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venerdì 14 aprile 2017

Non è più il momento - Giorgio Gaber

Non è più il momento c’è solo un po' di nostalgia
stava per nascere qualcosa la nostra rabbia era allegria
per tenerci in vita ci bastava una cazzata
non si sa perché improvvisamente non è più il momento per niente

Non è Più il Momento - 1984/1985- Gaber

martedì 19 luglio 2016

#Gaber #un'idea

Un'idea, un concetto, un'idea, finché resta un'idea è soltanto un'astrazione.
Se potessi mangiare un'idea,  avrei fatto la mia rivoluzione.

mercoledì 13 luglio 2016

Giorgio Gaber Sandro Luporini - monologo Il Grigio 1988-1990

Io ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione, ingenuità forse…e mi ritrovo addosso in un attimo quello da cui ero scappato, o meglio, da cui credevo di essere scappato. E’ bastato un niente: quella finestra quella fluorescenza un simbolo per carità uno specchio magico … no, una lente di ingrandimento del tutto sì, della volgarità dilagante.
La volgarità degli oggetti, delle case, delle parole. La volgarità delle facce dei vestiti delle risate. La volgarità degli uomini politici degli intellettuali, degli attori, dei cantinati, del successo. La volgarità del mondo intero tutto dentro la scatola nel tubo….sì la fluorescenza: tutta la volgarità del mondo minuto per minuto.
E’ per questo che scappi da tutto, perché senti che ti fa male, un male fisico, ti fa male dentro. E diventi più brutto e più cattivo. E non te ne accorgi perché oramai è la tua vita, la normalità. Perché la volgarità è in tutto. La volgarità dei giornalisti, dello scoop, dell’informazione. La volgarità dei presentatori col pubblico che applaude, che ride, che partecipa. E i bambini che telefonano, che giocano e gettoni d’oro, i biscotti, i profilattici… di più sempre di più Niente te ne stai lì inchiodato, instupidito, ipnotizzato. Sì la fluorescenza, la fluorescenza. E’ lei che fa venire il cancro. Ce l’ho addosso, ce l’abbiamo addosso. E se ne parla, invece di vergognarsi si discute: questo è meglio, questo è peggio. Zitto zitto…basta!

Bisognerebbe urlare dentro la propria testa, sì urlare dentro la propria testa!    

