Una sfumatura di colore racchiude in sé una storia. Occorre essere assertivi e lasciarsi guidare ovunque la materia vuole portarci. Dobbiamo solo definire la storia e ci guiderà fino all'arrivo.
La sfumatura è movimento, intensità, anima: cela ciò che noi siamo e il nostro approccio alle cose.
Pagine
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- Non far rumore 2020
- Poesie svelate 2017
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- L'inquietudine della stabilità 2016
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venerdì 29 aprile 2016
giovedì 28 aprile 2016
CANDY
Ci sono storie che viaggiano parallelamente a noi e che poi
un giorno incrociano la nostra strada. Le vivi da dentro, ti senti coinvolta e
provi a capire. Nel momento esatto in cui si condivide un affetto, il passato
si mescola e si cercano risposte l'uno nella vita dell'altro. Da perfetti
sconosciuti ad anime vicine, indipendentemente da tutto.
Non giudicare mai è la regola per mantenere viva la
curiosità e il sentimento dell’umanità. Non siamo uguali: ognuno di noi
attraversa momenti, situazioni, fasi che sono solo nostre.
Gli altri possono solo ascoltare, comprendere ed aiutare.
La vita è così meravigliosamente perfetta in questo.
Ma che bello che è qui!
Il giorno che sono arrivata non
ricordo che tempo c’era, era già buio.
Eva, la mia nuova padrona, mi
aveva caricata nel retro dell’auto quando mi venne a prelevare dal “CANILE”.
Mi ci aveva portata Sara la
sera prima, ma c’ero stata altre volte nelle settimane precedenti. Era un luogo molto grande: c’erano tante
casette tutte attorno ad un prato. Non c’erano alberi ma tanti cani come
me ed esseri umani gentili. L’unica cosa che non mi piaceva tanto erano le
gabbie: i miei amici, me compresa, erano tutti rinchiusi. La maggior parte non
aveva gabbie singole ma una unica per dieci cani anche e a vedersi non
sembravano tanto calde.
Bè insomma quella sera che Sara
mi portò lì mi accolse una ragazza molto dolce: mi fece un po’ di coccole e poi
mi portò in una stanza dove c’erano altri cani, aprì una gabbia e mi disse di
entrare. Chiuse lo sportello e mi disse “Ci
vediamo domani mattina, Candy. Dormi bene” e spegnendo la luce se ne andò.
Mi accucciai sul fondo della gabbia e rimasi in silenzio mentre pensavo che mi mancava tanto la nonna Lucia.
Entrai in casa in braccio a Laura.
Era stata lei a trovarmi poco distante dalla fabbrica della Candy e forse era per quello che mi diede quel nome. La casa era calda ed accogliente: quando Laura aprì la porta ricordo che disse “Eccovi. Dunque è questa la mia ospite?!”. Non so dire se fosse felice ma ricordo che la sua voce e il suo sorriso erano
rassicuranti.
Laura mi fece scendere ed io iniziai goffamente ad esplorare la casa.
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Entrai in casa in braccio a Laura.
Era stata lei a trovarmi poco distante dalla fabbrica della Candy e forse era per quello che mi diede quel nome. La casa era calda ed accogliente: quando Laura aprì la porta ricordo che disse “Eccovi. Dunque è questa la mia ospite?!”. Non so dire se fosse felice ma ricordo che la sua voce e il suo sorriso erano
rassicuranti.
Laura mi fece scendere ed io iniziai goffamente ad esplorare la casa.
Ad accompagnarci, Sara, la mamma di Laura: entrò con tutti
gli accessori che a sentir loro mi sarebbero serviti: ciotola, crocchette,
copertina, pallina da tennis e panni assorbenti. Portò tutto in cucina ed io la
seguii.
“Mamma queste cose te
le sistemo qui nella credenza. La copertina l’ho messa nella cuccia in giardino”
disse Sara a nonna Lucia, nell'altra stanza.
“Ora Candy fai la
brava e tutto andrà bene, ma ricordati che la nonna è anziana non farla
agitare, ok?!” e mi accarezzò la testa mentre io scodinzolavo ai suoi
piedi.
