lunedì 10 giugno 2013

...e anche oggi muore un uomo

In Afghanistan un soldato muore sotto gli occhi di tutti noi che da qui vediamo telegiornali ed ascoltiamo notizie. Muore sotto gli occhi di quei politici che affranti si dispiacciono, organizzano la parata militare ma che intanto confermano che solo nel 2014 i nostri militari potranno lasciare il paese. La democrazia che l'Occidente tenta di esportare si riduce alla perdita di vite umane nella bieca lotta per la sopravvivenza contro un nemico che non si identifica in un uomo ma che miete vittime perchè soggioga le menti, le rende schiave, non più in grado di vedere. Alla radio un medico di emergency dice che la situazione è grave. Che non ci sono risultati: gli ospedali ci sono ma non funzionano, le scuole ci sono ma sono vuote. Le donne muoiono ancora partorendo, le stesse alle quali è proibito studiare. Cosa cambierà? Può la violenza cambiare il corso della storia?
In Italia oggi un uomo qualsiasi, in una piazza qualsiasi si da fuoco davanti al Comune per destare l'attenzione del sindaco sulla pratica edilizia da lui aperta e mai vagliata. Alcuni giorni fa un ragazzino di sedici anni uccide la sua ragazza e la brucia ancora viva; oggi due ventenni uccidono un uomo e si fanno una foto, postata su facebook, mentre fanno colazione.
La violenza è stata sdoganata, ormai nulla ci impressiona più.
Il valore più grande, la vita stessa, è inesistente. Come può una ragazzina di ventanni trovare come soluzione più semplice, ad un parto non voluto, buttare il figlio nella spazzatura. Non oso nemmeno pensare se l'ha sperato che qualcuno lo trovasse. Questo non può essere il primo pensiero che ha avuto. Ovviamente biosgnerebbe sapere contesto e situazione familiare, e se quel bambino era stato concepito con l'amore o con una violenza. Questi sono drammi privati che il plateale telegiornale non sviscera. Rimane però il fatto che quello è stato il primo gesto compiuto e quel gesto significa che la vita non è un valore, che l'essere umano non ha valore, che l'individualismo, l'egoismo, l'arroganza nei confronti del mondo vincono la battaglia. Come possiamo essere caduti così in basso. Cosa ci ha portato a svilire i più alti sentimenti. Cosa ne rimane dell'uomo?
Io mi fermo a guardare un tramonto su una collina: silenzioso, quasi assordante e piango. Piango di fronte alla bellezza della natura, alla sua perfezione al suo ripetersi inesorabile che la rende l'unica certezza. Cosa fa di noi degni del suo rispetto? Quale il nostro compito?
L'uomo ha creato cose belle, si è sempre evoluto ed ha sempre mantenuto lo spirito, quello che lo eleva, che lo distingue....si è sempre pavoneggiato dell'intelligenza che lo rende migliore dell'animale, in grado di dominare gli istinti e di vincere sulla violenza. Ripercorrere il passato dovrebbe aiutarci a non rifare gli stessi errori ma come le stagioni della terra evidentemente anche noi compiamo dei cicli che solitamente terminano con il punto più basso della dignità umana, la guerra. Non so dire se ora sia quel momento so solo che stiamo affondando in un baratro. Mi auguro che l'intelligenza che contraddistingue l'uomo riesca a salvarlo, ad illuminarlo nuovamente facendogli mettere da parte tutto quello che ad oggi ci ha condotto fin qui.

Puianello


Puianello

giovedì 30 maggio 2013

Foto

....e ci sono serate come questa, in cui dalla domanda di mio zio a mio padre "ma lui c'era al vostro matrimonio?" si riprendono le foto dell'album delle nozze e a seguire tutti gli album possibili: cresime, viaggi, animali, la mamma da bambina, i miei fidanzati, il mare a giugno. Era tutto li fermo ad aspettare che qualcuno aprisse il mobile e li prendesse. Da li risate e aneddoti che si susseguono su tutto quello che è stato, come e' cambiato e come si è evoluto. Ridere di gusto al pensiero del nonno che con i suoi esperimenti ci ha fatti diventare una volta allevatori, una volta cavallerizzi, poi cantinieri e le sue baracche fatte qua e la a casa per metterci dentro arnesi, animali e di tutto e di più. Mio padre che lo seguiva nelle sue avventure, ed ogni volta imparava qualcosa. Le fregature che si presero le sanno solo loro eppure ogni volta ci provavano. Magari al tempo si sono pure arrabbiati, magari hanno discusso ma ad oggi i ricordi si condiscono di risate. Una sera diversa lontana dalle schiavitù tecnologiche che ci fanno rimanere incollati a una tv, un cellulare o un iPad e a domandarsi ma cavolo guarda qua che sorrisi...eppure la vita è stata più dura per loro che per noi, hanno sudato tutto quello che si sono costruiti ed ogni tassello in più era motivo di gioia e soddisfazione. Mi domando oggi quand'è che riusciamo a provare le stesse emozioni? Mi domando se riusciremo mai ad averne abbastanza dei beni materiali e a concentrarci sui sentimenti, sulla condivisione, sui progetti comuni.

Le foto erano li impolverate e scure ma così dense di emozione che nessuno si è tirato indietro dal guardare. La frase tipica della nonna è sempre la stessa, ed oggi la adotta anche mia madre "no le foto, ma perché le tiri fuori?" Capisco sempre di più il suo punto di vista: parenti che se ne sono andati per non parlare del compagno di una vita che non c'è più. Ma io credo sia un bel modo per ricordare e per celebrare una persona che in vita ha dato tutto per la sua famiglia e che ne ha sempre fatto un vanto, difendendola e credendo in essa più di ogni altra cosa.

Ricorderò sempre di passare almeno una sera ogni tanto a celebrare i miei ricordi, sarà un modo per tenerli vivi.

mercoledì 29 maggio 2013

martedì 28 maggio 2013

martedì 21 maggio 2013

Specchi

Gettai a terra la sigaretta e lo guardai negli occhi, quegli occhi verdi come il mare che tanto cercai nei miei sogni. Fu come osservare uno specchio. Guardando lui vedevo dentro di me. La mia anima messa a nudo. Desideri, debolezze, emozioni: tutto appariva chiaro. Non avevo scudi, di fronte a lui nessuna barriera. Di fronte a quella bellezza piansi, come forse non avevo fatto mai. Piansi per quella sensazione di estrema condivisione e totalità. Da quel momento io non sarei più stata sola senza lui.

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