lunedì 18 luglio 2016

#Cobain #Precious

Questo week-end ho visto diversi film tra i quali Cobain il vita-documento sul cantante dei Nirvana e Precious la vita di una ragazza con un passato di violenza che riscatta la sua vita. 
Due individui a dir poco straordinari ma colpiti dalla stessa miseria umana. 
Kurt aveva dentro di sé una necessità inevitabile di esprimere se stesso, farlo attraverso l'unico modo che conosceva, la musica.Riscattare quel passato che l'aveva sempre visto rifiutato, umiliato, un pacchetto senza valore che nessuno voleva. Ha scritto pezzi di genialità assoluta, ha rappresentato un'intera generazione, con soli tre album è diventato il nuovo re del rock. Non voleva però tutto il resto, effetto collaterale dell'essere famosi, e questo non ha fatto che amplificare il suo disagio nei confronti della vita. Non ha retto e ha deciso di finirla. Nonostante la figlia, nonostante l'amore, nonostante tutto.
Precious invece è la storia di una ragazzina che subisce violenze dal padre che le dà due figli tra cui una down, continue vessazioni dalla madre, derisa ed umiliata continuamente. Il pensiero che l'amore sia violenza, che tutto quello che le accade se lo fosse meritato sono le uniche verità che conosce. Attraverso la voglia di imparare la sua vita cambierà, troverà persone che credono in lei è che vogliono aiutarla, muoverà i primi passi verso la sua salvezza. Purtroppo la vita non sarà nuovamente generosa con lei ma questo non le impedirà di credere in se stessa, di essere una buona madre responsabile e fiera.

Due diversi modi di vivere la difficoltà.

venerdì 15 luglio 2016

#lapaura

Mi sveglio nella notte. La TV ancora accesa. Sento sirene. Questo è il suono delle tragedie. Apro gli occhi "Nizza..camion investe più di cento persone. È strage". Richiudo gli occhi. La sensazione è sempre quella. Mi si stringe lo stomaco e un senso di depressione mista ad angoscia si impossessa di me. Nemmeno le coccole di mio marito, che sa esattamente come sto, servono a farmi dormire tranquilla. La mattina è uguale. Si aggiunge la rabbia ma senza un volto, casomai verso un intera specie. L'equilibrio ritorna a bussare alla porta delle spiegazioni. Fosse stato il mondo un posto più equo forse non si dovrebbe fare i conti con tanta ferocia. Combatto contro di me quando sento ragazzi che scherzano in un altra lingua. Non voglio, non posso cadere in questa dannata trappola. Penso a come possa essere vivere un attentato. Che so un esplosione in metro. Un topo in trappola, non si scappa. Questione di fortuna. Gli attacchi di panico sono parte della nostra quotidianità in città. Chissà forse uno di questi. Rifuggo ogni pensiero e mi calmo. 
Brusio continuo di tutti, parole di vendetta, insofferenza. Questo accade ogni giorno nel mondo solo che ora è qui, sentiamo la minaccia e non vogliamo,  non possiamo accettare.
Vorrei dirvi che non si può nulla, solo aspettare.

giovedì 14 luglio 2016

#GianricoCarofiglio - Passeggeri notturni

Un libro bellissimo, fatto di racconti di non più di tre pagine, ognuno con uno spunto di riflessione profondo e con un nuovo punto di vista sulle cose.

Cito alcuni passaggi e/o argomenti dei racconti che mi sono piaciuti molto: 

  • art.29: conversazione tra una donna e un politico sulla costituzione di una famiglia tra persone dello stesso sesso. Illuminante!
  • Tahiti: l'ipocognizione e la complessa importanza delle parole.
  • Contagio: concentrarsi su quello che funziona e riprodurlo, piuttosto che su quello che non funziona per cercare inutilmente di ripararlo. Sarebbe la svolta!
  • Pezzi grossi: la corruzione in questo paese è una scelta facile o almeno non abbastanza scomoda. Verità assoluta!
A chiudere una poesia che trovo magnifica: 

Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i sui balli, 
trovare favole e miti
nelle vicendi più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l'autunno e non stancarsi d'amare. 