In salotto nonna Lucia rassicurava Laura che mi sembrava un
po’ triste “Vedrai che starà bene nella
sua casetta. Sarà un po’ dura all'inizio ma sono sicura che le piacerà”.
“Va bene nonna, se
proprio non vuoi farla stare in casa.”
“Tesoro non torniamo sull'argomento, eravamo d’accordo: io la tengo ma alle mie condizioni. E quando
vorrai venire ad aiutarmi sarai la benvenuta!” disse Lucia.
“Sì ho capito, però
quando siamo qui in casa lei sta con noi.” Disse Laura strappando un
sorriso e prendendomi in braccio per accompagnarmi alla porta sul retro.
Era un giardinetto piccolo ma molto grazioso e vicino al
muro, sotto alla finestra, c’era una casetta in legno con dentro una coperta.
Laura mi mise dentro la casetta, sulla coperta e mi disse “Ecco Candy questa è la tua nuova casa, ti piace?. La mamma non vuole
che stai con noi però non preoccuparti verrò spesso a trovarti e la nonna ti
farà star bene, è una cuoca bravissima.” Le leccai la guancia e lei si
ritirò dall'ingresso della cuccia, si alzò in piedi ed entrò in casa, chiudendo
la porta.
Stetti sveglia per un pochino ad ammirare il mi verde e ad
ascoltare i rumori della mia nuova casa. Pensavo ai miei fratellini e alla mia
mamma, chissà dov'erano ora. Mi sarebbe piaciuto se anche loro avessero potuto
stare qui con me: augurandomi che anche loro potessero aver trovato una
situazione simile mi addormentai.
La mattina mi svegliai e andai subito alla porta sul retro.
Non sapevo come fare a farmi aprire. Decisi di cominciare a guaire e a
strofinare con le zampe la porta: magari nonna Lucia si sarebbe svegliata.
Bastarono due minuti. Sentii la chiave girare e nonna Lucia
apparve dietro la porta:
“Buongiorno Candy,
dormito bene!?” Scodinzolai a più non posso e nonna Lucia mi disse “Entra che facciamo colazione”
Andammo al tavolo. Una tazza di tà ed una biscottiera sul
tavolo ed una ciotola per me ai piedi della sedia. Nella ciotola crocchette e
pollo lessato. Il profumo era buonissimo e mi tuffai subito a mangiare mentre
nonna Lucia consumava la sua colazione. Io finii in un attimo e rimasi ai piedi
della sedia ad aspettarla e ad aspettare anche che qualcosa ancora per me ci
fosse. Così mi prese e mi prese e mi fece accoccolare sulle sue gambe mentre mi
diede un biscotto “Questo è il nostro
piccolo momento, sarà un segreto” e mi baciò la testa.
Nel pomeriggio me ne stavo in giardino ma la porta era
sempre aperta ed io potevo entrare ed uscire. Mi incuriosiva molto però il
mondo oltre la siepe. Me ne stavo con il muso attaccato alla recinzione e da lì
vedevo tante cose: macchine, motorini, gente a passeggio, cani, gatti e
uccelli. Mi spiaceva rimanere sempre chiusa lì, avrei voluto andare ad
esplorare quel mondo che si muoveva ma sapevo che nonna Lucia non avrebbe avuto
la forza di portarmi.
La domenica venivano sempre a trovarci Sara e Laura.
Laura passava molto tempo con me finito il pranzo, giocavamo
con la palla in giardino e quando ero stanca mi sdraiavo su un fianco e lei si
sedeva di fianco a me a farmi le coccole. Mi raccontava spesso di quanto le
sarebbe piaciuto avermi con lei. Delle volte mi diceva anche che avrebbe voluto
venire a vivere lì con me e nonna Lucia perché la madre era insopportabile e
non la lasciava mai tranquilla; e puntualmente era la voce di Sara a spezzare
l’incanto del nostro momento: “Laura dai che andiamo!” gridò da dentro
casa
“A proposito eh Candy,
fai la brava cucciola. Torno presto” e chiudeva la porta dietro di sé.
