venerdì 6 maggio 2016

#rimpallo istituzionale

Tito Boeri presidente dell'Inps, asserisce che i vitalizi dei Parlamentari sono economicamente insostenibili nei prossimi 10 anni, nonostante i correttivi apportati dalla normativa. La spesa ammonta a circa 193 milioni nel 2016 per 2600 vitalizi. Applicando un sistema contributivo si andrebbe a ridurre del 40% la spesa. Montecitorio ha replicato che i vitalizi non esistono più e che sia i retributivi che i contributivi, gravano esclusivamente sui bilanci di Camera e Senato.
Ora io dico un cittadino come fa ad entrare nel merito della faccenda e capire dove vanno questi soldi?
Le istituzioni non fanno che mettersi in dubbio a vicenda ed è risaputo che i fatti si nascondono bene se vogliono. Non ci sono armi per arrivare alla verità non tralasciando il fatto che i parlamentari non hanno interesse a pubblicizzare i loro compensi.
Pensare che con i conti della serva ognuno è destinatario di 74.000 euro l'anno.
Come fanno sopratutto eticamente  a pensare che non sia il caso di rivalutare il loro compenso nel rispetto del mondo che sta qua fuori!!!

fonte: Metro



lunedì 2 maggio 2016

Musica: talent e vecchi ardori

Prendo spunto dalla polemica di un partecipante a The Voice, tal Ivan Giancarlo Giannini, che ha commentato negativamente la defenestrata per mano di Emis Killa nelle battle, a confronto con un certo Charles Kablan, giudicato un prodotto più vendibile. 
La polemica confonde diversi argomenti che spaziano dalla critica all'Italia, che non ha musicalmente coraggio, al fatto che per essere cantante non devi studiare ma devi solo avere il tuo messaggio da trasmettere. 
Partiamo dalla prima insindacabile verità: partecipando ad una trasmissione simile non si può criticare il sistema e al tempo stesso contribuire al suo incremento.
A seguire ci sono i paragoni fra i vari talenti che sono spesso scorretti per termini di confronto: metal contro commerciale piuttosto che melodico contro trend del momento o addirittura lirico contro progressive.
Troppe le variabili: i pezzi sono cover, unico valore aggiunto il ri-arrangiamento; non è il più bravo tecnicamente a passare ma spesso colui che ha più presenza scenica, o più giovane perciò con più margini di miglioramento; la cover che si va a proporre influisce moltissimo per cui non può essere giudicato nessun messaggio ma unicamente una interpretazione.

E’ dura ammettere, per concorrenti come Ivan, che la partecipazione è motivata solo ed unicamente dal far diventare la musica un mestiere, usufruendo di un trampolino di lancio così in vista come il mezzo televisivo.
Credo che occorra avere l’umiltà di ammettere questo e prenderlo per come è: una roulette russa, passa chi……ha culo. 

Detto questo credo che la musica sia altro.
Ci sono persone che lavorano duramente da tantissimi anni ma che non hanno il diventare famosi come unico obiettivo. Lo fanno per amore di una passione che li diverte, li cattura, li motiva.
Riescono a gioire per ogni piccola soddisfazione senza lasciarsi prendere dalla frustrazione.
Impegnano risorse personali per far un buon prodotto che poi immettono in questo strazio di mercato musicale per far presente che ci sono, ma senza nessuna spasmodica brama di successo.
Sono persone che lavorano, hanno una famiglia e al contempo dedicano il tempo che rimane alla loro fiamma vitale.  Si perché la passione è quella che anima le persone, che crea iterazioni, progetti, muove le vite.

Definisco strazio il mercato musicale perché pensando appunto ai talent, il prodotto che emerge da ognuno di questi è conformato ai gusti del momento che vengono comunque indotti. Pensate a quante star della musica cambiano lo loro musica in relazione al trend del momento (esempio eclatante l’ultimo inascoltabile pezzo della Pausini – una donna innamorata credo).
Questo provoca un conformismo del gusto negli ascoltatori e diventa “fascismo” musicale.
In questo modo si tagliano fuori altri migliaia di generi che non avvarranno mai spazio perché le persone non sono più libere di ascoltare.