Luporini

lunedì 13 giugno 2016

#Gaber

Milano, giugno 2016

Ciao Giorgio! Vorrei tanto vivere l’illusione di poterti parlare almeno una volta ma in questa vita è proprio impossibile. Sono venuta a trovarti al Monumentale qualche tempo fa, sai? Ho fatto molta fatica per trovare dove riposi; l’ho girato quasi tutto prima di vederti. Ero felice quando ho visto che eri in buona compagnia vicino ad Alda, Enzo e Franca e ho pensato alle discussioni che farete lassù.
Ci manchi molto quaggiù! Il tuo modo di narrare la vita era unico: dai racconti spassosi sulla famiglia, alle riflessioni sul genere umano, all'ironia che sapeva sottolineare lo svilimento dell’uomo, ma soprattutto il modo che avevi di comunicare l’emozione e la poesia.
Ora anche io vivo qui a Milano e grazie a te l’ho sentita più familiare: sai io vengo dalla campagna e un po’ la pensavo come Celentano quando cantava “solo case su case, catrame e cemento”. La città mi spaventava devo dirti, ma ora che ci sono ci trovo anche tanta umanità.
Pensa che Sergio, mio suocero, che aveva con te un amico in comune, mi ha detto che una sera a Milano hai cantato Non arrossire per lui e sua moglie. Da allora complice i miei suoceri che sono una bellissima coppia e l’immagine che grazie a quella canzone ho negli occhi, ascolto quella canzone e piango sempre. La purezza del sentimento, la semplicità di amare, l’imbarazzo delle effusioni c’è tutto in quella canzone. Che bomba che eri!
Hai saputo leggere il contemporaneo, la massa, le cose che stavano cambiando, l’uomo. Ci hai fornito la possibilità di riflettere sulle cose, cercando di aprirci gli occhi ma caro Giorgio nonostante fossero in tanti ad ascoltarti, sono di più quelli che delle emozioni, degli ideali, dell’essere umani non gli frega proprio un bel niente.
Non so cosa penseresti ora di questo mondo: non è cambiato molto da quando eri con noi, anzi se si può è peggiorato. Vorrei sapere se avresti ancora voglia di parlarci, di aiutarci ad uscire da questo sonno, di regalarci la speranza.  So che tu non volevi essere titolato profeta o peggio ancora un risolutore, perché in realtà non avevi nessuna risposta.
Chissà sarà una prerogativa degli italiani l’assistenzialismo, il pensare che ci sia qualcuno che bada a noi e ci dà la via?
Forse per questo oggi non ci sono vie da seguire: nessuno sa più quali sono le cose importanti, i valori. Le persone viaggiano confuse nella vita, bombardante solo da messaggi consumistici, perle di odio razziale e immagini propinate alla tv relativi ad ogni tipo di povertà umana.
Quelli che sono alla guida sono forse più biechi e ignoranti di quelli che stanno sotto ed è anche per questo Giorgio che ho tanta paura. Purtroppo non nutro nessuna fiducia che possa migliorare qualcosa.
Come dicevi nella tua canzone “Si può” oggi tutto dura il tempo di un secondo: “Per ogni assillo, rovello sociale, sembra che la gente goda tutti che dicono la loro, facciamo un bel coro di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda” e il giorno dopo?! Non si ricorda più nemmeno il motivo per cui tanto ci si scalda. E questa è stata un’arma potentissima che ha contribuito a distruggere ogni tipo di emozione.
Di questi tempi ogni giorno si susseguono tragedie di proporzioni enormi che spaziano dalla libertà di espressione alla libertà di essere: ci se ne preoccupa il giorno stesso, la politica provvede a metterci una pezza e domani non è più importante.
Giorgio vorrei che nelle scuole insegnassero ciò che tu e Luporini scrivevate perché è dannatamente attuale e può aiutare le nuove generazioni a uscire dall'intorpidimento cerebrale che chissà quale diavolo ha promosso e che l’uomo è riuscito per bene a fare suo. Vorrei che le nuove generazioni facessero crescere persone come te, anche se dubito che saranno capaci di farli emergere se il mondo continua in questa direzione.
In realtà Giorgio ti volevo solo dire grazie, per tutto quello che hai fatto e per il patrimonio che ci hai lasciato. Ci sono persone in gamba che stanno continuando a portare avanti le tue opere, prima tra tutti tua figlia, e li ringrazio traghetteranno negli anni questo bagaglio immenso che ci hai donato.


http://www.giorgiogaber.it/







martedì 27 ottobre 2015

Chiedo scusa se parlo di Gaber - Giandomenico Curi

La mia generazione ha perso: sicuramente non è un espressione ottimista e consolatoria ma per quanto mi riguarda mi sembra una constatazione doverosa. D'altronde solo la lucidità nel riconoscere i propri errori e il coraggio di affrontarli può aiutarci a trovare la forza per un reale cambiamento. Riconosco che la mia generazione ha perso, ma l'ammissione di una sconfitta e la sua analisi disincantata sono l'unica speranza, l'unico reale contributo che possiamo dare a chi viene dopo di noi. [...] 
Non è solo il fallimento di un'idea politica non è il funerale delle ideologie non è l'incertezza del futuro; preferisco pensare a un mutamento oserei dire antropologico dell'individuo totalmente oggetto della violenza del mercato. Noi con i nostri slanci, i nostri ideali le nostre utopie, siamo riusciti davvero a migliorare il mondo? Siamo stati padri migliori di quelli che ci hanno preceduto? Siamo stati un riferimento attendibile, un esempio valido per i nostri figli? 
Purtroppo la mia risposta non riesce a essere positiva. La gente mi piace sempre meno e l'uomo mi sembra arrivato al suo minimo stato di coscienza. Tutto quello in cui abbiamo creduto non trova più nessun riscontro, non esiste più: siamo decisamente una razza in estinzione"

mercoledì 10 settembre 2014

....con lo sguardo a ieri!

