lunedì 13 giugno 2016

#Gaber

Milano, giugno 2016

Ciao Giorgio! Vorrei tanto vivere l’illusione di poterti parlare almeno una volta ma in questa vita è proprio impossibile. Sono venuta a trovarti al Monumentale qualche tempo fa, sai? Ho fatto molta fatica per trovare dove riposi; l’ho girato quasi tutto prima di vederti. Ero felice quando ho visto che eri in buona compagnia vicino ad Alda, Enzo e Franca e ho pensato alle discussioni che farete lassù.
Ci manchi molto quaggiù! Il tuo modo di narrare la vita era unico: dai racconti spassosi sulla famiglia, alle riflessioni sul genere umano, all'ironia che sapeva sottolineare lo svilimento dell’uomo, ma soprattutto il modo che avevi di comunicare l’emozione e la poesia.
Ora anche io vivo qui a Milano e grazie a te l’ho sentita più familiare: sai io vengo dalla campagna e un po’ la pensavo come Celentano quando cantava “solo case su case, catrame e cemento”. La città mi spaventava devo dirti, ma ora che ci sono ci trovo anche tanta umanità.
Pensa che Sergio, mio suocero, che aveva con te un amico in comune, mi ha detto che una sera a Milano hai cantato Non arrossire per lui e sua moglie. Da allora complice i miei suoceri che sono una bellissima coppia e l’immagine che grazie a quella canzone ho negli occhi, ascolto quella canzone e piango sempre. La purezza del sentimento, la semplicità di amare, l’imbarazzo delle effusioni c’è tutto in quella canzone. Che bomba che eri!
Hai saputo leggere il contemporaneo, la massa, le cose che stavano cambiando, l’uomo. Ci hai fornito la possibilità di riflettere sulle cose, cercando di aprirci gli occhi ma caro Giorgio nonostante fossero in tanti ad ascoltarti, sono di più quelli che delle emozioni, degli ideali, dell’essere umani non gli frega proprio un bel niente.
Non so cosa penseresti ora di questo mondo: non è cambiato molto da quando eri con noi, anzi se si può è peggiorato. Vorrei sapere se avresti ancora voglia di parlarci, di aiutarci ad uscire da questo sonno, di regalarci la speranza.  So che tu non volevi essere titolato profeta o peggio ancora un risolutore, perché in realtà non avevi nessuna risposta.
Chissà sarà una prerogativa degli italiani l’assistenzialismo, il pensare che ci sia qualcuno che bada a noi e ci dà la via?
Forse per questo oggi non ci sono vie da seguire: nessuno sa più quali sono le cose importanti, i valori. Le persone viaggiano confuse nella vita, bombardante solo da messaggi consumistici, perle di odio razziale e immagini propinate alla tv relativi ad ogni tipo di povertà umana.
Quelli che sono alla guida sono forse più biechi e ignoranti di quelli che stanno sotto ed è anche per questo Giorgio che ho tanta paura. Purtroppo non nutro nessuna fiducia che possa migliorare qualcosa.
Come dicevi nella tua canzone “Si può” oggi tutto dura il tempo di un secondo: “Per ogni assillo, rovello sociale, sembra che la gente goda tutti che dicono la loro, facciamo un bel coro di opinioni fino a quando il fatto non è più di moda” e il giorno dopo?! Non si ricorda più nemmeno il motivo per cui tanto ci si scalda. E questa è stata un’arma potentissima che ha contribuito a distruggere ogni tipo di emozione.
Di questi tempi ogni giorno si susseguono tragedie di proporzioni enormi che spaziano dalla libertà di espressione alla libertà di essere: ci se ne preoccupa il giorno stesso, la politica provvede a metterci una pezza e domani non è più importante.
Giorgio vorrei che nelle scuole insegnassero ciò che tu e Luporini scrivevate perché è dannatamente attuale e può aiutare le nuove generazioni a uscire dall'intorpidimento cerebrale che chissà quale diavolo ha promosso e che l’uomo è riuscito per bene a fare suo. Vorrei che le nuove generazioni facessero crescere persone come te, anche se dubito che saranno capaci di farli emergere se il mondo continua in questa direzione.
In realtà Giorgio ti volevo solo dire grazie, per tutto quello che hai fatto e per il patrimonio che ci hai lasciato. Ci sono persone in gamba che stanno continuando a portare avanti le tue opere, prima tra tutti tua figlia, e li ringrazio traghetteranno negli anni questo bagaglio immenso che ci hai donato.


http://www.giorgiogaber.it/







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