venerdì 11 novembre 2022

Giulia

 C’è un momento che devi decidere: o sei la principessa che aspetta di essere salvata o sei la guerriera che si salva da sé…Io credo di aver già scelto…Mi sono salvata da sola.

Marilyn Monroe



Giulia ha una bella famiglia oggi. Un marito premuroso, una figlia dolcissima, un cane divertente, un buon lavoro. Il suo presente è denso di impegni che non la spaventano, li affronta giorno dopo giorno con la pazienza di una madre e l’entusiasmo di chi ama la vita. Il sabato è il giorno perfetto: tutti insieme a far colazione, un gioco nel prato per l’amata cucciola, rientro a casa dopo la spesa per preparare una bella cenetta, con sosta in videoteca per prendere un film da guardare a luci soffuse. 
Per lei quella vita era la cosa più bella, non avrebbe potuto immaginare di riuscire ad averne una così: serena, completa, magica. 
La sua infanzia sembrava non aver avuto ripercussioni sulla sua vita. La sua famiglia era a dir poco borghese, con forti radici cattoliche e molto in vista nel piccolo paese di provincia. Madre casalinga e padre avvocato. Lo studio del padre era il più famoso in città e lavorava anche con l'estero. Lui si aspettava un maschio da inserire come suo discepolo ma il destino aveva concesso loro una figlia femmina e nessun altra occasione per riprovare. A causa di questo Giulia venne cresciuta con una severissima educazione, mirata a formare la più importante avvocatessa della città, di condotta morale esemplare, di modi eleganti e di cultura elevata.  
Non le era consentito fare quasi nulla di quel che facevano i bambini della sua età, non le era concesso svago: niente parchetto al doposcuola, niente corse nei campi, niente case abbandonate da esplorare. La scuola, i compiti, le attività extrascolastiche e quelle domestiche, non c'era spazio per altro. 
Il padre non aveva mai parole tenere e confortanti ma al contrario sempre severe e mortificanti. Giustificava questo suo comportamento con un nome "disciplina ferrea" che secondo lui era l'unica carta da giocare per crescere un figlio che rispetti i genitori e si inserisca bene nella società. Una disciplina basata sul regime del terrore e della severità, nonché sulla continua mortificazione e svilimento di ogni cosa riuscita bene, mettendo Giulia in un continuo deficit di autostima e spingendola a lavorare sempre al massimo per conquistare gli obiettivi del padre.
Erano rare le volte in cui doveva subire rimproveri, essendo studentessa modello, ma quando capitava di aver preso un brutto voto a scuola,  Giulia doveva subire l'ira del padre che poteva essere verbale ma anche fisica a seconda dell’umore.  Quando questo accadeva la madre non era mai presente, trovava ogni scusa possibile per uscire da casa. Rientrando si rifugiava nel silenzio, non chiedeva e non voleva sapere e lasciava che la vita continuasse . Quando faceva il bagno a Giulia e vedeva i segni rossi sulle gambe o sulla schiena li ignorava,  senza nemmeno preoccuparsi di alleviarle la sofferenza con qualche unguento. 
Giulia però non era l’unica a subire. 
Capitava che ci fossero discussioni la sera, quando il padre rincasava e si trovavano a cena. Capitava pure che alzassero la voce. Giulia non alzava mai lo sguardo e puntualmente quando la discussione si faceva troppo animata il padre le intimava di andare in camera, incurante se avesse finito o meno di cenare e lei senza fiatare spostava la sedia e silenziosa se ne andava in camera chiudendo la porta alle spalle. Si infilava sotto le coperte con il cuscino sulla testa e gli indici pigiati su quel punto dell'orecchio che non fa sentire e se ne stava lì, recitando silenziosamente la poesia che sua nonna le cantava sempre quando aspettava l'autobus: il vento. Quello era il suo modo per cancellare dagli occhi quello che la mente le suggeriva stesse accadendo nell'altra stanza.  Così fuggiva nel suo mondo, un mondo fatto di colori, sorrisi, musica e natura le cose che e in assoluto amava di più.