Mi vedo spesso, quando ho un attimo per mettermi lì tranquilla a guardare qualcosa, andare su youtube e cercare filmati di grandi del passato, citandone uno, Gaber. Voglio sentire che siamo altro, che l'essere umano è qualcosa di strepitoso, incantevole, commovente, intenso. La forma di intelligenza per eccellenza.
Non posso pensare che tutto si riduca alla povertà d'animo e di coscienza che vedo oggi intorno a me.
Allo stesso tempo però quando tutti i giorni mi riempio la bocca di ricerca del nuovo, del cambio di mentalità, dell'opera positiva dei giovani non capisco perché anch'io cado nell'errore di guardare più spesso al passato che al futuro. Anche questa è una forma di "comfort" che non lascia spazio all'innovazione, quasi si avesse sempre bisogno del conforto di qualcosa andato bene per trovare una via già percorsa. Semplicemente però credo che ogni epoca, ogni periodo abbia avuto i suoi innovatori, i suoi intellettuali, i suoi "degni di nota" che lo sono stati nel loro momento. Forse oggi si ha paura di affrontare la novità o forse si è talmente stanchi che si preferisce vedere le lotte degli altri, giudicarle, standosene tranquilli e poco coinvolti.  Oggi viviamo un grande inganno: credere che si stia progredendo facendo grandi passi grazie alla tecnologia e la velocità con cui scambiamo le informazioni, in questo modo smart: dal rapporto familiare e sociale, al dirigere un'azienda o meglio ancora uno stato. Il pensiero e la riflessione sono necessari sempre in ogni campo e questi hanno bisogno di tempo e dedizione. Velocità per cosa?! La grande contraddizione della valanga di informazioni che invadono la nostra vita è che di ognuna si legge solo 1/10 di ciò che contiene, non si approfondisce per non perdere tempo e non si nutre così l'intelligenza e lo studio.
Leggevo nel libro di Luporini che lui e Gaber si trovavano una volta all'anno nella casa in Versilia e si prendevano il tempo che gli serviva per chiacchierare ed analizzare il tempo che stavano vivendo e da queste discussioni prendevano vita gli spettacoli di Gaber che è innegabile siano tutt'ora attualissimi. E' vero che poche sono le cose cambiate: i problemi di allora sono li stessi di oggi, purtroppo. Però anche solo nel nostro piccolo, staccandoci un poco da quella che è la corsa di ogni giorno e riflettendo sul percorso del proprio io si aprono grandi riflessioni e si minimizzano tutte quelle cose che ci sembrano enormi e degne di un'attenzione che in realtà non meritano. I rapporti umani, il buon senso, la coerenza, la forza delle proprie idee: sono queste le cose che ci rendono speciali e sopratutto testimoniano, dando l'esempio, che si può essere migliori. Migliori non postando una battaglia sul web contro il politico di turno ma affermando con forza e tenacia il nostro io attraverso un comportamento coerente con la nostra idea, in rete e nella realtà. Riprendiamoci la vita e restiamo umani!

martedì 28 gennaio 2014

G - Vi racconto Gaber - Sandro Luporini

http://www.giorgiogaber.it/news/g-vi-racconto-gaber-sandro-luporini

Sono poche le volte che si rimane sorpresi, estasiati, cambiati dalla lettura di un libro. Siamo sinceri si contano sulle dita di una mano. Ebbene di fronte a questo testo sono state le mie sensazioni.
Molte pagine che scorrono veloci sotto gli occhi generando una sete di passare alla riga successiva per leggere ancora e ancora le parole di una persona che assieme ad uno dei mostri sacri della nostra epoca racconta quel che era l'Italia, quel che era il pensiero, la curiosità, la speranza di cambiamento.
Inutile dire che ciò che queste persone hanno visto e hanno raccontato ancor oggi si presenta vivo e denso di significato come se il tempo non si fosse fermato mentre per assurdo noi pensiamo di stare girando alla velocità della luce. Invece siamo fermi, statici, vuoti e occupati a farci riempire la vita di sogni già infranti, di notizie da telegiornale, di angherie politiche, di un enorme nulla; senza pensare che la nostra vita scorre inesorabile e non riusciamo a farne qualcosa di eccezionale. Letture come queste fanno riflettere su cosa davvero è importante. Parlando con un collega  chiedevo come mai non esistono più persone come Gaber persone di una così estrema intelligenza e lui per contro mi ha detto ...e se non fosse intelligenza ma solo buon senso? ... vorrebbe dire che nemmeno più quello fa parte dell'uomo.

