venerdì 15 novembre 2013

Riflessioni

Oggi a tavola si parlava dei differenti modi di dire e di chiamare gli oggetti a seconda della regione: siamo caduti sulla "gavetta" o "gamella" o "schiscetta" che mio padre a descritto con precisione minuziosa raccontando anche quali erano le pietanze che solitamente si mettevano, come venivano scaldate in cantiere e quando venivano preparati i cibi. Dice che suo padre se la passava pure peggio di lui e che a volte non aveva nemmeno quella. Quando lavorava in campagna "quelli sì che erano bei tempi" mi dice "lavoravamo attaccato alla vite ma quando erano le quattro il nonno bloccava tutti e chiamava la merenda e allora si stendeva una tovaglia per terra e tutti mettevano qualcosa: una fetta di torta, le castagne, un salame e un bicchiere di vino e allora per un'oretta era festa".
Si dice "si stava meglio quando si stava peggio" citando un luogo comune ma questa era aggregazione comunitaria: tutti insieme lavorare per un bene comune nel rispetto della persona e della vita. Non c'era quello che continuava a lavorare per far vedere al capo che era più bravo.
E oggi sento cose come "......e poi ci sono i nordeuropei che quando sono in cantiere alle cinque e mezza si fermano perché l'orario di lavoro è terminato, mica come noi italiani. Noi se c'è da fare notte perché siamo in ritardo la facciamo...non stiamo mica lì a dormire". C'è tanto da riflettere.....

lunedì 11 novembre 2013

Solo uno...

Tutti gli uomini sanno dire "come stai bene vestita così" ma solo uno sa dire "mi piace guardarti mentre scegli i vestiti"

giovedì 7 novembre 2013

Massificazione

Alla fine degli anni 70 Gaber disse "mi pare che il discorso sia continuo. Parte coi reduci del 68 e descrive la crisi dell individuo con la sua perdita d'identità, il suo non sapere chi è, il suo bisogno di avere una carta d'identità  per riconoscersi e lo segue in tutti gli sforzi che fa per togliersi di dosso questo peso della produzione che lo schiaccia, la sua ricerca di libertà che troppo spesso si rivela non antagonistica al sistema e alla produzione". Io lo riprendo dicendo che è ancora continuo. Il termine massificazione è oggi più che mai d'attualita. Abbiamo perso ogni singola fonte di diversità, azzerando un sistema al solo servizio del denaro, della civilta dei consumi in mano a pochi potenti. Non siamo più individui ma numeri, pedine di una scacchiera sulla quale a perdere e' la bellezza dell'individuo. 

mercoledì 6 novembre 2013

Cose del nostro tempo

In un mondo dove la crisi è imperante per assenza di denaro, su cui essenzialmente è basata oggi la società,  l'impoverimento culturale è il macigno legato al collo che ci fa sprofondare nell'abisso. La tecnologia invece che essere utile all'uomo lo rende schiavo del nulla. Milioni di parole,  immagini che ogni giorno sfrecciano davanti ai nostri occhi senza farceli aprire davvero. E' necessario tornare all'approfondimento,  allo studio e alla concentrazione. La cultura, l'arte, la musica ci aiutano a innescare il processo di risalita, ma dobbiamo ritornare ad assaporarne le qualità. L'assenza di speranza e l'avvilimento psicologico ci portano a vedere solo oscurità,  sospetto, invidia e rancore. Non può piovere dal cielo la soluzione, dobbiamo essere noi i primi a salvarci. Non diventiamo complici di ciò che non va ma troviamo il coraggio di dire basta ma soprattutto il coraggio di agire nella giusta direzione del cambiamento. Dobbiamo sempre ricordarci di "essere".

foto di uno smartphone


giovedì 31 ottobre 2013

Farfalla

Se tocchi le ali di una farfalla una volta può essere che essa sopravviva.
Toccale solo un'altra volta ancora e questa rimarrà senza vita.
La sua delicatezza risiede proprio sullo strumento del volo.
Un essere fragile ma di grande bellezza
                           che dona al mondo la sua luce cangiante chiede solo di essere rispettata.


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