lunedì 15 ottobre 2012

Donne in rinascita - Diego Cugia alias Jack Folla



Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".

Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...

C'è una gran confusione.......

...non so dalla parte di chi schierarmi...quando mi trovo a fare i conti coi ragionamenti delle donne.
Fondamentalmente si dividono in due filoni: chi segue l'emozione chi segue la razionalità!
Ultimamente sento sempre di più quelle che seguono l'emozione, le farfalle nello stomaco, l'attrazione e il desiderio e che poi si ritrovano puntualmente con una porta in faccia chiusa pure sbattendo. E poi si lamentano dicendo che gli uomini ragionano con il pisello quando sono loro a farlo per prime!

E allora mi viene da dire hanno ragione le altre.

Chi sceglie con la razionalità si evita tanti bei problemi o quantomeno tante belle lacrime. Queste però non hanno mai toccato le punte di felicità di quelle donne che si sono emozionate e hanno provato sensazioni forti come pugni nello stomaco come quando ti innamori di qualcuno.
Bisogna sempre tener presente però che innamorarsi non vuol dire unicamente desiderio, eccitazione, testa fra le nuvole etc....perchè queste cose passano con l'andare del tempo, è inevitabile.
L'amore è quello che viene dopo....quello che rimane....sapere che al tuo fianco c'è una persona che sarà lì qualunque cosa accada senza spiegazioni semplicemente perché ha scelto te.
Mi ha colpito una frase di un amica l'altra sera....."io voglio una persona che mi porti i fiori anche a 80anni"
E' un'immagine tenerissima e molto vera. Ad oggi non so se questo sia possibile. Non è il periodo storico più adatto alla crescita dei sentimenti.
Tutto è reificazione, siamo trasformati da persone a oggetti e come questi ci consumiamo a vicenda, viviamo cose che ancor prima che inizino sono finite perché già vecchie.
Dovremo continuare così fino a quando? Donne credete davvero che noi possiamo essere come erano gli uomini tempo fa?! Bisogna esserne capaci.
La maggior parte degli uomini ha una capacità che è quella di scindere perfettamente sesso e amore. Il tradimento è un momento di pura fisicità. Una donna invece quando va a letto con una persona ci va con la testa, a meno che non sia ubriaca ovviamente, e crede in un dopo.....con doccia fredda che arriva puntuale alla mattina. Magari ci sono anche donne che questa parte la saltano e allora mi vien da dire buon per loro.....almeno non soffrite e brave siete diventate uomini!.

Credo però che ognuno di noi a quest'età in questo tremendo vortice di consumo abbia desiderato almeno una volta trovare una persona con cui condividere  il cammino. Magari a volte non si è riconosciuto quando è passato quel momento, magari non arriverà mai oppure è passato.....chissà.

Non so mai come consolare le mie amiche e soprattutto me quando questi temi emergono nelle nostre serate.....però sì bisogna schierarsi o da una parte o dall'altra altrimenti si vivrà sempre a metà......e senza felicità. Entrambi i filoni donano occasioni ma lo stare tra l'uno e l'altro non porta a niente.

domenica 14 ottobre 2012

12.12.75 Discorso di Montale al ricevimento del Nobel

Sono qui perché ho scritto poesie: sei volumi, oltre innumerevoli traduzioni e saggi critici. Hanno detto che è una produzione scarsa, forse supponendo che il poeta sia un produttore di mercanzie; le macchine debbono essere impiegate al massimo. Per fortuna la poesia non è una merce [...]
Le arti, tutte le arti visuali, stanno democraticizzandosi nel senso peggiore della parola. L'arte è produzione di oggetti di consumo, da usarsi e da buttarsi via in attesa di un nuovo mondo nel quale l'uomo sia riuscito a liberarsi di tutto, anche della propria coscienza. Ciò vale anche per la musica esclusivamente rumoristica che si ascolta nei luoghi dove milioni di giovani si radunano per esorcizzare l'orrore della solitudine. Ma perché oggi più che mai l'uomo civilizzato è giunto ad avere orrore di se stesso? [...]
Sotto lo sfondo così cupo dell'attuale civiltà del benessere anche le arti tendono a confondersi, a smarrire la loro identità. Le comunicazioni di massa la radio, soprattutto la televisione, hanno tentato non senza successo di annientare ogni possibilità di solitudine e di riflessioni. Il tempo si fà più veloce, opere di pochi anni fa sembrano datate e il bisogno che l'artista ha di farsi ascoltare prima o poi diventa bisogno spasmodico dell'attuale, dell'immediato. Di qui l'arte nuova del nostro tempo che è lo spettacolo [..] C'è una grande sterilità in tutto questo, un immensa sfiducia nella vita. In tale paesaggio di esibizionismo isterico quale può essere il posto della più discreta delle arti, la poesia? La poesia così detta lirica è opera, frutto di solitudine e accumulazione. [...] Non si creda che io abbia un'idea solipsistica della poesia. L'idea di scrivere per i così detti happy few non è mai stata mia. In realtà l'arte è sempre per tutti e per nessuno, ma quel che resta imprevedibile è il suo vero begetter, il suo destinatario. L'arte-spettacolo, l'arte d massa, l'arte che vuole produrre una sorta di massaggio fisico-psichico su un ipotetico fruitore ha dinanzi a sé infinite strade perché la popolazione del mondo è in continuo aumento. Ma il suo limite è il vuoto assoluto [...]
Avevo pensato di dare al mio breve discorso questo titolo: potrà sopravvivere la poesia nell'universo delle comunicazioni di massa ? E' ciò che molti si chiedono ma a ben riflettere la risposta non può che essere affermativa. Se s'intende per poesia la così detta bellettristica (belle lettere: nel senso di produzione letteraria di massa) è chiaro che la produzione mondiale andrà a crescere a dismisura. Se invece ci limitiamo a quella che rifiuta con orrore il termine di produzione, quella che sorge quasi per miracolo e sembra imbalsamare tutta un'epoca e tutta una situazione linguistica e culturale, allora bisogna dire che non c'è morte possibile per la poesia

                                     da E.Montale, Sulla poesia, Mondadori Milano 1976

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