mercoledì 8 gennaio 2014

tratto da Vi racconto Gaber - La libertà

[...] Quel paragrafo di Adorno parlava di qualcosa che anche io cominciavo a pensare e mi convinse definitivamente del fatto che le nostre teorie sul famoso amore libero non erano altro che una facile via di fuga e una moda. Era vero che l'obbligo alla fedeltà, che un certo moralismo tipicamente borghese ci imponeva, era uno strumento di repressione, ma non avevamo capito che liberare l'amore passando dal tradimento piccolo-borghese, segreto e clandestino, a quello conclamato, apertamente dichiarato, era di per se un'idea fallimentare. La libertà non è mai pura assenza di vincoli. La libertà quella vera implica un percorso faticoso per preservare proprio quei vincoli che ci costituiscono. Insomma non avevamo capito che forse era proprio attraverso la fedeltà che gli uomini e le donne potevano finalmente liberarsi e non attraverso un atteggiamento libertario esteriore e modaiolo. [....] Ecco io e Giorgio credevamo nella possibilità di un'unione basata sula capacità di crescere insieme. Se all'interno di una società l'amore vuole rappresentarne la parte migliore,è bene che si manifesti con una costanza e una resistenza consapevoli.

Sandro Luporini - Vi racconto Gaber

giovedì 7 novembre 2013

Massificazione

Alla fine degli anni 70 Gaber disse "mi pare che il discorso sia continuo. Parte coi reduci del 68 e descrive la crisi dell individuo con la sua perdita d'identità, il suo non sapere chi è, il suo bisogno di avere una carta d'identità  per riconoscersi e lo segue in tutti gli sforzi che fa per togliersi di dosso questo peso della produzione che lo schiaccia, la sua ricerca di libertà che troppo spesso si rivela non antagonistica al sistema e alla produzione". Io lo riprendo dicendo che è ancora continuo. Il termine massificazione è oggi più che mai d'attualita. Abbiamo perso ogni singola fonte di diversità, azzerando un sistema al solo servizio del denaro, della civilta dei consumi in mano a pochi potenti. Non siamo più individui ma numeri, pedine di una scacchiera sulla quale a perdere e' la bellezza dell'individuo. 

giovedì 16 maggio 2013

tratto da Non insegnate ai bambini

Coltivate in voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all'amore il resto è niente.

Gaber

giovedì 14 marzo 2013

Gaber - Il grido

E voi così innocenti colpevoli d'esser nati
in giro per le strade gli sguardi vuoti i gesti un po' sguaiati
si vede da lontano che siete privi di ideali
con quello spreco di energia dei giovani normali.

E voi che pretendete che tutto vi sia dovuto
con la scusa infantile che nessuno mi ha mai capito
siete così velleitari come artisti improvvisati
con quella finta libertà dei giovani viziati.

È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che rincorrete, decisi e intraprendenti
l'idea di una carriera tipo imprenditori sempre più rampanti
disponibili a tutto, all'occorrenza anche disonesti
con tutta la meschinità dei giovani arrivisti.

E voi così randagi sempre sull'orlo del suicidio
covate ben racchiusa dentro al vostro petto un'implosione d'odio
l'eroico vittimismo da barboni finti e un po' frustrati
e col cervello in avaria dei giovani scoppiati.

È una rabbia che vi stravolge e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che brancolate in un delirio tra il male e il bene
col rischio di affondare nella totale degradazione
aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi
per costruire una realtà di giovani diversi.