La nonna era morta poco prima dei suoi quindici anni e Giulia aveva preso molto male la sua assenza. Era l'unico colore che c'era nella sua vita, l'unico affetto caldo e sincero che manifestava la sua presenza. Ripensare a lei, ricordarla la faceva sentire bene, amata. 
I giorni successivi a quegli eventi trascorrevano nella più totale indifferenza:  silenzio tombale alla presenza del padre e quando le capitava di rimanere sola con la madre, non si accennava per nessun motivo all'accaduto. 
Giulia cresceva in quel clima austero fatto di cose non dette, di omertà e di patimento . Cercava di essere sempre perfetta, in modo da non dover incontrare le mani del padre e pregava perché non vi fossero discussioni. 
Le attività extrascolastiche, fuori dai corsi di musica classica che amava o di danza che odiava, erano ricomprese unicamente nell'ambiente parrocchiale vista la natura della sua famiglia, per cui Giulia provò in quell’ambito a dedicarsi anima e corpo per stare il più possibile fuori da casa.
Iniziarono anche le prime conoscenze con l’universo maschile ma Giulia sapeva bene di non poter stringere amicizie che non fossero valutate ed approvate dal padre. 
Fece i campeggi estivi, entrò nel coro, organizzo le sagre estive: tutte queste cose contribuivano a farla rimanere impegnata senza pensare a ciò che accadeva in casa. 
In realtà Giulia benché nutrisse forti dubbi sul tipo di educazione che le dava suo padre e sul rapporto che lui aveva con la madre, non aveva mai messo in dubbio il modello educativo della famiglia e perciò non lo aveva mai confrontato con quello di nessun altro: prima cosa per evitare che la gente parlasse alle loro spalle e poi perché aveva, o doveva avere, rispetto dei genitori.
Pian piano il tempo passava e giunto il momento dell’università discusse con la famiglia la possibilità di accedervi. Il padre che nutriva grandi aspettative su di lei, le impose di iscriversi a giurisprudenza, anche se lei non era molto convinta per il bene di tutti iniziò quegli studi. 
L'università le piaceva e soprattutto le piaceva il clima di confronto e di discussione che aveva con i suoi coetanei durante le lezioni, in particolar modo con Gabriele, un ragazzo che aveva visto durante una lezione. 
Gabriele era uno spirito libero si vedeva da come affrontava la vita, non si curava di nulla rispetto agli altri studenti, quello che gli interessava non era fuori ma dentro la testa delle persone e si nutriva di quello per sopravvivere. Un giorno al termine di una lezione la fermò e le chiese se volessero prendere un caffè insieme. Giulia che prima di allora non aveva mai ricevuto un'attenzione di quel tipo, impegnata come era negli studi ma soprattutto attenta a proseguire il suo percorso di "specchiata condotta morale", accettò attirata fortemente da quel ragazzo che le faceva respirare un'aria diversa. 
Quel giorno rimasero a parlare a lungo: comprese che lui veniva da una famiglia normale che faceva molta fatica a reggergli l'università, lavorava in un bar nel weekend per arrotondare, amava la natura e dipingere, appena poteva infatti scappava sulle colline per fissare sulla tela le sfumature di verde baciato dal sole. Voleva intraprendere la carriera di avvocato non per diventare ricco ma per esercitare presso una Onlus che si occupava di tutela legale per persone disagiate. Non credeva e anzi aveva una pessima opinione delle persone devote alla religione perché secondo lui sono ottenebrate da una grande truffa che raggira e plasma a proprio favore. 
E tu? Cosa mi racconti di te?
A quella domanda Giulia rimase impietrita, lei rappresentava praticamente tutto ciò che lui non amava, in pratica la sua antitesi. Per un attimo rimase zitta ma poi decise di dirgli la verità, un valore sano in fondo i suoi genitori lo avevano insegnato. 
Beh vedi io sono esattamente il contrario di te, mi sono iscritta qui per volere di mio padre che ha uno studio in centro, la mia famiglia è estremamente cattolica ed io ho sempre frequentato quell'ambito da quando sono nata, amo la musica e ho studiato piano e violino. Una cosa in comune ce l'abbiamo: l'amore per la natura, quello sì. Bene e ora che so già che non vorrai rivedermi ti saluto qui, è stato bello conoscerti.  

