lunedì 20 febbraio 2012

Umberto Galimberti - L'ospite inquietante "La razionalità della tecnica e l'implosione del senso"

La tecnica è entrata in profondo conflitto con il primato che l'uomo aveva assegnato a se stesso nella storia dell'essere. E in verità, nell'assuefazione con cui utilizziamo strumenti e servizi che riducono lo spazio, velocizzano il tempo, leniscono il dolore, vanificano le norme su sui sono state scalpellate tutte le morali, rischiamo di non chiederci se il nostro modo di essere uomini non sia troppo antico per abitare l'età della tecnica che non noi, ma l'astrazione della nostra mente ha creato, obbligandoci, con un'obbligazione più forte di quella sancita da tutte le morali che nella storia sono state scritte, a entrarvi e a prendervi parte. [......]
La tecnica infatti non tende a uno scopo, non promuove il senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela la verità: la tecnica funziona. E sicome il suo funzionamento diventa planetario, finiscono sullo sfondo, incerti nei loro contorni corrisi dal nichilismo i concetti di individuo, identità, salvezza, verità, senso, scopo, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia di cui si era nutrita l'età pretecnologica, a che ora, nell'età della tecnica, dovranno essere riconsiderati, dismessi o rifondati dalle radici.

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