Per vivere non voglio
isole, palazzi, torri.
Quale gioia più alta:
vivere nei pronomi.
Togliti via i vestiti,
i connotati, i ritratti;
non ti voglio così,
mascherata da altra,
figlia di qualche cosa.
Ti voglio pura, libera,
irriducibile: tu.
So che quando
fra tutte le genti
del mondo ti chiamerò,
tu sarai tu soltanto.
E quando chiederai
chi è colui che ti chiama
che ti vuole per sua,
sotterrerò i nomi
i cartigli, la storia.
Andrò rompendo tutto
ciò che su di me addossarono
ancor prima di nascere.
E tornato all'eterna
nudità dell'anonimo,
della pietra, del mondo,
ti dirò:
"Sono io, io che ti voglio"
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