Trattienimi fra le braccia
ogni giorno che puoi.
Non lasciare correre il tempo.
Fermalo in questa stretta
che sa di casa.
Un attimo eterno
Trattienimi fra le braccia
ogni giorno che puoi.
Non lasciare correre il tempo.
Fermalo in questa stretta
che sa di casa.
Un attimo eterno
Vi è mai capitato di guardare distrattamente tipo dal finestrino e di cogliere un dettaglio che catalizza la vostra attenzione?
Mi capita solitamente con il volo degli uccelli: di solito quando un falchetto, quasi sempre un nibbio, viene inseguito da uno storno perché magari ha predato un cucciolo. I loro volo nervosi danzano nell'azzurro e mi ritrovo a tifare per l una e l'altra parte.
Oggi invece sono stata rapita da un'abbraccio, di quelli dati con immenso trasporto tipo tra due persone che si devono lasciare per un periodo o che dividono un dolore, sapeva di malinconia e tristezza. Il resto del mondo continuava la sua corsa e questi due corpi si univano, stretti in un solo pensiero. Non voglio sapere, preferisco solo sentire quel senso di appartenenza l'unæ dell'altræ.
È magia allo stato puro, un attimo di comunione con il senso più alto dell'essere umani, sentire, sentire tutto!
Parchetto per bambini in Germania:
La mamma chiacchiera seduta e dà un occhio al bambino. Il bambino gioca in completa autonomia. Cade, dà un occhiata alla mamma che gli sorride, prova a mugugnare ma desiste e riparte.
Parchetto italiano:
Mamma al termine dello scivolo "amore attento che ti fai male"e/o "guarda che cadi" e/o "non salire in quel modo" e/o "attento a dondolare così"
Il bambino cade.
La madre: "visto che ti sei fatto male, ti avevo avvisato".
Oppure alza gli occhi dal cellulare e grida alla tragedia senza sapere la dinamica.
Sintesi: come insegniamo la responsabilità?
Dunque come ogni anno Sanremo si, Sanremo no e bla bla bla.
Questo momento dell'anno risveglia nella mia mente momenti molto belli, legati ad una persona speciale, mia nonna.
Sempre attenta ai programmi Rai non si esimeva mai dal guardarlo e puntualmente i commenti erano "mamma dura davvero troppo" oppure "ah no secondo me quella è la canzone più bella" poi giù a commentare le prime donne, i presentatori, "Fiorello è così bravo" etc.
Era un momento in cui generazioni diverse erano portate a confrontarsi o meglio scontrarsi sul tempo che corre e le sue modalità di espressione. D'altronde non è un caso se Sanremo porta sempre con se uno strascico di conversazioni da bar dove si giudica ogni aspetto: il tempio del bel canto all'italiana diventa vetrina per tutte le star del momento in contemporanea con i mostri sacri del passato. Inevitabile che questa generi chiacchiericcio.
Mi divertivo molto e a volte lasciavo pure le nostre battaglie arrabbiata perché non avevo avuto nessun appoggio su quelli che erano i miei gusti. Giù a scontrarsi: l'impeccabilità di Ranieri e la voce di Albano da un lato, la bravura di Elisa e la strafottenza di Morgan dall'altra. Un momento in cui finalmente si parlava di musica, condita da tanto spettacolo a volte pure esasperato ma almeno si ascoltavano parole e musica.
Mia nonna era l'opposto di me nei modi, nell'essere, nel pensare eppure amavo stare con lei, non so se essendo un legame nato nella mia infanzia è rimasto inviolabile da qualsiasi attacco.
Se chiudo gli occhi me la vedo ancora sulla sua sedia (perché non ha mai usato il divano), gomiti appoggiati sulla tavola, mani appoggiate sotto al mento che guarda assorta e si gira verso di me dicendo "ma spòl menga".
Un pezzetto di lei vivrà sempre in me e Sanremo sarà sempre un modo per incontrarla nuovamente nei miei ricordi.