Il decantato rock di cui parla Giannini è un genere che riempie gli stadi?
Parliamo di Vasco: questo ha uno zoccolo duro di fans che rimettono in piedi un rito perenne e lo trasferiscono alle generazioni successive, ma ormai cosa c’è nella sua musica?
Lo dico da emiliana: tutti ci siamo rivisti nella canzoni di Vasco ma ciò che porta avanti ora non è più incarnazione di un messaggio, piuttosto una struttura miliardaria che deve produrre denaro.

E’ finita la poesia, è solo mestiere.  

Il genere di rock che ama Ivan è veramente una cosa vecchia. Riproporre roba come AcDc piuttosto che Van Halen etc ti fa apparire come un nostalgico di un epoca passata. Anche nel rock le cose sono cambiate, diverse. Rimane un genere che in Italia non attecchirà perché l’Italia inutile negarlo è il paese del bel canto, del cantautorato impegnato e della lirica.
Fuori dal nostro paese esempi come i Muse, Kings o Leon, Kasabian o Black Keys ci fanno sperare. Anch'essi derivano da generi che abbiamo tutti vissuto ma quanto sanno di nuovo! 


http://www.giornalettismo.com/archives/2085349/the-voice-ivan-giannini-eliminato-video/

venerdì 29 aprile 2016

#sfumare

Una sfumatura di colore racchiude in sé una storia. Occorre essere assertivi e lasciarsi guidare ovunque la materia vuole portarci. Dobbiamo solo definire la storia e ci guiderà fino all'arrivo.
La sfumatura è movimento, intensità, anima: cela ciò che noi siamo e il nostro approccio alle cose.


giovedì 28 aprile 2016

CANDY

Ci sono storie che viaggiano parallelamente a noi e che poi un giorno incrociano la nostra strada. Le vivi da dentro, ti senti coinvolta e provi a capire. Nel momento esatto in cui si condivide un affetto, il passato si mescola e si cercano risposte l'uno nella vita dell'altro. Da perfetti sconosciuti ad anime vicine, indipendentemente da tutto.
Non giudicare mai è la regola per mantenere viva la curiosità e il sentimento dell’umanità. Non siamo uguali: ognuno di noi attraversa momenti, situazioni, fasi che sono solo nostre.
Gli altri possono solo ascoltare, comprendere ed aiutare.
La vita è così meravigliosamente perfetta in questo.






Ma che bello che è qui!
Il giorno che sono arrivata non ricordo che tempo c’era, era già buio.
Eva, la mia nuova padrona, mi aveva caricata nel retro dell’auto quando mi venne a prelevare dal “CANILE”.
Mi ci aveva portata Sara la sera prima, ma c’ero stata altre volte nelle settimane precedenti.  Era un luogo molto grande: c’erano tante casette tutte attorno ad un prato. Non c’erano alberi ma tanti cani come me ed esseri umani gentili. L’unica cosa che non mi piaceva tanto erano le gabbie: i miei amici, me compresa, erano tutti rinchiusi. La maggior parte non aveva gabbie singole ma una unica per dieci cani anche e a vedersi non sembravano tanto calde.
Bè insomma quella sera che Sara mi portò lì mi accolse una ragazza molto dolce: mi fece un po’ di coccole e poi mi portò in una stanza dove c’erano altri cani, aprì una gabbia e mi disse di entrare. Chiuse lo sportello e mi disse “Ci vediamo domani mattina, Candy. Dormi bene” e spegnendo la luce se ne andò.
Mi accucciai sul fondo della gabbia e rimasi in silenzio mentre pensavo che mi mancava tanto la nonna Lucia.

