lunedì 2 maggio 2016

Musica: talent e vecchi ardori

Prendo spunto dalla polemica di un partecipante a The Voice, tal Ivan Giancarlo Giannini, che ha commentato negativamente la defenestrata per mano di Emis Killa nelle battle, a confronto con un certo Charles Kablan, giudicato un prodotto più vendibile. 
La polemica confonde diversi argomenti che spaziano dalla critica all'Italia, che non ha musicalmente coraggio, al fatto che per essere cantante non devi studiare ma devi solo avere il tuo messaggio da trasmettere. 
Partiamo dalla prima insindacabile verità: partecipando ad una trasmissione simile non si può criticare il sistema e al tempo stesso contribuire al suo incremento.
A seguire ci sono i paragoni fra i vari talenti che sono spesso scorretti per termini di confronto: metal contro commerciale piuttosto che melodico contro trend del momento o addirittura lirico contro progressive.
Troppe le variabili: i pezzi sono cover, unico valore aggiunto il ri-arrangiamento; non è il più bravo tecnicamente a passare ma spesso colui che ha più presenza scenica, o più giovane perciò con più margini di miglioramento; la cover che si va a proporre influisce moltissimo per cui non può essere giudicato nessun messaggio ma unicamente una interpretazione.

E’ dura ammettere, per concorrenti come Ivan, che la partecipazione è motivata solo ed unicamente dal far diventare la musica un mestiere, usufruendo di un trampolino di lancio così in vista come il mezzo televisivo.
Credo che occorra avere l’umiltà di ammettere questo e prenderlo per come è: una roulette russa, passa chi……ha culo. 

Detto questo credo che la musica sia altro.
Ci sono persone che lavorano duramente da tantissimi anni ma che non hanno il diventare famosi come unico obiettivo. Lo fanno per amore di una passione che li diverte, li cattura, li motiva.
Riescono a gioire per ogni piccola soddisfazione senza lasciarsi prendere dalla frustrazione.
Impegnano risorse personali per far un buon prodotto che poi immettono in questo strazio di mercato musicale per far presente che ci sono, ma senza nessuna spasmodica brama di successo.
Sono persone che lavorano, hanno una famiglia e al contempo dedicano il tempo che rimane alla loro fiamma vitale.  Si perché la passione è quella che anima le persone, che crea iterazioni, progetti, muove le vite.

Definisco strazio il mercato musicale perché pensando appunto ai talent, il prodotto che emerge da ognuno di questi è conformato ai gusti del momento che vengono comunque indotti. Pensate a quante star della musica cambiano lo loro musica in relazione al trend del momento (esempio eclatante l’ultimo inascoltabile pezzo della Pausini – una donna innamorata credo).
Questo provoca un conformismo del gusto negli ascoltatori e diventa “fascismo” musicale.
In questo modo si tagliano fuori altri migliaia di generi che non avvarranno mai spazio perché le persone non sono più libere di ascoltare.

Il decantato rock di cui parla Giannini è un genere che riempie gli stadi?
Parliamo di Vasco: questo ha uno zoccolo duro di fans che rimettono in piedi un rito perenne e lo trasferiscono alle generazioni successive, ma ormai cosa c’è nella sua musica?
Lo dico da emiliana: tutti ci siamo rivisti nella canzoni di Vasco ma ciò che porta avanti ora non è più incarnazione di un messaggio, piuttosto una struttura miliardaria che deve produrre denaro.

E’ finita la poesia, è solo mestiere.  

Il genere di rock che ama Ivan è veramente una cosa vecchia. Riproporre roba come AcDc piuttosto che Van Halen etc ti fa apparire come un nostalgico di un epoca passata. Anche nel rock le cose sono cambiate, diverse. Rimane un genere che in Italia non attecchirà perché l’Italia inutile negarlo è il paese del bel canto, del cantautorato impegnato e della lirica.
Fuori dal nostro paese esempi come i Muse, Kings o Leon, Kasabian o Black Keys ci fanno sperare. Anch'essi derivano da generi che abbiamo tutti vissuto ma quanto sanno di nuovo! 


http://www.giornalettismo.com/archives/2085349/the-voice-ivan-giannini-eliminato-video/

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