lunedì 27 ottobre 2014

On the road - pensieri dal film di Walter Salles (e dal romanzo di Kerouac)

Finito ora di vedere il film di Walter Salles 2012 ispirato al romanzo di Kerouac. Diversi sono gli spunti che prima del film, vengono direttamente dal libro. Ambientato negli anni 50 mostra una realtà di ricerca e di sete di esperienza, in una America alle prese con le sue contraddizioni ma piacevole da attraversare e da vivere.
Il "nostro" Dean è un personaggio che probabilmente almeno ognuno di noi nella vita ha conosciuto. Una persona così, se la si incontra in una certa parte della vita non può che far innamorare: di un amore ossessivo, devoto, instancabile. Un vortice che racchiude l'estremo, l'eccesso, la bellezza, la vita, il cervello, l'esperienza, il limite. Una persona che fa desiderare di essere vivi e fa avere voglia di mangiare a morsi violenti questo cammino chiamato vita. Pedale a fondo sempre a 100 all'ora.
In questa persona però manca l'equilibrio, manca la volontà e la serenità di capire che ogni cosa ha una fine o meglio che ogni esperienza è finalizzata sempre e comunque a un obiettivo.
Un'esperienza aiuta a comprendere che si è vissuto, capito e che si può andare oltre.
La nostra vita ha costante bisogno di esperienze, che capitano anche involontariamente, ma ha anche e sopratutto bisogno di obiettivi. Le fasi che viviamo possono essere affrontate solo nel momento in cui si esaurisce tutto ciò che faceva parte dell'una per passare all'altra.
E' per questo che quando vedo persone di cinquant'anni fare i ragazzini andando in discoteca accompagnate da ragazze più giovani di loro hanno del ridicolo: primo perché sembra essere l'unico slancio di vita che può manifestarsi dopo un matrimonio finito e secondo perché quel tempo l'hanno già vissuto e quel tempo aveva una collocazione ben precisa, che non può ritornare.
Evidentemente se sono a quel punto non hanno vissuto tutte le esperienze e si sono fermati prima, magari hanno avuto paura e magari erano già stanchi prima di arrivare alla fine della loro fase.
Il protagonista Sal alla fine del suo viaggio, scrive un libro, semplice fatto di racconti e di esperienze che lui stesso ha compreso, elaborato e ricordato solo dopo averne preso distanza. Ha dovuto cercare la propria serenità, il semplice ritorno alla vita fatta di piccoli passi e piccole soddisfazioni.
L'estremo, l'oltrepassare il limite, il vivere a cento all'ora erano state forse illusioni per distogliere lo sguardo dalla vita vera?
Non credo fossero solo tali...in realtà quelle esperienze gli sono servite a capire i propri confini, capire il "dove sono io e dove cominciano gli altri"
Credo poi che per poter raggiungere il proprio equilibrio ci si debba conoscere a fondo, accettare ed amare per ciò che si è. Tenere il bagaglio che si è costruito sempre stretto e aprirlo di tanto in tanto, per ricordarci chi siamo, sempre!

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