Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate al massimo. Per fortuna la poesia non è una merce [...]
Le arti, tutte le arti visuali, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L'arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l'uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza. Ciò vale anche per la musica esclusivamente rumoristica che si ascolta nei luoghi dove milioni di giovani si radunano per esorcizzare l'orrore della solitudine. Ma perché oggi più che mai l'uomo civilizzato è giunto ad avere orrore di se stesso? [...]
Sotto lo sfondo così cupo dell'attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa la radio, soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessioni. Il tempo si fà più veloce, opere di pochi anni fa sembrano datate e il bisogno che l'artista ha di farsi ascoltare prima o poi diventa bisogno spasmodico dell'atuale, dell'immediato. Di qui l'arte nuova del nostro tempo che è lo spettacolo [..] C'è una grande sterilità in tutto questo, un immensa sfiducia nella vita. In tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia? La poesia così detta lirica è opera, frutto di solitudine e accumulazione. [...] Non si creda che io abbia un'idea solipsistica della poesia. L'idea di scrivere per i così detti happy few non è mai stata mia. In realtà l'arte è sempre per tutti e per nessuno, ma quel che resta imprevedibile è il suo vero begetter, il suo destinatario. L'arte-spettacolo, l'arte d massa, l'arte che vuole produrre una sorta di massaggio fisico-psichico su un ipotetico fruitore ha dinanzi a sé infinite strade perché la popolazione del mondo è in continuo aumento. Ma il suo limite è il vuoto assoluto [...]
Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà sopravvivere la poesia nell'universo delle comunicazioni di massa ? E' ciò che molti si chiedono ma a ben riflettere la risposta non può che essere affermativa. Se s'intende per poesia la così detta bellettristica (belle lettere: nel senso di produzione letteraria di massa) è chiaro che la produzione mondiale andrà a crescere a dismisura. Se invece ci limitiamo a quella che rifiuta con orrore il termine di produzione, quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta un'epoca e tutta una situazione linguistica e culturale, allora bisogna dire che non c'è morte possibile per la poesia
da E.Montale, Sulla poesia, Mondadori Milano 1976
Pagine
- Le strade del cuore 2023
- Non far rumore 2020
- Poesie svelate 2017
- Ritratti di donne 2018
- Prima di te 2017
- Vivere Milano 2016
- L'inquietudine della stabilità 2016
- E' l'amore che divora 2012
- Nuove poesie
- Premi
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- Citazioni
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- Cinema
- Parole importanti
- Riflessioni
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- Elymania Project
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domenica 14 ottobre 2012
lunedì 2 aprile 2012
Motivi - Eugenio Montale - Altri versi
Forse non era inutile
tanta fatica
tanto dolore.
E forse pensa
così di noi e di sè
questo pseudo merlo orientale
che fischia nella sua gabbia
e imita la nostra voce.
C'è chi fischia di più
e c'è chi fischia di meno
ma anche questo è umano.
tanta fatica
tanto dolore.
E forse pensa
così di noi e di sè
questo pseudo merlo orientale
che fischia nella sua gabbia
e imita la nostra voce.
C'è chi fischia di più
e c'è chi fischia di meno
ma anche questo è umano.
martedì 6 marzo 2012
Eugenio Montale
La poesia consiste,
nei suoi secoli d'oro,
nel dire sempre peggio
le stesse cose. Di qui l'onore e il pregio.
In tempi magri è un'epidemia,
chi non l'ha avuta l'avrà presto, ma
oguno crede che la malattia
sia di lui solo e che all'infermeria
il posto per l'egregio sia il peggiore.
nei suoi secoli d'oro,
nel dire sempre peggio
le stesse cose. Di qui l'onore e il pregio.
In tempi magri è un'epidemia,
chi non l'ha avuta l'avrà presto, ma
oguno crede che la malattia
sia di lui solo e che all'infermeria
il posto per l'egregio sia il peggiore.