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Entrai in casa in braccio a Laura.
Era stata lei a trovarmi poco distante dalla fabbrica della Candy e forse era per quello che mi diede quel nome. La casa era calda ed accogliente: quando Laura aprì la porta ricordo che disse “Eccovi. Dunque è questa la mia ospite?!”. Non so dire se fosse felice ma ricordo che la sua voce e il suo sorriso erano
rassicuranti.

Laura mi fece scendere ed io iniziai goffamente ad esplorare la casa.
Ad accompagnarci, Sara, la mamma di Laura: entrò con tutti gli accessori che a sentir loro mi sarebbero serviti: ciotola, crocchette, copertina, pallina da tennis e panni assorbenti. Portò tutto in cucina ed io la seguii.
Mamma queste cose te le sistemo qui nella credenza. La copertina l’ho messa nella cuccia in giardino” disse Sara a nonna Lucia, nell'altra stanza.
Ora Candy fai la brava e tutto andrà bene, ma ricordati che la nonna è anziana non farla agitare, ok?!” e mi accarezzò la testa mentre io scodinzolavo ai suoi piedi. 
In salotto nonna Lucia rassicurava Laura che mi sembrava un po’ triste “Vedrai che starà bene nella sua casetta. Sarà un po’ dura all'inizio ma sono sicura che le piacerà”.
Va bene nonna, se proprio non vuoi farla stare in casa.
Tesoro non torniamo sull'argomento, eravamo d’accordo: io la tengo ma alle mie condizioni. E quando vorrai venire ad aiutarmi sarai la benvenuta!” disse Lucia.
Sì ho capito, però quando siamo qui in casa lei sta con noi.” Disse Laura strappando un sorriso e prendendomi in braccio per accompagnarmi alla porta sul retro.
Era un giardinetto piccolo ma molto grazioso e vicino al muro, sotto alla finestra, c’era una casetta in legno con dentro una coperta. Laura mi mise dentro la casetta, sulla coperta e mi disse “Ecco Candy questa è la tua nuova casa, ti piace?. La mamma non vuole che stai con noi però non preoccuparti verrò spesso a trovarti e la nonna ti farà star bene, è una cuoca bravissima.” Le leccai la guancia e lei si ritirò dall'ingresso della cuccia, si alzò in piedi ed entrò in casa, chiudendo la porta.
Stetti sveglia per un pochino ad ammirare il mi verde e ad ascoltare i rumori della mia nuova casa. Pensavo ai miei fratellini e alla mia mamma, chissà dov'erano ora. Mi sarebbe piaciuto se anche loro avessero potuto stare qui con me: augurandomi che anche loro potessero aver trovato una situazione simile mi addormentai.
La mattina mi svegliai e andai subito alla porta sul retro. Non sapevo come fare a farmi aprire. Decisi di cominciare a guaire e a strofinare con le zampe la porta: magari nonna Lucia si sarebbe svegliata.
Bastarono due minuti. Sentii la chiave girare e nonna Lucia apparve dietro la porta:
Buongiorno Candy, dormito bene!?” Scodinzolai a più non posso e nonna Lucia mi disse “Entra che facciamo colazione
Andammo al tavolo. Una tazza di tà ed una biscottiera sul tavolo ed una ciotola per me ai piedi della sedia. Nella ciotola crocchette e pollo lessato. Il profumo era buonissimo e mi tuffai subito a mangiare mentre nonna Lucia consumava la sua colazione. Io finii in un attimo e rimasi ai piedi della sedia ad aspettarla e ad aspettare anche che qualcosa ancora per me ci fosse. Così mi prese e mi prese e mi fece accoccolare sulle sue gambe mentre mi diede un biscotto “Questo è il nostro piccolo momento, sarà un segreto” e mi baciò la testa.
Nel pomeriggio me ne stavo in giardino ma la porta era sempre aperta ed io potevo entrare ed uscire. Mi incuriosiva molto però il mondo oltre la siepe. Me ne stavo con il muso attaccato alla recinzione e da lì vedevo tante cose: macchine, motorini, gente a passeggio, cani, gatti e uccelli. Mi spiaceva rimanere sempre chiusa lì, avrei voluto andare ad esplorare quel mondo che si muoveva ma sapevo che nonna Lucia non avrebbe avuto la forza di portarmi.