I giorno proseguivano tranquilli ed io pian piano crescevo.
Io e nonna Lucia avevamo trovato la nostra quotidianità fatta di piccole cose.
Quando Laura veniva a trovarmi sfogavo tutto il mio essere giovane correndo
all'impazzata per casa, ma quando lei non c’era facevo il possibile per
starmene in giardino, dove avevo i miei giochi da fare.
Poi un giorno successe una cosa strana: la mattina nonna
Lucia non venne ad aprirmi la porta ed io sentivo i rantoli della fame che mi
attanagliavano. Improvvisante però sentii dei rumori di sirene e molto rumore
in casa. Mi preoccupai e cominciai ad abbaiare ma nessuno venne ad aprirmi la
porta. Poco dopo nuovamente le sirene e poi nulla. Aspettai per lungo tempo.
Stavo morendo di fame. Solo verso
l’imbrunire sentii la porta aprirsi: era Laura.
Si inginocchiò davanti a me e disse “Dai Candy andiamo, si cambia casa. Vieni a stare da noi”. Mi mise il guinzaglio e quella fu la prima
volta che uscii dal mio piccolo regno. Purtroppo era sera e fuori non si vedeva
molto, ma gli odori erano tantissimi. Il viaggio durò poco tempo e quando scesi
dalla macchina Laura mi portò di fronte ad una porta: al di là sentivo un cane
abbaiare. Sara alzando la voce disse “Cody
stai buono” e aprì la porta.
Laura mi tenne stretta al guinzaglio ma Cody mi si fiondò
addosso e dopo una prima annusata, fummo subito amici. Ero felice di aver
trovato un compagno di giochi. Stavamo insieme tutto il giorno e spesso eravamo
soli. Combinavamo spesso guai e quando Sara tornava a casa il più delle volte
erano urla a perdifiato. Non urlava solo per i danni alle cose: capitava spesso
che mi scappasse la pipì durante il giorno e quando non la tenevo più cercavo
un angolino per farla. Allora erano doppie urla al suo ritorno.
Rispetto a dove stavo prima era tutto diverso: stavo bene
con Laura, ma sia lei che Sara erano a casa solo la sera. Dalla mattina fino a
sera io e Cody eravamo soli e confinati in quell'appartamento.
Quando Sara tornava ed era così arrabbiata, Laura prendeva
sempre le mie difese ma lei purtroppo la attaccava dicendole che
era stata egoista a volermi a casa, che doveva crescere e capire che non poteva
raccogliere tutti gli animali del mondo e farli vivere con loro, che doveva
riflettere sui suoi gesti e sul nostro bene. La conversazione di solito
terminava con Laura che se ne andava in camera sbattendo la porta e gridando “io ti odio”. Io e Cody guardavamo la scena seduti in
corridoio e stavamo attenti a non intercettare la camminata né di Laura né di
Sara se no sarebbero stati guai anche per noi.
Un giorno però una di queste discussioni degenerò e l’ultima
frase fu: “Basta! Non possiamo più
tenerli, non ce la faccio più”.
L’indomani mattina Sara parlando al telefono qualcuno disse
“Sì la posso portare sabato pomeriggio,
se per la coppia va bene”. Non so perché ma avevo la sensazione che si
trattasse di me o Cody.
Sabato pomeriggio. Sara mi mise al guinzaglio e mi caricò in
auto. Arrivammo in un posto dove c’era una grande struttura in metallo, sentivo
tanti cani abbaiare. Arrivati alla porta c’era un stanza grande con dei vetri
che davano verso un cortile ed un pappagallo dentro una gabbietta: nel cortile
c’erano altri cani al guinzaglio che passeggiavano assieme ai padroni.
Poco dopo una ragazza fece andare nel cortile anche noi,
dove ad aspettarci c’era una coppia di ragazzi con un cagnolino ed un bambino.
