La riflessione che voglio fare è che da allora non si sono più verificati attentati di matrice così cruenta.
Da una parte la mafia che non ha più interesse a compiere stragi perché evidentemente in una situazione favorevole: libera di fare i propri interessi senza grossi disturbi, accedendo probabilmente alla fantomatica negoziazione che avrà perpetrato negli anni, ereditata di politico in politico, e che ancora oggi porrà qualche garanzia al rispetto del patto passato.
Dall’altra l’assenza totale di uomini integerrimi, disposti a tutto anche a spese della loro stessa vita, per difendere un’ideale di giustizia. La stessa giustizia che nel periodo di Mani Pulite aveva avuto un boom di adesioni dalla classe meno abbiente, investita dalla missione di liberarli dalla corruzione dilagante nella politica e nei vertici dello stato che fruttava solo un aumento del debito e delle tasse nelle tasche degli italiani. Una giustizia che nel corso di quegli anni vide muoversi contro la furia della politica, che cercò in ogni modo di ostacolarla. La giustizia che continuando il suo lavoro contro la corruzione, proseguì le indagini anche sugli affari e di conseguenza sulla società civile che come tutti sappiamo è fatta di vite basate su espedienti, amicizie, raccomandazioni, scambi di favore. La giustizia che perse così lustro e ottenne l’atteggiamento indifferente quasi ostile dell’opinione pubblica che mutò il giudizio da: “grazie per fare il vostro dovere e tutelare la giustizia” a “occupatevi solo dei pesci grandi e non rompete a noi che fatichiamo a campare”. La giustizia che ora era denigrata perché non aveva saputo fermarsi entro i propri confini.
Ne è l’evidente risultato la società odierna: un sistema basato sulla vittoria dei furbetti e degli aggiratori di leggi.
La nuova mafia quindi è diversa, si muove nei meandri della società, della politica, degli affari: non esiste più la banda armata di lupara e coppola, immagine che risiede nel patrimonio sociale collettivo, ma si veste di camicia bianca e cravatta e propone business milionari a uomini d’affari che spesso, accecati dal profitto o peggio ancora dalla crisi, non riescono a rinunciare ad un strada facile che si rivela poi un ricatto.
Quindi in tutto questo cosa possiamo fare? Ritrovare la fiducia nella giustizia e riprenderla come ideale. Non chiedo di riprendere solo fiducia nell'istituzione ma iniziare dal nostro personalissimo contribuito: opponendoci, dicendo no alle situazione poco chiare, alle promesse di denaro facile, agli scambi di favori. Ritrovare dentro di noi la correttezza, la legalità e la trasparenza: tutto quello che ogni giorno ci viene propinato sotto forma di decreti e trafile burocratiche da compilare ma nelle quali occorre credere fortemente per generare una nuova società. Basta benessere del singolo, sì alla collettività.
La regola è sempre quella: ad ogni azione corrisponde una reazione.
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