La domenica venivano sempre a trovarci Sara e Laura.
Laura passava molto tempo con me finito il pranzo, giocavamo con la palla in giardino e quando ero stanca mi sdraiavo su un fianco e lei si sedeva di fianco a me a farmi le coccole. Mi raccontava spesso di quanto le sarebbe piaciuto avermi con lei. Delle volte mi diceva anche che avrebbe voluto venire a vivere lì con me e nonna Lucia perché la madre era insopportabile e non la lasciava mai tranquilla; e puntualmente era la voce di Sara a spezzare l’incanto del nostro momento:  “Laura dai che andiamo!” gridò da dentro casa
A proposito eh Candy, fai la brava cucciola. Torno presto” e chiudeva la porta dietro di sé.
I giorno proseguivano tranquilli ed io pian piano crescevo. Io e nonna Lucia avevamo trovato la nostra quotidianità fatta di piccole cose. Quando Laura veniva a trovarmi sfogavo tutto il mio essere giovane correndo all'impazzata per casa, ma quando lei non c’era facevo il possibile per starmene in giardino, dove avevo i miei giochi da fare.
Poi un giorno successe una cosa strana: la mattina nonna Lucia non venne ad aprirmi la porta ed io sentivo i rantoli della fame che mi attanagliavano. Improvvisante però sentii dei rumori di sirene e molto rumore in casa. Mi preoccupai e cominciai ad abbaiare ma nessuno venne ad aprirmi la porta. Poco dopo nuovamente le sirene e poi nulla. Aspettai per lungo tempo. Stavo morendo di fame.  Solo verso l’imbrunire sentii la porta aprirsi: era Laura.
Si inginocchiò davanti a me e disse “Dai Candy andiamo, si cambia casa. Vieni a stare da noi”.  Mi mise il guinzaglio e quella fu la prima volta che uscii dal mio piccolo regno. Purtroppo era sera e fuori non si vedeva molto, ma gli odori erano tantissimi. Il viaggio durò poco tempo e quando scesi dalla macchina Laura mi portò di fronte ad una porta: al di là sentivo un cane abbaiare. Sara alzando la voce disse “Cody stai buono” e aprì la porta.
Laura mi tenne stretta al guinzaglio ma Cody mi si fiondò addosso e dopo una prima annusata, fummo subito amici. Ero felice di aver trovato un compagno di giochi. Stavamo insieme tutto il giorno e spesso eravamo soli. Combinavamo spesso guai e quando Sara tornava a casa il più delle volte erano urla a perdifiato. Non urlava solo per i danni alle cose: capitava spesso che mi scappasse la pipì durante il giorno e quando non la tenevo più cercavo un angolino per farla. Allora erano doppie urla al suo ritorno.
Rispetto a dove stavo prima era tutto diverso: stavo bene con Laura, ma sia lei che Sara erano a casa solo la sera. Dalla mattina fino a sera io e Cody eravamo soli e confinati in quell'appartamento.
Quando Sara tornava ed era così arrabbiata, Laura prendeva sempre le mie difese ma lei purtroppo la attaccava dicendole che era stata egoista a volermi a casa, che doveva crescere e capire che non poteva raccogliere tutti gli animali del mondo e farli vivere con loro, che doveva riflettere sui suoi gesti e sul nostro bene. La conversazione di solito terminava con Laura che se ne andava in camera sbattendo la porta e gridando “io ti odio”.   Io e Cody guardavamo la scena seduti in corridoio e stavamo attenti a non intercettare la camminata né di Laura né di Sara se no sarebbero stati guai anche per noi.
Un giorno però una di queste discussioni degenerò e l’ultima frase fu: “Basta! Non possiamo più tenerli, non ce la faccio più”.