Eugenio Montale
L'immagine del diavolo può sembrare
malvagia ma non è. A lui dobbiamo
forse non la Maiuscola ma il rispetto
ch'è dovuto al più forte. Ormai non si presenta
come un cane barbone o frate grigio. E' un amico,
un buon amico che ci trae dai guai,
un padrone di casa che tratta a meraviglia
i suoi contubernali.
malvagia ma non è. A lui dobbiamo
forse non la Maiuscola ma il rispetto
ch'è dovuto al più forte. Ormai non si presenta
come un cane barbone o frate grigio. E' un amico,
un buon amico che ci trae dai guai,
un padrone di casa che tratta a meraviglia
i suoi contubernali.
Vizi |
giovedì 2 febbraio 2012
Gli animali - da "Quaderno di quattro anni" Eugenio Montale
Gli animali di specie più rara
prossima a estinguersi
destano costernazione
in chi sospetta che il loro Padre ne abbia
perduto lo stampino.
Non è che tutti siano stati vittime
degli uomini e dei climi
o di un artefici divino.
Chi li ha creati li ha creduti inutili
al più infelice dei suoi prodotti: noi.
prossima a estinguersi
destano costernazione
in chi sospetta che il loro Padre ne abbia
perduto lo stampino.
Non è che tutti siano stati vittime
degli uomini e dei climi
o di un artefici divino.
Chi li ha creati li ha creduti inutili
al più infelice dei suoi prodotti: noi.
lunedì 28 novembre 2011
Eugenio Montale "Ossi di seppia" 1920-1927
Mia vita, a te non chiedo lineamenti
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.
fissi, volti plausibili o possessi.
Nel tuo giro inquieto ormai lo stesso
sapore han miele e assenzio.
Il cuore che ogni moto tiene a vile
raro è squassato da trasalimenti.
Così suona talvolta nel silenzio
della campagna un colpo di fucile.
domenica 20 novembre 2011
Eugenio Montale "Ossi di seppia"
Forse un mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo;
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo;
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Eugenio Montale - "Le occasioni" Parte seconda - Mottetti
La speranza di pure rivederti
m'abbandonava;
e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d'immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distortoe fatto labile,
un tuo barbaglio:
(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al gunizaglio)
m'abbandonava;
e mi chiesi se questo che mi chiude
ogni senso di te, schermo d'immagini,
ha i segni della morte o dal passato
è in esso, ma distortoe fatto labile,
un tuo barbaglio:
(a Modena, tra i portici,
un servo gallonato trascinava
due sciacalli al gunizaglio)
lunedì 7 novembre 2011
Eugenio Montale - da "Diario del '71 e del '72"
Non mi stanco di dire al mio allenatore
getta la spugna
ma lui non sente nulla perchè sul ring o anche fuori
non s'è mai visto.
Forse, a suo modo, cerca di salvarmi
dal disonore. Che abbia tanta cura
di me, l'idiota, o io sono il suo buffone
tiene in bilico tra la gratutudine
e il furore.
getta la spugna
ma lui non sente nulla perchè sul ring o anche fuori
non s'è mai visto.
Forse, a suo modo, cerca di salvarmi
dal disonore. Che abbia tanta cura
di me, l'idiota, o io sono il suo buffone
tiene in bilico tra la gratutudine
e il furore.
lunedì 12 settembre 2011
Il male di vivere - Eugenio Montale
Spesso il male di vivere ho incontrato:
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
12 ottobre 1896 - 12 settembre 1981
era il rivo strozzato che gorgoglia,
era l'incartocciarsi della foglia
riarsa, era il cavallo stramazzato.
Bene non seppi, fuori del prodigio
che schiude la divina indifferenza:
era la statua nella sonnolenza
del meriggio, e la nuvola, e il falco alto levato.
12 ottobre 1896 - 12 settembre 1981
domenica 31 luglio 2011
LINDAU - EUGENIO MONTALE "LE OCCASIONI" 1928-1939
La rondine vi porta
fili d'erba, non vuole che la vita passi.
Ma tra gli argini, a notte, l'acqua morta
logora i sassi.
Sotto le torce fumicose sbanda
sempre qualche ombra sulle prode vuote.
Nel cerchio della piazza una sarabanda
s'agita al mugghio dei battelli a ruote.
fili d'erba, non vuole che la vita passi.
Ma tra gli argini, a notte, l'acqua morta
logora i sassi.
Sotto le torce fumicose sbanda
sempre qualche ombra sulle prode vuote.
Nel cerchio della piazza una sarabanda
s'agita al mugghio dei battelli a ruote.
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