Prendo spunto dalla polemica di un partecipante a The Voice, tal
Ivan Giancarlo Giannini, che ha commentato negativamente la defenestrata per
mano di Emis Killa nelle battle, a confronto con un certo Charles Kablan,
giudicato un prodotto più vendibile.
La polemica confonde diversi argomenti che spaziano dalla critica
all'Italia, che non ha musicalmente coraggio, al fatto che per essere cantante
non devi studiare ma devi solo avere il tuo messaggio da trasmettere.
Partiamo dalla prima insindacabile verità: partecipando ad una
trasmissione simile non si può criticare il sistema e al tempo stesso
contribuire al suo incremento.
A seguire ci sono i paragoni fra i vari talenti che sono spesso
scorretti per termini di confronto: metal contro commerciale piuttosto che
melodico contro trend del momento o addirittura lirico contro progressive.
Troppe le variabili: i pezzi sono cover, unico valore aggiunto il
ri-arrangiamento; non è il più bravo tecnicamente a passare ma spesso colui che
ha più presenza scenica, o più giovane perciò con più margini di miglioramento;
la cover che si va a proporre influisce moltissimo per cui non può essere
giudicato nessun messaggio ma unicamente una interpretazione.
E’ dura ammettere, per concorrenti come Ivan, che la
partecipazione è motivata solo ed unicamente dal far diventare la musica un
mestiere, usufruendo di un trampolino di lancio così in vista come il mezzo
televisivo.
Credo che occorra avere l’umiltà di ammettere questo e prenderlo
per come è: una roulette russa, passa chi……ha culo.
Detto questo credo che la
musica sia altro.
Ci sono persone che lavorano
duramente da tantissimi anni ma che non hanno il diventare famosi come unico
obiettivo. Lo fanno per amore di una passione che li diverte, li cattura, li
motiva.
Riescono a gioire per ogni
piccola soddisfazione senza lasciarsi prendere dalla frustrazione.
Impegnano risorse personali
per far un buon prodotto che poi immettono in questo strazio di mercato
musicale per far presente che ci sono, ma senza nessuna spasmodica brama di
successo.
Sono persone che lavorano,
hanno una famiglia e al contempo dedicano il tempo che rimane alla loro fiamma
vitale. Si perché la passione è quella
che anima le persone, che crea iterazioni, progetti, muove le vite.
Definisco strazio il mercato
musicale perché pensando appunto ai talent, il prodotto che emerge da ognuno di
questi è conformato ai gusti del momento che vengono comunque indotti. Pensate
a quante star della musica cambiano lo loro musica in relazione al trend del
momento (esempio eclatante l’ultimo inascoltabile pezzo della Pausini – una
donna innamorata credo).
Questo provoca un conformismo
del gusto negli ascoltatori e diventa “fascismo” musicale.
In questo modo si tagliano
fuori altri migliaia di generi che non avvarranno mai spazio perché le persone
non sono più libere di ascoltare.
Il decantato rock di cui
parla Giannini è un genere che riempie gli stadi?
Parliamo di Vasco: questo ha uno
zoccolo duro di fans che rimettono in piedi un rito perenne e lo trasferiscono alle
generazioni successive, ma ormai cosa c’è nella sua musica?
Lo dico da emiliana: tutti ci
siamo rivisti nella canzoni di Vasco ma ciò che porta avanti ora non è più
incarnazione di un messaggio, piuttosto una struttura miliardaria che deve
produrre denaro.
E’ finita la poesia, è solo
mestiere.
Il genere di rock che ama Ivan
è veramente una cosa vecchia. Riproporre roba come AcDc piuttosto che Van Halen
etc ti fa apparire come un nostalgico di un epoca passata. Anche nel rock le
cose sono cambiate, diverse. Rimane un genere che in Italia non attecchirà
perché l’Italia inutile negarlo è il paese del bel canto, del cantautorato
impegnato e della lirica.
Fuori dal nostro paese esempi come i Muse, Kings o Leon, Kasabian o
Black Keys ci fanno sperare. Anch'essi derivano da generi che abbiamo tutti
vissuto ma quanto sanno di nuovo! http://www.giornalettismo.com/archives/2085349/the-voice-ivan-giannini-eliminato-video/
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