Ehi ehi quanta fretta. Cos'è ti sostituisci al mio pensiero? Guarda che lavora benissimo da solo. Vedi tra i miei tanti pregi disse sorridendo io non ho pregiudizi e so benissimo che tu non sei come la tua famiglia. Si vede dalla luce che hai negli occhi. E' solo che sei cresciuta lì e hai fatto come potevi per arrivare fino ad ora. Ma adesso che mi hai conosciuto le cose cambieranno. 

Giulia arrossì. Gabriele era sicuro di sé quando pronunciava quelle parole, ma non aveva ancora conosciuto suo padre. 

Che c'è non ti fidi? Te lo concedo ma  ti invito a riflettere su questo incontro, per me è stato magico. La vita ci mette sempre di fronte nuove sfide e vuole che combattiamo per noi e per essere felici. Questa è un'occasione che ti ha dato, non sprecarla. Ci vediamo qui domani se ti va. Ciao

E così dicendo se ne andò sulla sua bici scassata. Giulia aveva il cuore leggero, era inebriata, si sentiva bene. Quella sera andò a casa e non chiacchierò molto. Voleva trattenere tutte quelle parole, quelle sensazioni dentro di sé senza che venissero intaccate da altro. 

Sei di poche parole Giulia? Cosa c'è qualcosa che non va? disse la madre. 

No no tutto benissimo. Perdonatemi ma non ho molta fame. Vado di là che devo studiare. 

Ecco brava. Vai pure. disse il padre alzando a malapena lo sguardo. 

L'indomani Giulia aveva solo un unico pensiero. Tornare in quel magico caffè dove si erano conosciuti. 
Finite le lezioni si precipitò e lui era là al bancone ad attenderla. 

Ah allora hai deciso di fidarti? disse con un sorriso

Adesso vediamo, però devo dire mi hai colpita con la storia della felicità disse Giulia. 

Continuarono la conversazione con una passeggiata nel parco dell'università vicino al fiume e si sedettero su una panchina a vedere i germani reali che portavano i piccoli a spasso. 

Guarda come sono premurosi con i loro cuccioli, devono stare sempre attenti, avere mille occhi. Hai presente quanti predatori ci sono tra aria e acqua? Eppure loro li incoraggiano ad andare, a buttarsi nella vita e ad affrontarla. Noi essere umani non siamo così. I nostri genitori spesso con le loro paure o con quelle che hanno creato per noi non ci permettono di andare. Ci fanno rimanere incastrati in errori o paure che non sono nostre e intanto la vita va avanti. 

Giulia si sentì tirata in causa. Sentiva che lei era una di quelli di cui parlava. Sentiva l'esigenza di vuotare il suo cuore e non capiva come potesse in così poco tempo provare questa sensazione. Voleva dirgli tutto, alleggerirsi ed essere nuova, senza pesi che la tiravano a fondo. 

Hai proprio ragione. Vedi Gabriele è da pochissimo che ci conosciamo e questa è già la seconda volta che ti dico che presto non ti vedrò più. 

Ma come?! L'hai detto una volta sola ed oggi sei qui. Me lo vuoi dire ancora?!

Eh sì vedi, non so che mi succede ma sento l'esigenza di raccontarti alcune cose. E stavolta son sicura che ascolterai ma poi vorrai andare. 

Ma va, va. Tu inizia e poi ti dico io. disse con un sorriso rassicurante Gabriele. 

Così Giulia, in quel pomeriggio cullato dal fruscio dell'acqua, raccontò la sua storia a Gabriele, per la prima volta nella sua vita decise di aprirsi con una persona che aveva catturato la sua fiducia. Gli raccontò della sua infanzia e della sua famiglia, di quel padre austero che non l'aveva mai lasciata libera, di quel padre che l'aveva imprigionata nella vita che avrebbe voluto per suo figlio, di quel padre che talvolta alzava le mani su di lei e su sua madre. 
Gabriele al termine del suo racconto si alzò. 

