involontariamente, ma ha anche e sopratutto bisogno di obiettivi. Le fasi che viviamo possono essere affrontate solo nel momento in cui si esaurisce tutto ciò che faceva parte dell'una per passare all'altra.
E' per questo che quando vedo persone di cinquant'anni fare i ragazzini andando in discoteca accompagnate da ragazze più giovani di loro hanno del ridicolo: primo perché sembra essere l'unico slancio di vita che può manifestarsi dopo un matrimonio finito e secondo perché quel tempo l'hanno già vissuto e quel tempo aveva una collocazione ben precisa, che non può ritornare.
Evidentemente se sono a quel punto non hanno vissuto tutte le esperienze e si sono fermati prima, magari hanno avuto paura e magari erano già stanchi prima di arrivare alla fine della loro fase.
Il protagonista Sal alla fine del suo viaggio, scrive un libro, semplice fatto di racconti e di esperienze che lui stesso ha compreso, elaborato e ricordato solo dopo averne preso distanza. Ha dovuto cercare la propria serenità, il semplice ritorno alla vita fatta di piccoli passi e piccole soddisfazioni.
L'estremo, l'oltrepassare il limite, il vivere a cento all'ora erano state forse illusioni per distogliere lo sguardo dalla vita vera?
Non credo fossero solo tali...in realtà quelle esperienze gli sono servite a capire i propri confini, capire il "dove sono io e dove cominciano gli altri"
Credo poi che per poter raggiungere il proprio equilibrio ci si debba conoscere a fondo, accettare ed amare per ciò che si è. Tenere il bagaglio che si è costruito sempre stretto e aprirlo di tanto in tanto, per ricordarci chi siamo, sempre!
Il "nostro" Dean è un personaggio che probabilmente almeno ognuno di noi nella vita ha conosciuto. Una persona così, se la si incontra in una certa parte della vita non può che far innamorare: di un amore ossessivo, devoto, instancabile. Un vortice che racchiude l'estremo, l'eccesso, la bellezza, la vita, il cervello, l'esperienza, il limite. Una persona che fa desiderare di essere vivi e fa avere voglia di mangiare a morsi violenti questo cammino chiamato vita. Pedale a fondo sempre a 100 all'ora.
In questa persona però manca l'equilibrio, manca la volontà e la serenità di capire che ogni cosa ha una fine o meglio che ogni esperienza è finalizzata sempre e comunque a un obiettivo.
Un'esperienza aiuta a comprendere che si è vissuto, capito e che si può andare oltre.
La nostra vita ha costante bisogno di esperienze, che capitano anche involontariamente, ma ha anche e sopratutto bisogno di obiettivi. Le fasi che viviamo possono essere affrontate solo nel momento in cui si esaurisce tutto ciò che faceva parte dell'una per passare all'altra.
E' per questo che quando vedo persone di cinquant'anni fare i ragazzini andando in discoteca accompagnate da ragazze più giovani di loro hanno del ridicolo: primo perché sembra essere l'unico slancio di vita che può manifestarsi dopo un matrimonio finito e secondo perché quel tempo l'hanno già vissuto e quel tempo aveva una collocazione ben precisa, che non può ritornare.
Evidentemente se sono a quel punto non hanno vissuto tutte le esperienze e si sono fermati prima, magari hanno avuto paura e magari erano già stanchi prima di arrivare alla fine della loro fase.
Il protagonista Sal alla fine del suo viaggio, scrive un libro, semplice fatto di racconti e di esperienze che lui stesso ha compreso, elaborato e ricordato solo dopo averne preso distanza. Ha dovuto cercare la propria serenità, il semplice ritorno alla vita fatta di piccoli passi e piccole soddisfazioni.
L'estremo, l'oltrepassare il limite, il vivere a cento all'ora erano state forse illusioni per distogliere lo sguardo dalla vita vera?
Non credo fossero solo tali...in realtà quelle esperienze gli sono servite a capire i propri confini, capire il "dove sono io e dove cominciano gli altri"
Credo poi che per poter raggiungere il proprio equilibrio ci si debba conoscere a fondo, accettare ed amare per ciò che si è. Tenere il bagaglio che si è costruito sempre stretto e aprirlo di tanto in tanto, per ricordarci chi siamo, sempre!
venerdì 24 ottobre 2014
Il pregiudizio
Il pregiudizio è una forma mentis del nostro cervello che classifica una persona, un oggetto, un comportamento in base ad alcuni canoni da lui stesso imposti e ne determina il parere positivo o negativo.
Il pregiudizio successivamente si comporta come una fascio di luce ovvero tuttora che se ne ha uno, tutte le caratteristiche che vanno al di fuori di quelle già considerate in fase di valutazione vengono scartate.
Nel caso degli esseri umani è per questo che da una persona che non ci piace non si avrà mai qualcosa di positivo che sia un commento un gesto o altro.
Il pregiudizio nasce fondamentalmente dalla paura di ciò che non si conosce.
E' infatti la paura la caratteristica che ci difende dai pericoli poiché innalza il livello di attenzione e pone delle barriere cautelative tra noi e il pericolo.
Rimane da capire se il pericolo è reale o se è solo un timore o addirittura un cambiamento.
Qui occorre aiutare il cervello a scindere e razionalizzare per evitare di precluderci esperienze, conoscenze e tutto quanto può donarci una novità
Il pregiudizio successivamente si comporta come una fascio di luce ovvero tuttora che se ne ha uno, tutte le caratteristiche che vanno al di fuori di quelle già considerate in fase di valutazione vengono scartate.
Nel caso degli esseri umani è per questo che da una persona che non ci piace non si avrà mai qualcosa di positivo che sia un commento un gesto o altro.
Il pregiudizio nasce fondamentalmente dalla paura di ciò che non si conosce.
E' infatti la paura la caratteristica che ci difende dai pericoli poiché innalza il livello di attenzione e pone delle barriere cautelative tra noi e il pericolo.
Rimane da capire se il pericolo è reale o se è solo un timore o addirittura un cambiamento.
Qui occorre aiutare il cervello a scindere e razionalizzare per evitare di precluderci esperienze, conoscenze e tutto quanto può donarci una novità
martedì 21 ottobre 2014
Lezioni importanti
Tutte le cose guadagnate con fatica e costanza saranno quelle che ti renderanno più felice e realizzato. Nel momento che ogni difficoltà o mancanza viene cucita con una pezza o sostituita con una novità le cose, peggio ancora le vite, avranno sempre un valore sminuito.
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