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lunedì 31 ottobre 2011
L'amore ai tempi del diario segreto
In solaio scartabellando fra le vecchie cianfrusaglie, i vestiti degli anni '80 (perchè da quelli non si esce mai), i libri di scuola ritrovi il tuo diario segreto di quando eri piccola, quello dei 13\14 anni per intenderci col lucchetto, quello tutto rosa. Lo apri e cominci a leggere quasi a voler scoprire chi eri, cosa pensavi, chi erano i tuoi amici e i tuoi amori. Sì gli amori perchè alla fine il diario era pieno zeppo di racconti "d'amore" quell'amore adolescienziale che cambia con il vento, quello che all'angolo del cortile della scuola si faceva la fatidica domanda "ti metti con me?" e subito dopo non ci si vedeva per un'intera settimana, giusto una telefonata a metà settimana, poi quando ti vedevi l'imbarazzo era talmente forte che non riuscivi a spiccicare parola e la settimana dopo passavi tutto il tempo a pensare "ma vorrà lasciarmi?". E poi alla festa della scuola arrivava .il più carino della scuola a dirti una cosa magari tipo "ma tu sei l'amica di Silvia?" e tutto si cancellava improvvisamente eri innamorata persa di lui. Aaa che tempi splendidi, nessun problema, nessuna sega mentale sul futuro, le cose erano così semplici e istintive, fatte anche di grandi delusioni che però scomparivano nel giro di alcuni giorni. Ora le cose sono molto più complicate, c'è il futuro di mezzo, la vita intera. Sia meglio o peggio non so: sicuro diverso!
giovedì 27 ottobre 2011
Centro di gravità permanente
In ogni persona vivono molte persone ed ognuna di queste persone ha il suo criterio, la sua mente, le sue idee. Il cambiamento di idee, il passare continuamente da un'opinione all'altra è comprensibile quando una persona non ha ancora stabilito una linea di confine tra i suoi pensieri e il mondo, nella quale racchiude i suoi punti fermi e lascia fuori il superfluo. Ma nel momento che si stabilisce questo “centro di gravità permanente” si diventa una quercia secolare in preda ad una tempesta: intoccabile. Il cambiare parere è ragionevole ma sul filo conduttore di un pensiero forte e indissolubile che è la chiave di tutto.
Se non lavoriamo su noi stessi involviamo e degeneriamo spaventosamente.
mercoledì 26 ottobre 2011
Millennium bug
Oggi sono rimasta colpita da un affermazione fatta da un collega mentre si parlava di pratiche burocratiche, clienti grandi che pagano a fatica, figure professionali come i riunionisti, i delegatori etc Ha esordito dicendo: "ma sapete che a fare i mungitori nelle stalle di bestiame si prendono 2500Euro al mese e ne cercano tanti?" Caspita ma allora il problema sì c'è ma ce ne sono altri nascosti.
La mia generazione è stata fortunata e sfortunata al tempo stesso: in passato c'erano unicamente i licei che mandavano direttamente nelle braccia delle università; ho fatto una scuola tecnica e da lì proseguiva solo chi aveva davvero voglia di studiare. c'era ingegneria, la laurea per eccellenza.
Chi è andato si è anche fermato in fretta.
Ho ricevuto un'educazione molto tecnica che ha lasciato poco spazio alla filosofia, alla letteratura e alle lingue ma nel contempo mi ha dato un'infarinata generale su ciò che probabilmente avrei fatto dopo e poter accedere in fretta al mercato del lavoro. Tra l'altro il tessuto industriale della mia zona richiedeva tecnici, li ha sempre cercati, e così dopo i 2 mesi estivi ero già al lavoro e ora sono 14 anni che lo faccio. Diciamo che ho privilegiato il lavoro da scrivania che però lascia spazio anche al cantiere.