Il cagnolino, Tommy si chiamava, era molto simpatico e giocammo un sacco,
nonostante fossi legata. Mentre giocavamo però urtai il bambino, che cadde con
il sedere a terra e si mise a piangere. Sara mi sgridò, ma io non l’avevo fatto
apposta. Il bambino fu peso in braccio in preda ad un pianto isterico e la
coppia salutandoci si allontanò con Tommy.
Salutammo la ragazza e tornammo a casa.
Laura ci aspettava e quando entrai, lei e Cody mi fecero
tante feste, fui molto contenta. Meno
contenta fu Sara che alla domanda di Laura “Allora
cosa fanno, la prendono?” lei rispose “No,
perché hanno un bambino e un altro cane e non vogliono guai in casa. Come li
capisco!”.
Laura allora mi si tuffò al collo e mi abbracciò e io fui
molto felice.
Lunedì.
Arrivò una telefonata e Laura rispondendo chiamò Sara: “Tieni sono sempre loro”. Sara prese la
chiamata “Sì ciao, una coppia giovane
dici, bene no?! Ok allora sabato ci vediamo lì”.
Sara lanciò un’occhiata a Laura e lei abbassò lo sguardo
mettendosi le cuffiette e uscendo per andare a scuola.
Il sabato tornammo nel posto dove avevo conosciuto quella
coppia: stavolta ad attenderci c’era un ragazzo alto. Sembrava simpatico. Ci
avviciniamo e Sara gli dà il guinzaglio. Facciamo una passeggiata insieme:
sfrutto l’occasione per vedere quanto più posso di quel cortile ma essendo
legata dovevo stare al suo passo. Mi fa giocare un po’ e in effetti sto proprio
bene con lui, mi chiama cucciola.
Nel frattempo sento che parla con la ragazza e Sara chiude
dicendo “Ci aggiorniamo in settimana,
allora”.
Di nuovo in macchina e di nuovo a casa. Entrando scorgo
subito Laura che mi aspetta come sempre, dà un’occhiata alla madre ma vedo che
qualcosa è cambiato. Niente più urla, mi viene incontro e mi accarezza dicendo
“piccola Candy”.
Passano alcuni giorni di estrema tranquillità.
Mercoledì sera.
Laura mi porta a fare un giretto fuori. Torniamo in casa e
stranamente, mi fa salire sul divano per coccolarmi un po’. Intanto Sara
nell'altra stanza traffica con alcune cose. Nel frattempo io mi godo questa
piacevole sensazione.
Sara entra nella stanza e dice “Dai Candy, è ora”. Sento Laura che mi abbraccia forte e poi
sparisce. Io vado verso Sara e con lei esco di casa per salire in macchina.
Arriviamo nuovamente in quella
struttura vista già due volte e una ragazza ci apre la porta. Questa volta Sara
non entra: lascia il guinzaglio alla ragazza e se ne va in tutta fretta.
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Eccomi qui, al buio. Chissà magari domattina rivedo Lucia.
La mattina, si apre la porta ed una signora con un vestito
verde mi fa uscire e mi dice “Eccola qui
Candy, dai che è il tuo turno”. Mi ricordo solo di essere salita in alto su
un tavolo, ho sentito un pizzico nella zampa e poi mi sono risvegliata
nuovamente qui con un forte dolore alla pancia e tanta sete.
Spero di tornare presto a casa, non mi piace questo posto.
Non ho ancora mangiato e questo taglio mi dà molto fastidio.
Si riapre la porta e la ragazza che mi aveva accolto il
giorno prima apre la gabbia e mi chiama “Candy,
allora come stai? Sei pronta per la tua nuova vita?!”.
Penso a quale nuova vita, io voglio tornare a casa.
Attraversiamo il cortile ed entriamo nello stanzone di vetro
dove c’era il pappagallo e ad aspettarmi c’è una ragazza con i capelli strani,
un po’ biondi e un po’ marroni. Ha il viso gentile e gli occhi belli. La ragazza
le dà il guinzaglio e così insieme usciamo.