L’indomani mattina Sara parlando al telefono qualcuno disse “Sì la posso portare sabato pomeriggio, se per la coppia va bene”. Non so perché ma avevo la sensazione che si trattasse di me o Cody. 
Sabato pomeriggio. Sara mi mise al guinzaglio e mi caricò in auto. Arrivammo in un posto dove c’era una grande struttura in metallo, sentivo tanti cani abbaiare. Arrivati alla porta c’era un stanza grande con dei vetri che davano verso un cortile ed un pappagallo dentro una gabbietta: nel cortile c’erano altri cani al guinzaglio che passeggiavano assieme ai padroni.
Poco dopo una ragazza fece andare nel cortile anche noi, dove ad aspettarci c’era una coppia di ragazzi con un cagnolino ed un bambino. Il cagnolino, Tommy si chiamava, era molto simpatico e giocammo un sacco, nonostante fossi legata. Mentre giocavamo però urtai il bambino, che cadde con il sedere a terra e si mise a piangere. Sara mi sgridò, ma io non l’avevo fatto apposta. Il bambino fu peso in braccio in preda ad un pianto isterico e la coppia salutandoci si allontanò con Tommy.
Salutammo la ragazza e tornammo a casa.
Laura ci aspettava e quando entrai, lei e Cody mi fecero tante feste, fui molto contenta.  Meno contenta fu Sara che alla domanda di Laura “Allora cosa fanno, la prendono?” lei rispose “No, perché hanno un bambino e un altro cane e non vogliono guai in casa. Come li capisco!”.
Laura allora mi si tuffò al collo e mi abbracciò e io fui molto felice.

Lunedì.
Arrivò una telefonata e Laura rispondendo chiamò Sara: “Tieni sono sempre loro”. Sara prese la chiamata “Sì ciao, una coppia giovane dici, bene no?! Ok allora sabato ci vediamo lì”.
Sara lanciò un’occhiata a Laura e lei abbassò lo sguardo mettendosi le cuffiette e uscendo per andare a scuola.
Il sabato tornammo nel posto dove avevo conosciuto quella coppia: stavolta ad attenderci c’era un ragazzo alto. Sembrava simpatico. Ci avviciniamo e Sara gli dà il guinzaglio. Facciamo una passeggiata insieme: sfrutto l’occasione per vedere quanto più posso di quel cortile ma essendo legata dovevo stare al suo passo. Mi fa giocare un po’ e in effetti sto proprio bene con lui, mi chiama cucciola.
Nel frattempo sento che parla con la ragazza e Sara chiude dicendo “Ci aggiorniamo in settimana, allora”.
Di nuovo in macchina e di nuovo a casa. Entrando scorgo subito Laura che mi aspetta come sempre, dà un’occhiata alla madre ma vedo che qualcosa è cambiato. Niente più urla, mi viene incontro e mi accarezza dicendo “piccola Candy”.
Passano alcuni giorni di estrema tranquillità.
Mercoledì sera.
Laura mi porta a fare un giretto fuori. Torniamo in casa e stranamente, mi fa salire sul divano per coccolarmi un po’. Intanto Sara nell'altra stanza traffica con alcune cose. Nel frattempo io mi godo questa piacevole sensazione.
Sara entra nella stanza e dice “Dai Candy, è ora”. Sento Laura che mi abbraccia forte e poi sparisce. Io vado verso Sara e con lei esco di casa per salire in macchina.
Arriviamo nuovamente in quella struttura vista già due volte e una ragazza ci apre la porta. Questa volta Sara non entra: lascia il guinzaglio alla ragazza e se ne va in tutta fretta.