C'è nell'aria un'energia che non si sblocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca

venerdì 8 marzo 2013

Giorgio Gaber, Sandro Luporini, "Secondo me la donna"

Secondo me all'inizio c'è sempre una donna.
Secondo me la donna è stato il secondo errore di Dio. Il primo...
Secondo me una donna è donna da subito. Un uomo è uomo a volte prima, a volte dopo. A volte mai.
Secondo me una donna è coinvolta sessualmente in tutte le vicende della vita. A volte persino nell'amore.
Secondo me una donna innamorata imbellisce. Un uomo... rincoglionisce.
Secondo me in un salotto quando non c'è neanche una donna è come recitare in un teatro vuoto. Se invece non c'è neanche un uomo, tra le donne si crea una complice atmosfera di pace. Appena arriva un uomo è la guerra.
Secondo me un uomo che si vanta di iniziare le donne ai piaceri dell'amore è come il turista che mostra alla guida le bellezze della città.
Secondo me per una donna che non ha fortuna in amore non si può usare il termine "sfigata".
Secondo me un uomo che dice di una donna "quella lì la dà via" meriterebbe che a lui le donne non gliela dessero proprio mai.
Secondo me una donna che fa l'amore per interesse è una puttana. Se lo fa invece perché le piace è... non c'è la parola.
Secondo me una donna che dice a un uomo con cui sta facendo l'amore "Come con te con nessuno" andrebbe comunque arrestata per falsa testimonianza.
Secondo me le donne quando ci scelgono non amano proprio noi... forse una proiezione, un'immagine, un sogno. Ma quando ci lasciano siamo proprio noi quelli che non amano più.
Secondo me il primo maschilista è stato Dio che si è fatto uomo. Però io, se fossi stato Dio, non so se la donna l'avrei firmata.
Secondo me una donna che si offre sessualmente a un uomo ed è respinta rimane sconcertata. Non ci può credere. Il suo primo pensiero è che lui sia omosessuale, ma in genere questa versione non regge. E allora pensa: 'Eh già, lui si difende... ha paura di essere troppo coinvolto emotivamente... oppure si sente bloccato dall'eccessiva eccitazione...' Il fatto che lei possa non piacere è un'ipotesi che non può assolutamente prendere in considerazione.
Donna, l'angelo ingannatore. L'ha detto Baudelaire.
Donna, il più bel fiore del giardino. L'ha detto Goethe.
Donna, femina maliarda. L'ha detto Shakespeare.
Donna, sei tutta la mia vita. L'ha detto un mio amico ginecologo.
Secondo me una donna che oggi fa la madre di famiglia e rinuncia a lavorare, sbaglia. Se invece lavora e rinuncia a fare la madre di famiglia, sbaglia. Se cerca contemporaneamente di lavorare e di fare la madre di famiglia… sbaglia. Sbaglia comunque. L'uomo invece non sbaglia mai. Sono secoli che sa quello che deve fare. Forse è per questo che è così intronato. O forse anche per qualche altra ragione...

(Giorgio Gaber, Sandro Luporini, "Secondo me la donna", dallo spettacolo "Un'idiozia conquistata a fatica")

giovedì 17 gennaio 2013

Quando sarò capace di amare - Giorgio Gaber

Quando sarò capace di amare
probabilmente non avrò bisogno
di assassinare in segreto mio padre
né di fare l'amore con mia madre in sogno

Quando sarò capace di amare
con la mia donna non avrò nemmeno
la prepotenza e la fragilità
di un uomo bambino

Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che ci sia davvero
che non affolli la mia esistenza
ma non mia stia lontana neanche col pensiero.

Vorrò una donna che se io accarezzo
una poltrona, un libro o una rosa
lei avrebbe voglia di essere solo
quella cosa.

Quando sarò capace di amare
vorrò una donna che non cambi mai
ma dalle grandi alle piccole cose
tutto avrà un senso perché esiste lei

Potrò guardare dentro al suo cuore
e avvicinarmi al suo mistero
non come quando io ragiono
ma come quando respiro.

Quando sarò capace di amare
farò l'amore come mi viene
senza la smania di dimostrare
senza chiedere mai se siamo stati bene

E nelle silenzio delle notti
con gli occhi stanchi e l'animo gioioso
percepire che il sonno è vita
e non risposo

Quando sarò capace di amare
mi piacerebbe un amore
che non avesse alcun appuntamento
col dovere

Un amore senza sensi di colpa
senza alcun rimorso
egoista e naturale come un fiume
che fa il suo corso

Senza cattive o buone azioni
senza altre deviazioni
che se anche il fiume potesse avere
andrebbe sempre al mare

Così vorrei amare

.



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