Oggi è la giornata mondiale del Parkinson. Ho avuto una nonna che da quanto i ricordi di bambina mi consentono di vedere, ha sempre avuto questa malattia. Non l' ho mai conosciuta veramente un po' perché chiusa in alcuni preconcetti soprattutto religiosi troppo grandi per una bambina di sei anni; un po' perché era difficile mai avere un rapporto sincero, naturale. Ho conosciuto invece mio nonno, suo marito che l'ha amata, aiutata, accudita fino a che ha avuto vita, finita prematuramente purtroppo. Questo dolore è stato grande, talmente tanto da non poter sopportare la vita oltre lui. A leggerla questa storia è tremenda e densa di disperazione, al tempo stesso romantica e piena di sacrificio. La malattia è qualcosa che non dà chance, si presenta e devi farci i conti, violentemente oppure resilientemente; ognuno ha la sua ricetta, il suo modo. Il Parkinson è subdolo perché oltre al fisico violenta anche le cellule più belle del nostro essere umano: uccide l'allegria, esaspera la depressione, ferma la tua vita e ti costringe ad aspettare che la crisi passi. Tremendo! Passi avanti sono stati fatti ma rimane una malattia che toglie alla vita la sua spensieratezza.
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