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Eccomi qui, al buio. Chissà magari domattina rivedo Lucia.
La mattina, si apre la porta ed una signora con un vestito verde mi fa uscire e mi dice “Eccola qui Candy, dai che è il tuo turno”. Mi ricordo solo di essere salita in alto su un tavolo, ho sentito un pizzico nella zampa e poi mi sono risvegliata nuovamente qui con un forte dolore alla pancia e tanta sete.
Spero di tornare presto a casa, non mi piace questo posto. Non ho ancora mangiato e questo taglio mi dà molto fastidio.
Si riapre la porta e la ragazza che mi aveva accolto il giorno prima apre la gabbia e mi chiama “Candy, allora come stai? Sei pronta per la tua nuova vita?!”.
Penso a quale nuova vita, io voglio tornare a casa.
Attraversiamo il cortile ed entriamo nello stanzone di vetro dove c’era il pappagallo e ad aspettarmi c’è una ragazza con i capelli strani, un po’ biondi e un po’ marroni. Ha il viso gentile e gli occhi belli. La ragazza le dà il guinzaglio e così insieme usciamo.
Facciamo un giro nel parcheggio della struttura e per il viottolo in campagna. Che bello il prato, l’aria pungente: metto il naso basso e odore tutto ciò che posso. Sento la ragazza che fatica a starmi dietro e mi spiace ma ho bisogno di sentire.
Apre il portellone dell’auto e mi fa salire. Mentre andiamo sento che mi parla e dice “Sarai scombussolata eh piccola, ma vedrai che andrà tutto bene”.
Non sapevo dove stavo andando, ma le sensazioni erano positive, solo ero un po’ preoccupata.
Dopo poco arrivammo e appena scesa vidi anche il ragazzo che era venuto in canile. Mi salutò e tutti insieme entrammo in un cancelletto dove all'interno c’era un bel giardino poi dentro un porticato e su per delle scale fino ad un appartamento caldo e profumato.
Mi feci un giro ma ancora non sapevo dove stare. La ragazza prese un coperta e la distese a terra, io andai subito a sedermi e lì rimasi per qualche ora stanca morta.
Dopo un po’ i ragazzi andarono in un'altra stanza ed io li seguii per vedere dove andavano. Vidi che erano a letto e così d’istinto salii su e mi sdraiai in mezzo a loro. Fu una bella sensazione: essere parte di una famiglia.

Notte piccola Candy, benvenuta!


Candy





martedì 26 aprile 2016

#metro #lamentele

Riflessioni sulle lettere del giornale Metro:
I milanesi si lamentano di Milano perché non è più la città che vivevano un tempo: quando potevano passeggiare sotto casa, quando conoscevano il vicino di casa, quando potevano andare al bar a prendere il caffè senza essere assordati dalla TV etc.
Questa lettera immagino sia stata scritta da una persona di mezza età che diffida dai cambiamenti della società. Credo che a lamentarsi siamo sempre tutti bravi.
Direi alla signora che tutte queste cose si possono ancora fare solo cambiando atteggiamento.
Abbassando i pregiudizi verso il vicino di casa che ora magari è thailandese piuttosto che marocchino, assorbendo la diversità come un dono.
I punti di condivisione ci sono: io che vengo da fuori è una delle prime cose che mi è balzata agli occhi. Ci sono tanti modi di stare insieme e di condividere passioni in una città come Milano.
Paura a girare a piedi dopo il tramonto? Ricordiamoci che dove c'è vita non c'è buio.
Una città viva, anche se fatta di chiasso dopo la mezzanotte a causa dei giovani che si riversano sulle strade, è una città luminosa. Occorre fare uno sforzo da parte di tutti nel venirsi incontro.

Gli essere umani, gli occidentali in particolare, riescono a vedere sempre ciò che non hanno dando per scontato ciò che hanno raggiunto.

Non scordiamoci che in alcuni paesi si uccide per aver ascoltato un tipo di musica o letto un certo libro.

Cerchiamo di sentirci tutti più umani e di non guardare le cose dall'alto di una classe sociale.

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