Allora te ne vai? Vedi che avevo ragione?

Scusami Giulia ma devo muovermi, devo respirare. Ho bisogno di bicicletta. Ti prometto che domani sarò di nuovo qui ma ora ho bisogno di andare. 

La baciò sulla fronte e se ne andò. 
Giulia rimase ancora un po' lì ad ascoltare il fiume mentre il suo viso veniva rigato dalle lacrime, certa di aver perso quello che avrebbe potuto essere il suo grande amore. Rientrò nel tardo pomeriggio a casa. 

Giulia oggi non dovevi andare a lezione? disse la madre. 

Era mercoledì e lei si era completamente scordata. 
Eh purtroppo sono rimasta in facoltà, c'era un convegno e il professore aveva richiesto la mia presenza. 
Ho capito ma almeno potevi chiamare per disdire, sarebbe stato un gesto di cortesia non credi?!

Si mamma, hai ragione chiamo subito per scusarmi e si rintanò in camera. 

Il giorno dopo andò in facoltà certa di ritornare alla sua vecchia vita, quella prima di quel pomeriggio di libertà e invece con sua grande sorpresa Gabriele l'attendeva proprio davanti al cancello. Il cuore le batteva forte e incalzò il ritmo del suo cammino per giungere da lui. 

Ciao, che sorpresa vederti gli dice prontamente. 

Ciao! Ti avevo promesso che sarei tornato no?! e le stampò un bacio sulle labbra a cui seguì un intenso abbraccio. 

Giulia rimase ferma immobile. Aprì gli occhi e lo guardò. Era felice di quel bacio tanto da rendergliene un altro, incurante di tutto e tutti.

Giulia ti offro un salto nel vuoto! disse Gabriele. 

Cosa vorresti dire? 

Quello che mi hai raccontato ieri mi ha profondamente scosso, sai. Da ieri non faccio che pensare a tuo padre e a come abbia potuto fare quello che mi hai detto e dentro mi cresce una rabbia immensa. 

Giulia abbassò lo sguardo. 

E' da molto che non succede più, il tempo cura le ferite. 

Che fai lo giustifichi? Io non posso accettare che un genitore o un marito usi la violenza per farsi rispettare. Mi spiace sia tuo padre ma se fosse il mio me ne sarei già andato. Sei una persona intelligente e non capisco come tu abbia potuto rimanere con loro. 

La fai facile tu.

No, Giulia non la faccio facile Gabriele si scurì in volto nessuno ha detto che lo è. Credo però che ognuno di noi abbia un dovere verso la vita: fare tutto ciò che può per essere felice. Per farlo abbiamo bisogno di essere liberi, liberi da vincoli familiari, da pregiudizi, da costrizioni. Non avresti dovuto accettare il futuro che ti veniva cucito addosso perché tu hai diritto di scegliere ciò che desideri per te. 

Giulia scoppiò a piangere. 

No non devi piangere, anzi devi reagire se veramente senti che stai sbagliando. Ci sono persone che in una vita intera non si accorgono nemmeno di subire la vita. Tu sei riuscita a svegliarti da questo sonno ed ora sta a te. 

Ma io cosa vuoi che possa fare contro mio padre? contro la mia famiglia?

Ancora non capisci, non è questione di fare qualcosa contro ma di fare qualcosa per te. Giulia tu mi piaci ma mai e poi mai potrei entrare nella tua famiglia. Per cui te lo dico ora, se vuoi iniziare qualcosa con me sappi che io non sarò quel fidanzato che i borghesi considerano "perbene" che va vestito elegante a pranzo dai suoceri la domenica, dopo essere andato a messa e a prendere le pastarelle. Immagino che tuo padre abbia una specie di decalogo per le caratteristiche che dovrebbe avere il tuo ragazzo ed io immagino, di non possederne nemmeno una e dico per fortuna. Quindi stare con me non potrà far altro che metterti in cattiva luce di fronte ai suoi occhi. Io non voglio cazzate come queste, io voglio stare con te tranquillamente e alla luce del sole. Ora, per la prima volta nella tua vita, fai una scelta!  

