giovedì 14 luglio 2016

una morte lenta

Da qualche tempo denoto una sempre maggior tendenza ad esaltare e accrescere solo il ramo tecnologico, come se solo da questo dipendesse il destino del mondo. Costruiamo oggetti sempre più preformanti e la priorità sembra essere quella di fare tutto con il telefonino.
Poi d’un lampo succedono cose come un tifone, piuttosto che l’eruzione di un vulcano, un terremoto, gli incendi.  Queste cose ci hanno sempre colti di sorpresa.
Ovvio che sono eventi talmente tanto imprevedibili e maestosi che non si può correre ai ripari in via preventiva. Certo è che però, nella lunga lista delle priorità di un paese in crisi, vengono messe sempre in ultima fila perché non essendo certo il loro verificarsi, i soldi vengono risparmiati per qualcosa di più urgente. La politica oramai ragiona così, solo ed unicamente per urgenze e non ha più un pensiero a lungo termine.
Oltre questo poi, sembra che il nostro interessamento, come essere umani, per la terra sia totalmente assente. Per 10 persone che hanno un etica ambientale ce ne sono 10.000 che se ne fregano. La terra è viva e anche se non manifesta la sua grandezza ogni giorno, è presente e ci garantisce la vita. 
Ci sono momenti in cui ci ricorda che dobbiamo a lei questa vita e lo fa spesso con violenza. Allora tutti lì a disperarci, a cercare un colpevole, ignorando che l’abitudine al menefreghismo ci ha portato fino a dove siamo ora.
Dovrebbe esserci maggior interessamento per tutto, tra cui il nostro pianeta.

Le persone sono esasperate dai pagamenti, dal lavoro, dalle multe e non riescono a uscire da questo circolo vizioso. Così chiudono la mente e limitano le sue iterazioni, chiudono ogni possibile spiraglio nel cervello perché non entri nulla. Smettono di chiedersi il perché delle cose giustificando che non possono pensare a tutto e così piano piano muoiono dentro.  

mercoledì 13 luglio 2016

Giorgio Gaber Sandro Luporini - monologo Il Grigio 1988-1990

Io ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione, ingenuità forse…e mi ritrovo addosso in un attimo quello da cui ero scappato, o meglio, da cui credevo di essere scappato. E’ bastato un niente: quella finestra quella fluorescenza un simbolo per carità uno specchio magico … no, una lente di ingrandimento del tutto sì, della volgarità dilagante.
La volgarità degli oggetti, delle case, delle parole. La volgarità delle facce dei vestiti delle risate. La volgarità degli uomini politici degli intellettuali, degli attori, dei cantinati, del successo. La volgarità del mondo intero tutto dentro la scatola nel tubo….sì la fluorescenza: tutta la volgarità del mondo minuto per minuto.
E’ per questo che scappi da tutto, perché senti che ti fa male, un male fisico, ti fa male dentro. E diventi più brutto e più cattivo. E non te ne accorgi perché oramai è la tua vita, la normalità. Perché la volgarità è in tutto. La volgarità dei giornalisti, dello scoop, dell’informazione. La volgarità dei presentatori col pubblico che applaude, che ride, che partecipa. E i bambini che telefonano, che giocano e gettoni d’oro, i biscotti, i profilattici… di più sempre di più Niente te ne stai lì inchiodato, instupidito, ipnotizzato. Sì la fluorescenza, la fluorescenza. E’ lei che fa venire il cancro. Ce l’ho addosso, ce l’abbiamo addosso. E se ne parla, invece di vergognarsi si discute: questo è meglio, questo è peggio. Zitto zitto…basta!

Bisognerebbe urlare dentro la propria testa, sì urlare dentro la propria testa!    

Luporini

martedì 12 luglio 2016

#tragedia

Quanto quello che è accaduto oggi ha bisogno di spettacolarizzazione? Qual'è l'atteggiamento che la stampa dovrebbe avere nei confronti di una simile tragedia? Quanto è necessario cercare informazioni e commenti da coloro che hanno vissuto quel momento?
Ore di telegiornale a fare supposizioni, a cercare un colpevole, nelle prime ore, senza nessun fondamento di prove.
Il rispetto delle vittime e delle loro famiglie, la necessità di una gustizia che colpisca i colpevoli.
Solo silenzio e tanta tristezza!

#PostProvocatori


val all'articolo su TPI

Stamattina è stato postato questo articolo anche su Facebook e se ne sono viste delle belle nell'eterna diatriba tra vegetariani e carnivori. In alcuni casi si è proprio toccato il fondo e infatti mi sono sentita di segnale due persone del gruppo per i commenti inadeguati, offensivi e senza alcun rispetto per le idee degli altri, guardando i profili si giungeva immediatamente alla conclusione di che persone sono.  Ovviamente il post è provocatorio ma riconduce tutto al concetto di equilibrio che tanto sponsorizzo. Purtroppo mi rendo conto che la gente non vuole capire ed è impegnata solo a blaterare cose senza senso.

venerdì 8 luglio 2016

Kitchen - Banana Yoshimoto

Chi nella vita non conosce almeno una volta la disperazione e non capisce quali cose valgano veramente, diventa adulto senza aver mai capito che cosa sia veramente la gioia.



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