Facciamo un giro nel parcheggio della struttura e per il
viottolo in campagna. Che bello il prato, l’aria pungente: metto il naso basso
e odore tutto ciò che posso. Sento la ragazza che fatica a starmi dietro e mi
spiace ma ho bisogno di sentire.
Apre il portellone dell’auto e mi fa salire. Mentre andiamo
sento che mi parla e dice “Sarai
scombussolata eh piccola, ma vedrai che andrà tutto bene”.
Non sapevo dove stavo andando, ma le sensazioni erano positive, solo ero un po’ preoccupata.
Dopo poco arrivammo e appena scesa vidi anche il ragazzo che
era venuto in canile. Mi salutò e tutti insieme entrammo in un cancelletto dove
all'interno c’era un bel giardino poi dentro un porticato e su per delle scale
fino ad un appartamento caldo e profumato.
Mi feci un giro ma ancora non sapevo dove stare. La ragazza
prese un coperta e la distese a terra, io andai subito a sedermi e lì rimasi
per qualche ora stanca morta.
Dopo un po’ i ragazzi andarono in un'altra stanza ed io li
seguii per vedere dove andavano. Vidi che erano a letto e così d’istinto salii
su e mi sdraiai in mezzo a loro. Fu una bella sensazione: essere parte di una
famiglia.
“Notte piccola Candy,
benvenuta!”
martedì 26 aprile 2016
#metro #lamentele
Riflessioni sulle lettere del giornale Metro:
I milanesi si lamentano di Milano perché non è più la città che vivevano un tempo: quando potevano passeggiare sotto casa, quando conoscevano il vicino di casa, quando potevano andare al bar a prendere il caffè senza essere assordati dalla TV etc.
Questa lettera immagino sia stata scritta da una persona di mezza età che diffida dai cambiamenti della società. Credo che a lamentarsi siamo sempre tutti bravi.
Direi alla signora che tutte queste cose si possono ancora fare solo cambiando atteggiamento.
Abbassando i pregiudizi verso il vicino di casa che ora magari è thailandese piuttosto che marocchino, assorbendo la diversità come un dono.
I punti di condivisione ci sono: io che vengo da fuori è una delle prime cose che mi è balzata agli occhi. Ci sono tanti modi di stare insieme e di condividere passioni in una città come Milano.
Paura a girare a piedi dopo il tramonto? Ricordiamoci che dove c'è vita non c'è buio.
Una città viva, anche se fatta di chiasso dopo la mezzanotte a causa dei giovani che si riversano sulle strade, è una città luminosa. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti nel venirsi incontro.
Gli essere umani, gli occidentali in particolare, riescono a vedere sempre ciò che non hanno dando per scontato ciò che hanno raggiunto.
Non scordiamoci che in alcuni paesi si uccide per aver ascoltato un tipo di musica o letto un certo libro.
Cerchiamo di sentirci tutti più umani e di non guardare le cose dall'alto di una classe sociale.
I milanesi si lamentano di Milano perché non è più la città che vivevano un tempo: quando potevano passeggiare sotto casa, quando conoscevano il vicino di casa, quando potevano andare al bar a prendere il caffè senza essere assordati dalla TV etc.
Questa lettera immagino sia stata scritta da una persona di mezza età che diffida dai cambiamenti della società. Credo che a lamentarsi siamo sempre tutti bravi.
Direi alla signora che tutte queste cose si possono ancora fare solo cambiando atteggiamento.
Abbassando i pregiudizi verso il vicino di casa che ora magari è thailandese piuttosto che marocchino, assorbendo la diversità come un dono.
I punti di condivisione ci sono: io che vengo da fuori è una delle prime cose che mi è balzata agli occhi. Ci sono tanti modi di stare insieme e di condividere passioni in una città come Milano.
Paura a girare a piedi dopo il tramonto? Ricordiamoci che dove c'è vita non c'è buio.
Una città viva, anche se fatta di chiasso dopo la mezzanotte a causa dei giovani che si riversano sulle strade, è una città luminosa. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti nel venirsi incontro.
