Mi sveglio nella notte. La TV ancora accesa. Sento sirene. Questo è il suono delle tragedie. Apro gli occhi "Nizza..camion investe più di cento persone. È strage". Richiudo gli occhi. La sensazione è sempre quella. Mi si stringe lo stomaco e un senso di depressione mista ad angoscia si impossessa di me. Nemmeno le coccole di mio marito, che sa esattamente come sto, servono a farmi dormire tranquilla. La mattina è uguale. Si aggiunge la rabbia ma senza un volto, casomai verso un intera specie. L'equilibrio ritorna a bussare alla porta delle spiegazioni. Fosse stato il mondo un posto più equo forse non si dovrebbe fare i conti con tanta ferocia. Combatto contro di me quando sento ragazzi che scherzano in un altra lingua. Non voglio, non posso cadere in questa dannata trappola. Penso a come possa essere vivere un attentato. Che so un esplosione in metro. Un topo in trappola, non si scappa. Questione di fortuna. Gli attacchi di panico sono parte della nostra quotidianità in città. Chissà forse uno di questi. Rifuggo ogni pensiero e mi calmo.
Brusio continuo di tutti, parole di vendetta, insofferenza. Questo accade ogni giorno nel mondo solo che ora è qui, sentiamo la minaccia e non vogliamo, non possiamo accettare.
Vorrei dirvi che non si può nulla, solo aspettare.
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