mercoledì 15 giugno 2011

Concorso per antologia "Luoghi di parole" - Aletti editore

Marmellata #25 - Cesare Cremonini

Stiamo ad occhi chiusi quando…

gran canyon


La prima cosa che viene da pensare è quando si dorme: banale e scontato ma vero. E’ un istinto primordiale che tutte le persone o quasi nel mondo hanno nell’istante in cui se ne vanno a dormire e iniziano a sognare.
In realtà si chiudono gli occhi in tante altre occasioni.

Ad occhi chiusi ci stai quando hai paura: tipo quando sei sul Blu Tornado di Gardaland e stai facendo la prima discesa!
Micidiale: l’altezza, la velocità non lo so il fatto è che il primo istinto è quello di chiudere gli occhi e non sapere, non conoscere il dopo. Oppure di fronte ad una scena di un film horror tipo, vado un po’ indietro nel tempo, quando in Twin Peaks esce Bob da dietro il divano, o una scena splatter di qualche serie televisiva in cui squartano cadaveri, o ancor peggio persone vive, e fanno vedere tutto nei minimi particolari.

Ad occhi chiusi quando devi essere sorpreso: tipo quando i tuoi amici ti fanno una mega sorpresa e ti chiedono di chiudere gli occhi per farti assaporare il gusto di questa scoperta; poi può andare bene o male a seconda dei gusti ma comunque apprezzi il gesto.

Ad occhi chiusi ci stai quando vedi qualcosa di troppo forte: tipo quando il sole ti colpisce dritto in faccia, non hai gli occhiali da sole, non reggi il confronto e fai gli occhi cinesi abbassando le palpebre e arrendendoti alla sua potenza.

Ad occhi chiusi quando baci: e questo è davvero il massimo! Tutto ha un’intensità maggiore e poi vogliamo mettere baciare qualcuno che ha gli occhi sbarrati su di te! Naaaa

Ad occhi chiusi quando ascolti la musica: tipo in una giornata in cui le cose sono andate così così, arrivi a casa, ti stendi sul letto della tua stanza, spegni la luce, spingi play sul lettore cd e iniziano le note della tua canzone, la preferita, e li sì che inizia la vita…..

Ad occhi chiusi quando vuoi imprimere un’emozione forte: tipo quando ad occhi chiusi, toccando il profilo del viso della persona che ami, cerchi di imprimere tutte le sensazioni: i lineamenti, le imperfezioni, le caratteristiche per ricordartele per tutto il tempo che starà via.

Ad occhi chiusi ci stiamo per due motivi principalmente: quando vogliamo sentirci protetti e vogliamo chiudere il mondo fuori dal nostro campo visivo e limitarlo al nostro interno oppure vogliamo intensificare le sensazioni, assaporare un momento.

Si dice metaforicamente che chi sta ad occhi chiusi è una persona che non ascolta ragioni, prosegue dritta per la sua strada, ed evita di vedere per non turbarsi. Gli occhi sono la nostra via breve per la conoscenza: immagini, persone, colori ma poi c’è tutto un sottobosco che solo gli altri sensi possono aiutarci a provare. Non necessariamente chi chiude gli occhi si chiude in se stesso anzi apre il proprio io a tantissime sfumature che da soli gli occhi non potrebbero farci vedere.

