venerdì 2 dicembre 2011

Ci stiamo sbagliando - "Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film" Luca Carboni 1984



Ci stiamo sbagliando ragazzi
noi che camminiamo sul mondo
noi coi piedi di piombo
restiamo giù
sotto cento chili di cielo
eh... siamo forse degli angeli
Noi no, noi che non siamo le stelle
nemmeno le donne, nemmeno quelle
quelle più belle
o le commesse del negozi del centro
quelle vivono a mezze giornate
eh... no che non sono le fate

Noi, noi ladri di mille lire
cercando il modo per non morire
per non pagare le tasse
per far passare la notte
Ogni tanto parliamo d'amore
o magari fuori c'è il sole
o che magari piove

Poi no, che non siamo da soli
magari siamo in cento milioni
cento milioni cuori
cento milioni di matti
graffiamo e poi facciamo le fusa
eh... proprio come dei gatti

E come i gatti dentro ai giorni e alle notti
noi ci incontriamo e ci guardiamo negli occhi
e poi facciamo l'amore
sì, sì facciamo l'amore
e ogni tanto ci facciamo del male
eh... ogni tanto è normale

Basta non farsi mai prendere in giro
o, almeno,
non farsi portare lontano
vedi che bella la vita
basta andare più piano
magari dimmi come vivono gli angeli
dimmi le fate, se le hai mai incontrate...

mercoledì 30 novembre 2011


Quando una donna smette di essere affascinante, desiderata, ambita?

Quando il comfort e la quotidianità prendono il sopravvento:

smette di essere complice nel letto quando si mostra in tutti i suoi segreti: la maschera di bellezza, l'epilazione, lo shampo colorante, la biancheria comoda tipo nonna, il pigiama;

smette di essere interessante quando parla solo delle cose quotidiane: i soldi, la collega al lavoro, il bollo della macchina, cosa volere per cena la sera;

smette di essere attraente quando la sua femminilità lascia spazio al comfort di tutti i giorni: i tacchi, le calze nere lo smalto per le scarpe da ginnastica, i capelli scaruffati, i maglioni larghi;

Donne rimanente sempre le creature affascinanti che siete!
Non smettete mai di essere femminili, di covare nel cervello le fantasie e i sogni esclusivi del nostro mondo femminile, solo così non sarete mai vittime di un abbandono.


martedì 29 novembre 2011

Poesia per lei


Piccola amica mia
non sarà mai abbastanza il tempo che abbiamo passato insieme
ci siamo trovate d'estate in un campo in procinto della trebbiatura
l'ho capito subito che eri speciale
Insieme abbiamo passato tante giornate
siamo andate insieme all'oasi
la nel verde col tuo bel guinzaglio
siamo anche andati al mare, fantastica
hai dormito tutto il viaggio in autostrada.
Hai vissuto in molte case
Magreta 1, Magreta 2, Baggiovara, Formigine e ancora Baggiovara
hai viaggiato prima con noi, poi con me.
Hai sempre custodito il mio sonno quasi come un angelo custode
il tuo secondo padrone mi aveva detto che eri lì apposta.
Eri buffa e simpatica
e il tuo soprannome Maffa faceva tanto ridere
se penso al perchè te l'abbiamo dato.
Alcune volte non ti capivo lo ammetto
e vorrei ridarti ora tutto l'amore che se possibile non ti ho dato
quando eri qui con me.
Se penso che quella macchina che ti ha suonato
tu non l'hai sentita sarai stata terrorizzata
quando hai visto che non si sarebbe fermata.
Piccola mia sei stata la mia prima compagna
ti ho voluto davvero tanto bene
e non trovo giusto che qualcuno una notte di novembre
ti abbia tolto la vita.
Questo è il caso, la fatalità ma è troppo presto
non dovevi spezzare quel filo ora.

Poesia per me

Lei 
lei del terzo piano
finestre socchiuse
luce fioca che ribatte sulla parete arancione
due micie bianche a farle la guardia
mentre se ne sta sul balcone a fumare
scrivendo sul suo taccuino
mentre i lunghi capelli le scivolano sul viso.

Non le manca mai la musica,
accesa ogni istante che lei è lì
su quella sedia.

Gli occhi rivolti al cielo la notte
cercano la luna, le stelle
ha lo sguardo sognante lei.

Strano dire perchè sia sempre sola
forse lo vuole, forse no
ma lei il cielo
lo guarda ancora.

Non so se la rivedrò so che lascerà quel balcone
quella tana di solitudine
che l'ha protetta e accudita durante la sua rinascita.

E' certo che mi mancherà vederla mentre accarezza la gatta 
che impavida cammina sul filo della ringhiera
lì al terzo piano.


lunedì 28 novembre 2011

Eugenio Montale "Ossi di seppia" 1920-1927

Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.

Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.

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