Mi soffermo a volte a pensare a quanto siano importanti i rapporti umani, soprattutto in questo periodo. Mi sono sorpresa frequentando un po’ di posti diversi, in particolare il centro Italia, di quanto le persone siano comunicative rispetto a qui, dove abito.
Sul treno che da Foggia porta a Pescara mi sono imbattuta in una discussione con persone mai conosciute, a parlare di cose importanti e dense di significati e magicamente eravamo d’accordo su molti argomenti: età e vite differenti ma non per questo lontane di pensiero.
E’ proprio ora che questa comunicazione verbale è importante. Si ragionava su come, un esempio banale, i condomini al giorno d’oggi non si sopportano, a volte nemmeno si conoscono, e risultano insofferenti l’uno nei confronti dell’altro. Questo a cosa è dovuto: all’accumulo di “cose, proprietà”. Nascono invidie, senso di possesso di cose a cui l’altro non deve accedere e anzi a renderlo motivo di differenze apparentemente enormi ma insignificanti al tempo stesso. E qual è alla fine la motivazione di questo continuo arraffare, dove pensiamo ci possa portare?
Ci porterà a chiuderci nel nostro piccolo mondo lasciando fuori gli altri, la più alta fonte di guadagno interiore che il mondo possa offrirci. Sì perché sono proprio le diversità la fonte di arricchimento più grande. Questo ci porta a relazionarci con il mondo facendoci capire che siamo tutti qui su un unico pianeta e contribuiamo tutti a renderlo un buon posto per vivere: l’unione può davvero solo fare la forza.
La società, il mercato ci spingono in continuazione ad ottenere oggetti che fanno di noi persone accettate: l’iphone o l’ipad, il capo firmato, la macchina ultima generazione, la serata: rendiamoci conto sono tutti oggetti e come tali destinati a finire, anche perché sorpassati dal modello più recente. Bene allora prendiamoci tutto, indebitiamoci fino al collo, rendiamo quest’esistenza insostenibile dal punto di visto economico e poi quando per un motivo o per l’altro queste cose vengono a mancare cosa rimane? Cosa abbiamo da trasmettere? La velocità quella che muove il mondo di adesso, cosa ci porta? All’epoca mordi e fuggi: non c’è approfondimento, solo superficialità. E allora mi viene da pensare che a qualcuno questo convenga proprio. Un popolo superficiale quindi ignorante sulle reali radici delle cose è molto più facile da amministrare e plasmare.
Oggi è accaduto qualcosa di importante. Il referendum sui quattro quesiti è passato. La gente ha reagito, ha pensato, ha approfondito, si è battuta. Gli strumenti veloci hanno fatto sì che la comunicazione passasse, esortava ad informarsi e ad entrare nel dettaglio per fare valere il proprio potere. Sì perché il popolo è ancora la parte più importante di uno stato “civile” appunto. Quindi ben venga la comunicazione fatta con la tecnologia, ma fatta anche fra le persone, verbalmente perché non dobbiamo mai scordarci di rimanere umani.
Usiamo quanto il nostro tempo ci ha portato ma usiamolo al nostro servizio, non diventandone schiavi. Cerchiamo di ottimizzare le risorse che abbiamo e non sprechiamole. Alcuni dei quesiti parlavano di acqua e energia: due temi caldi che fanno gola a tanti. Parlo dell’energia perché un po’ la conosco: soffermiamoci a pensare un po’ perché tutto questo bisogno di energia e cerchiamo di guardare un po’ nel nostro piccolo. La manovra delle energia rinnovabili, peraltro sancita con una promessa nel protocollo di Kyoto, ha fatto sì che l’energia diventasse per la prima volta “democratica” tanti piccoli produttori e soprattutto verdi. E’ stata veramente una rivoluzione, peraltro incentivata dallo stato quindi perché mollare ora? Perché non perseguire l’obiettivo?
Non può essere chiesto al cittadino un continuo stillicidio di investimenti a fondo perduto: egli ha bisogno di fiducia, sostegno anche per essere motivato al bene comune e se i primi che non credono al bene comune sono quelli che stanno al potere dobbiamo in assoluto fargli cambiare idea.
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