Vivere è stare svegli di A.M. Ripellino 

una morte lenta

Da qualche tempo denoto una sempre maggior tendenza ad esaltare e accrescere solo il ramo tecnologico, come se solo da questo dipendesse il destino del mondo. Costruiamo oggetti sempre più preformanti e la priorità sembra essere quella di fare tutto con il telefonino.
Poi d’un lampo succedono cose come un tifone, piuttosto che l’eruzione di un vulcano, un terremoto, gli incendi.  Queste cose ci hanno sempre colti di sorpresa.
Ovvio che sono eventi talmente tanto imprevedibili e maestosi che non si può correre ai ripari in via preventiva. Certo è che però, nella lunga lista delle priorità di un paese in crisi, vengono messe sempre in ultima fila perché non essendo certo il loro verificarsi, i soldi vengono risparmiati per qualcosa di più urgente. La politica oramai ragiona così, solo ed unicamente per urgenze e non ha più un pensiero a lungo termine.
Oltre questo poi, sembra che il nostro interessamento, come essere umani, per la terra sia totalmente assente. Per 10 persone che hanno un etica ambientale ce ne sono 10.000 che se ne fregano. La terra è viva e anche se non manifesta la sua grandezza ogni giorno, è presente e ci garantisce la vita. 
Ci sono momenti in cui ci ricorda che dobbiamo a lei questa vita e lo fa spesso con violenza. Allora tutti lì a disperarci, a cercare un colpevole, ignorando che l’abitudine al menefreghismo ci ha portato fino a dove siamo ora.
Dovrebbe esserci maggior interessamento per tutto, tra cui il nostro pianeta.

Le persone sono esasperate dai pagamenti, dal lavoro, dalle multe e non riescono a uscire da questo circolo vizioso. Così chiudono la mente e limitano le sue iterazioni, chiudono ogni possibile spiraglio nel cervello perché non entri nulla. Smettono di chiedersi il perché delle cose giustificando che non possono pensare a tutto e così piano piano muoiono dentro.  

mercoledì 13 luglio 2016

Giorgio Gaber Sandro Luporini - monologo Il Grigio 1988-1990

Io ero venuto qui solo, senza radio, senza giornali, senza televisione, ingenuità forse…e mi ritrovo addosso in un attimo quello da cui ero scappato, o meglio, da cui credevo di essere scappato. E’ bastato un niente: quella finestra quella fluorescenza un simbolo per carità uno specchio magico … no, una lente di ingrandimento del tutto sì, della volgarità dilagante.
La volgarità degli oggetti, delle case, delle parole. La volgarità delle facce dei vestiti delle risate. La volgarità degli uomini politici degli intellettuali, degli attori, dei cantinati, del successo. La volgarità del mondo intero tutto dentro la scatola nel tubo….sì la fluorescenza: tutta la volgarità del mondo minuto per minuto.
E’ per questo che scappi da tutto, perché senti che ti fa male, un male fisico, ti fa male dentro. E diventi più brutto e più cattivo. E non te ne accorgi perché oramai è la tua vita, la normalità. Perché la volgarità è in tutto. La volgarità dei giornalisti, dello scoop, dell’informazione. La volgarità dei presentatori col pubblico che applaude, che ride, che partecipa. E i bambini che telefonano, che giocano e gettoni d’oro, i biscotti, i profilattici… di più sempre di più Niente te ne stai lì inchiodato, instupidito, ipnotizzato. Sì la fluorescenza, la fluorescenza. E’ lei che fa venire il cancro. Ce l’ho addosso, ce l’abbiamo addosso. E se ne parla, invece di vergognarsi si discute: questo è meglio, questo è peggio. Zitto zitto…basta!

Bisognerebbe urlare dentro la propria testa, sì urlare dentro la propria testa!    

Luporini

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