Da qualche tempo
denoto una sempre maggior tendenza ad esaltare e accrescere solo il ramo
tecnologico, come se solo da questo dipendesse il destino del mondo. Costruiamo
oggetti sempre più preformanti e la priorità sembra essere quella di fare tutto
con il telefonino.
Poi d’un lampo succedono cose come un tifone, piuttosto che l’eruzione
di un vulcano, un terremoto, gli incendi. Queste cose ci hanno sempre colti di sorpresa.
Ovvio che sono eventi talmente tanto imprevedibili e
maestosi che non si può correre ai ripari in via preventiva. Certo è che però,
nella lunga lista delle priorità di un paese in crisi, vengono messe sempre in
ultima fila perché non essendo certo il loro verificarsi, i soldi vengono risparmiati
per qualcosa di più urgente. La politica oramai ragiona così, solo ed
unicamente per urgenze e non ha più un pensiero a lungo termine.
Oltre questo poi, sembra che il nostro interessamento, come
essere umani, per la terra sia totalmente assente. Per 10 persone che hanno un
etica ambientale ce ne sono 10.000 che se ne fregano. La terra è viva e anche
se non manifesta la sua grandezza ogni giorno, è presente e ci garantisce la
vita.
Ci sono momenti in cui ci ricorda che dobbiamo a lei questa vita e lo
fa spesso con violenza. Allora tutti lì a disperarci, a cercare un colpevole,
ignorando che l’abitudine al menefreghismo ci ha portato fino a dove siamo ora.
Dovrebbe esserci maggior interessamento per tutto, tra cui il nostro pianeta.
Le persone sono esasperate dai pagamenti, dal lavoro, dalle
multe e non riescono a uscire da questo circolo vizioso. Così chiudono la mente
e limitano le sue iterazioni, chiudono ogni possibile spiraglio nel cervello perché
non entri nulla. Smettono di chiedersi il perché delle cose giustificando che non
possono pensare a tutto e così piano piano muoiono dentro.
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