Gli essere umani, gli occidentali in particolare, riescono a vedere sempre ciò che non hanno dando per scontato ciò che hanno raggiunto.
Non scordiamoci che in alcuni paesi si uccide per aver ascoltato un tipo di musica o letto un certo libro.
Cerchiamo di sentirci tutti più umani e di non guardare le cose dall'alto di una classe sociale.
venerdì 22 aprile 2016
#mondomarcio
Oggi il giornale Metro dedica un articolo al tema dell’ambiente, essendo oggi la giornata della terra. Lo fa unitamente all'intervista a Nicolò Fabi per l’uscita del suo nuovo album, in particolare esamina la canzone “La città ha perso”. Fabi definisce questa lotta tra campagna ed urbanizzazione non come il male assoluto (è una persona intelligente e sa che perdendo alcuni aspetti della vita di campagna se ne acquisiscono altri) ma come una sconfitta dell’uomo. Lo stesso uomo accecato da mille sovrastrutture non necessarie. Il problema lui dice, cosa che condivido a pieno, è che la gente è disumanizzata: diventa cattiva perché frustrata e bersagliata da ogni angolazione, non appena può divora a male parole chiunque capiti a tiro e polemizza su tutto. La stessa gente che, anche se il luogo comune non mia piace, non conosce il vicino di casa e non capisce l’importanza della piena condivisione.
La terra è ogni giorno violentata dal nostro passaggio: rifiuti, cemento, smog, poche aree verdi. Eppure chiamati all'opinione alcuni giorni fa in merito all'ambiente, le persone non si sono sentite di decidere “su un tema così tecnico”. Ha ragione Fo quando ha detto: “il problema è in Adriatico, vabbè io vado sul Tirreno”.
Apprezzo Fabi per quello che scrive probabilmente perché come me viene dalla campagna e negli occhi e nel cuore ha sempre l’immagine, i colori, la poesia che solo la natura può regalare.
Difficile per tutti capire come procedere ad un’inversione di tendenza visto che le persone non ascoltano più i temi fondamentali, non giudicano importante tutelare il luogo dove viviamo, sono avidi, egoisti e pigri.
Il problema più grande è che le persone non riescono più a sentire: sentire non in termini di senso dell’udito ma a sentire con il cuore: non riescono ad emozionarsi, non riescono più a vedere la bellezza che c’è dentro ogni cosa.
Vero è che tutto questo non produce reddito: sarà forse quello il problema.
La terra è ogni giorno violentata dal nostro passaggio: rifiuti, cemento, smog, poche aree verdi. Eppure chiamati all'opinione alcuni giorni fa in merito all'ambiente, le persone non si sono sentite di decidere “su un tema così tecnico”. Ha ragione Fo quando ha detto: “il problema è in Adriatico, vabbè io vado sul Tirreno”.
Apprezzo Fabi per quello che scrive probabilmente perché come me viene dalla campagna e negli occhi e nel cuore ha sempre l’immagine, i colori, la poesia che solo la natura può regalare.
Difficile per tutti capire come procedere ad un’inversione di tendenza visto che le persone non ascoltano più i temi fondamentali, non giudicano importante tutelare il luogo dove viviamo, sono avidi, egoisti e pigri.
Il problema più grande è che le persone non riescono più a sentire: sentire non in termini di senso dell’udito ma a sentire con il cuore: non riescono ad emozionarsi, non riescono più a vedere la bellezza che c’è dentro ogni cosa.
Vero è che tutto questo non produce reddito: sarà forse quello il problema.
giovedì 21 aprile 2016
cime
Se guardi la meta la salita ti sembrerà più dura e faticosa, ti sentirai venir meno la forze e accuserai ogni piccolo malessere. Prova invece a concentrati sul percorso affrontando ogni gradino con consapevolezza ed energia. Sarai sulla cima senza nemmeno accorgertene.
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Per vivere non voglio isole, palazzi, torri. Quale gioia più alta: vivere nei pronomi. Togliti via i vestiti, i connotati, i ritratti;...