Ora vedo intorno a me ragazzi che frequentano le più disparate università il che sia chiaro, è giusto che uno studi ciò per cui si sente portato e che ha voglia di imparare ma è anche vero che ci vuole un filo conduttore con la vita. Una volta si diceva a casa mia dai nonni "stodìa stodìa c'lè mej" quasi lo studiare ed ottenere una posizione da giacca e cravatta fosse equivalente a gonfiare il portafoglio. Bè credo proprio non sia così adesso siamo pieni di gente in giacca e cravatta, o in tailleur per la parità, che fanno le cose più varie, nuove figure professionali dotate di non so bene quale qualità. Bene l'altra sera mi è capitato di vedere
Che tempo che fa su Rai tre dove Dario Fo faceva un monologo sull'evoluzione ed esprimeva concetti sacrosanti sino ad arrivare a dire che in questo momento di crisi dove tutto può saltare da un momento all'altro e i governanti non stanno concludendo molto per salvarci potremmo svegliarci una mattina e i nostri soldi non valgono più nulla, non c'è benzina da mettere nell'auto, l'interruttore non accende più la luce, i cellulari sono muti, il riscaldamento è spento: oddio l'apocalisse!!! Esatto e sapete chi non si accorgerà di questo cambiamento?
L'uomo primitivo che al nostro tempo sono gli aborigeni australiani, le tribù dell'interno dell'Africa, le persone che vivono sulle Ande la gente che insomma non ha perso di vista il vero senso della vita e dell'essere umano, che ha continuato a sopravvivere rispettando la natura e traendo da essa i benefici necessari. Allora mi dico il mungere le mucche al mattino alle cinque è davvero così disdicevole e grezzo per sopravvivere?
Sento lamenti di persone che non hanno un lavoro a cui risulta difficile tirare avanti e pagare le rate di beni comprati in precedenza di cui non avevano per nulla necessità, io dico c'è stato un tempo in cui le cose andavano bene fino a che il profitto non ha preso il sopravvento su tutto: il profitto come unico scopo. Ora questo tempo sembra essere finito e questo metodo collassato io dico che siamo noi a dover fare la differenza. Cerchiamo il nostro legame con la terra e riprendiamo le redini, distinguiamo ciò che è necessario da ciò che è superfluo....perché questi dannati aggeggi che ora occupano buona parte del tempo, forse anche per distrarci, potrebbero non accendersi più e quindi cosa sarà la fine?
La mia generazione è stata fortunata e sfortunata al tempo stesso: in passato c'erano unicamente i licei che mandavano direttamente nelle braccia delle università; ho fatto una scuola tecnica e da lì proseguiva solo chi aveva davvero voglia di studiare. c'era ingegneria, la laurea per eccellenza.
Chi è andato si è anche fermato in fretta.
Ho ricevuto un'educazione molto tecnica che ha lasciato poco spazio alla filosofia, alla letteratura e alle lingue ma nel contempo mi ha dato un'infarinata generale su ciò che probabilmente avrei fatto dopo e poter accedere in fretta al mercato del lavoro. Tra l'altro il tessuto industriale della mia zona richiedeva tecnici, li ha sempre cercati, e così dopo i 2 mesi estivi ero già al lavoro e ora sono 14 anni che lo faccio. Diciamo che ho privilegiato il lavoro da scrivania che però lascia spazio anche al cantiere.
Ora vedo intorno a me ragazzi che frequentano le più disparate università il che sia chiaro, è giusto che uno studi ciò per cui si sente portato e che ha voglia di imparare ma è anche vero che ci vuole un filo conduttore con la vita. Una volta si diceva a casa mia dai nonni "stodìa stodìa c'lè mej" quasi lo studiare ed ottenere una posizione da giacca e cravatta fosse equivalente a gonfiare il portafoglio. Bè credo proprio non sia così adesso siamo pieni di gente in giacca e cravatta, o in tailleur per la parità, che fanno le cose più varie, nuove figure professionali dotate di non so bene quale qualità. Bene l'altra sera mi è capitato di vedere
Che tempo che fa su Rai tre dove Dario Fo faceva un monologo sull'evoluzione ed esprimeva concetti sacrosanti sino ad arrivare a dire che in questo momento di crisi dove tutto può saltare da un momento all'altro e i governanti non stanno concludendo molto per salvarci potremmo svegliarci una mattina e i nostri soldi non valgono più nulla, non c'è benzina da mettere nell'auto, l'interruttore non accende più la luce, i cellulari sono muti, il riscaldamento è spento: oddio l'apocalisse!!! Esatto e sapete chi non si accorgerà di questo cambiamento?