lunedì 13 giugno 2011

La comunicazione




Mi soffermo a volte a pensare a quanto siano importanti i rapporti umani, soprattutto in questo periodo. Mi sono sorpresa frequentando un po’ di posti diversi, in particolare il centro Italia, di quanto le persone siano comunicative rispetto a qui, dove abito.
Sul treno che da Foggia porta a Pescara mi sono imbattuta in una discussione con persone mai conosciute, a parlare di cose importanti e dense di significati e magicamente eravamo d’accordo su molti argomenti: età e vite differenti ma non per questo lontane di pensiero.
E’ proprio ora che questa comunicazione verbale è importante. Si ragionava su come, un esempio banale, i condomini al giorno d’oggi non si sopportano, a volte nemmeno si conoscono, e risultano insofferenti l’uno nei confronti dell’altro. Questo a cosa è dovuto: all’accumulo di “cose, proprietà”. Nascono invidie, senso di possesso di cose a cui l’altro non deve accedere e anzi a renderlo motivo di differenze apparentemente enormi ma insignificanti al tempo stesso. E qual è alla fine la motivazione di questo continuo arraffare, dove pensiamo ci possa portare?
Ci porterà a chiuderci nel nostro piccolo mondo lasciando fuori gli altri, la più alta fonte di guadagno interiore che il mondo possa offrirci. Sì perché sono proprio le diversità la fonte di arricchimento più grande. Questo ci porta a relazionarci con il mondo facendoci capire che siamo tutti qui su un unico pianeta e contribuiamo tutti a renderlo un buon posto per vivere: l’unione può davvero solo fare la forza.
La società, il mercato ci spingono in continuazione ad ottenere oggetti che fanno di noi persone accettate: l’iphone o l’ipad, il capo firmato, la macchina ultima generazione, la serata: rendiamoci conto sono tutti oggetti e come tali destinati a finire, anche perché sorpassati dal modello più recente. Bene allora prendiamoci tutto, indebitiamoci fino al collo, rendiamo quest’esistenza insostenibile dal punto di visto economico e poi quando per un motivo o per l’altro queste cose vengono a mancare cosa rimane? Cosa abbiamo da trasmettere? La velocità quella che muove il mondo di adesso, cosa ci porta? All’epoca mordi e fuggi:  non c’è approfondimento, solo superficialità. E allora mi viene da pensare che a qualcuno questo convenga proprio. Un popolo superficiale quindi ignorante sulle reali radici delle cose è molto più facile da amministrare e plasmare.
Oggi è accaduto qualcosa di importante. Il referendum sui quattro quesiti è passato. La gente ha reagito, ha pensato, ha approfondito, si è battuta. Gli strumenti veloci hanno fatto sì che la comunicazione passasse, esortava ad informarsi e ad entrare nel dettaglio per fare valere il proprio potere. Sì perché il popolo è ancora la parte più importante di uno stato “civile” appunto. Quindi ben venga la comunicazione fatta con la tecnologia, ma fatta anche fra le persone, verbalmente perché non dobbiamo mai scordarci di rimanere umani.
Usiamo quanto il nostro tempo ci ha portato ma usiamolo al nostro servizio, non diventandone schiavi. Cerchiamo di ottimizzare le risorse che abbiamo e non sprechiamole. Alcuni dei quesiti parlavano di acqua e energia: due temi caldi che fanno gola a tanti. Parlo dell’energia perché un po’ la conosco: soffermiamoci a pensare un po’ perché tutto questo bisogno di energia e cerchiamo di guardare un po’ nel nostro piccolo. La manovra delle energia rinnovabili, peraltro sancita con una promessa nel protocollo di Kyoto, ha fatto sì che l’energia diventasse per la prima volta “democratica” tanti piccoli produttori e soprattutto verdi. E’ stata veramente una rivoluzione, peraltro incentivata dallo stato quindi perché mollare ora? Perché non perseguire l’obiettivo?
Non può essere chiesto al cittadino un continuo stillicidio di investimenti a fondo perduto: egli ha bisogno di fiducia, sostegno anche per essere motivato al bene comune e se i primi che non credono al bene comune sono quelli che stanno al potere dobbiamo in assoluto fargli cambiare idea.

mercoledì 8 giugno 2011

Wislawa Szymborska - Ad alcuni piace la poesia

Ad alcuni -
cioè non a tutti.
E neppure alla maggioranza, ma alla minoranza.
Senza contare le scuole, dove è un obbligo,
e i poeti stessi,
ce ne saranno forse due su mille.

Piace -
ma piace anche la pasta in brodo,
piacciono i complimenti e il colore azzurro,
piace una vecchi sciarpa,
piace averla vinta,
piace accarezzare un cane.

La poesia -
ma cos'è mai la poesia?
Più d'una risposta incerta
è stata già data in proposito.
Ma io non lo so, non lo so e mi aggrappo a questo
come alla salvezza di un corrimano

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