Giulia ancora non sapeva come sarebbe riuscita guadagnarsi la sua libertà ma sentiva che voleva stare con quel ragazzo, voleva conoscerlo, vedere i suoi pensieri. 

Servirà un po' di tempo per .... disse Giulia. 

Ti fermo subito, non dire nulla. Io non voglio parole ma fatti. Devi dirmi se lo vuoi veramente?

Giulia si fermò un attimo e con un respiro disse di sì.
Si baciarono a suggellare la loro promessa e si lasciarono prima di entrare a lezione. Giulia pensò tutto il giorno a quello che Gabriele le aveva chiesto. Non pensò a come fare a dirlo al padre ma si limitò a pensare che voleva vivere quella relazione in piena libertà
La sera a cena decise di parlare con i suoi genitori dicendogli che aveva conosciuto una persona e che voleva frequentarla. Suo padre alzò gli occhi e disse: 

Intanto prima mi devi dire chi è e poi decido io se va bene o no.
No papà, non ti dirò chi è. Devi imparare a fidarti di me. A me piace e questo dovrebbe essere sufficiente.. 

Il padre scoppiò in una sonora risata e disse:

E' un gioco vero?

No papà affatto. E te lo dico ora: se per qualche motivo mi impedirai di vederlo io me ne andrò. 

Il padre visibilmente scosso si alzò e fece per andare da lei, ma lei si alzò di scatto

Fermati. Non sono più una bambina, non puoi più trattarmi come allora. Questa è la mia decisione. 

Tu non sai quello che dici. Sei impazzita? Tutti questi anni per farti diventare una persona rispettabile ed ora perdi la testa per il primo che capita. Non te lo permetterò.
Giulia esclamò: Papà basta questa è la mia decisione. 

Il padre preso da un impeto d'ira la schiaffeggiò davanti agli occhi bassi della madre e Giulia anziché chinare lo sguardo alzò il viso e lo guardò negli occhi con gesto di sfida. 

Questo è il massimo che sai fare? Ma non saranno le botte a farmi cambiare idea papà, ora la mia vita la scelgo io.

Questo lo vedremo, se decidi di frequentarlo qui non c'è più posto per te e ovviamente i fondi verranno automaticamente tolti. Non avrai più un centesimo e nessun aiuto da parte nostra.
Perfetto, siamo d'accordo e così dicendo se ne andò nella sua stanza, chiudendosi a chiave per paura di essere raggiunta.

Durante la notte non dormì un momento ma pianificò tutto: inviò alcune mail per trovare un posto letto vicino all'università e si appuntò i numeri di telefono; preparò silenziosamente le sue cose in alcune scatole, nei giorni successivi avrebbe pensato all'armadio. Se ne voleva andare il prima possibile per dimostrare alla sua famiglia che era quello che voleva. L'indomani venne contattata da una ragazza che cercava una coinquilina e a mezzogiorno già aveva appuntamento per conoscerla. Gabriele la chiamò subito dopo: 

Allora come è andata? Hai ancora una casa? disse sorridendo.

In realtà ne ho una nuova da qualche ora. Domani porto la mia roba.

Ma è il risultato della conversazione con i tuoi genitori?

E' il mio salto nel vuoto! 

Sono felice per te, così si fa! Hai preso in mano la tua vita!

In serata tornò e si chiuse in camera, preparò tutto valigie, libri qualche ricordo. Era pronta. 
Il fattorino sarebbe andato il giorno dopo quando il padre e la madre erano fuori casa e avrebbe preso tutta la sua roba. Quella mattina uscendo di casa si guardò alle spalle, alzò lo sguardo per incontrare quello della madre che silenziosa attendeva di poterla salutare prima dell'università, come ogni giorno. 
Ciao mamma, voglio dirti che ti voglio bene ma non farò la tua fine. Io voglio essere libera di vivere la mia vita e soprattutto voglio stare con una persona che mi rispetta, che mi stima e che non ha bisogno della violenza per tenermi stretta.
e si chiuse la porta alle spalle.

Quella fu l'ultima volta che si videro, Giulia aveva scelto.

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