L'uomo primitivo che al nostro tempo sono gli aborigeni australiani, le tribù dell'interno dell'Africa, le persone che vivono sulle Ande la gente che insomma non ha perso di vista il vero senso della vita e dell'essere umano, che ha continuato a sopravvivere rispettando la natura e traendo da essa i benefici necessari. Allora mi dico il mungere le mucche al mattino alle cinque è davvero così disdicevole e grezzo per sopravvivere?
Sento lamenti di persone che non hanno un lavoro a cui risulta difficile tirare avanti e pagare le rate di beni comprati in precedenza di cui non avevano per nulla necessità, io dico c'è stato un tempo in cui le cose andavano bene fino a che il profitto non ha preso il sopravvento su tutto: il profitto come unico scopo. Ora questo tempo sembra essere finito e questo metodo collassato io dico che siamo noi a dover fare la differenza. Cerchiamo il nostro legame con la terra e riprendiamo le redini, distinguiamo ciò che è necessario da ciò che è superfluo....perché questi dannati aggeggi che ora occupano buona parte del tempo, forse anche per distrarci, potrebbero non accendersi più e quindi cosa sarà la fine?
martedì 25 ottobre 2011
una sera di fine ottobre...
Il finimondo stasera fuori. Tuoni e
acqua riempiono il silenzio di rumori. E' davvero piacevole però
ascoltare da qui, sdraiata nel mio letto sotto le coperte. Di solito
la musica la accendo ma stasera basta questo. Probabilmente un po' di
malinconia che mi culla, la malinconia dell'abbandono, del
cambiamento.
Devo lasciare questa casa in cui di
cose ne ho vissute tante. E' stata compagna odiata e maledetta ogni
volta che sono rientrata sola da quella porta, è stata amata per il
suo accogliente abbraccio quando invece volevo tutti fuori dalla mia
vita, è stata degna assistente, silenziosa e discreta, nei momenti
in cui scrivevo, ed è stata madre premurosa nei momenti di buio
profondo. Mi mancherà davvero. Forse mi mancherà questa vita, che
sia chiaro non finisce ma si sospende. Sembra un passo indietro, un
fallimento.
Quando sono venuta qui mi sentivo
fallita più di ogni altra cosa: ero ad un passo da una famiglia con
una bella casa, un uomo premuroso del quale avevo piena fiducia,
amici, animali e tutto andava bene. Improvvisamente il castello si
rompe: distrutto in qualche mese quindici anni di vita se ne sono
andati. Mi ritrovo sola, a casa dei miei genitori con tutta la
famiglia che mi guarda come avessi fatto io questa scelta, chiedendo
di riprovare, di aspettare qualche tempo e ricominciare. Ma no questo
non poteva accadere.
E così la rivincita! Rivincita sul
fallimento sì ma anche un nuovo respiro lontana da tutti quei visi
scontenti, da quella pesantezza che non mi doveva appartenere: avevo
bisogno di aria, aria nuova e di confermare o forse domandare a me
stessa chi ero. E proprio qui ho avuto le mi risposte, le mie
smentite e le mie conferme: m sono conosciuta come mai nella vita,
sono stata sola con me. Sono passati amici che mai avrei creduto
fossero così amici, sono passati uomini e hanno lasciato ricordi,
belli e brutti, ma li hanno lasciati qui. Mi sono ripromessa tante
volte di non fare più entrare nessuno nella mia vita perchè tutte
le volte che qualcuno se ne andava, chiudendo in fronte a me quella
porta, rimanevo sola, a navigare nei ricordi ed ogni angola sapeva
parlare. A loro questo non è mai accaduto e sono convinta che
nemmeno ci hanno pensato ma d'altronde sono uomini. Non voglio
generalizzare qualche eccezione c'è ma si vede che io non l'avevo
mai incontrata.
Ora che ho imparato a viverla questa
casa la devo lasciare, ma mi ha dato tanto: mi ha restituito un Elisa
che mi piace adulta, interessata, che ama scrivere, guardare film,
che ama rischiare, che sa leccarsi le ferite da sola senza il bisogno
di nessuno ma al tempo stesso una buona amica altruista che sa
ascoltare, una donna che una sera di fine ottobre se ne stà da sola
sotto le coperte ad ascoltare le pioggia.
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