Mi hai portata fuori "siamo solo noi due in questo ristorante stasera ma saremmo stati ovunque solo io e te"
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martedì 31 gennaio 2012
Vortice
Impegnati a pensare a tutto fuorché agli altri anzi solo a noi stessi.
Viviamo come estranei dentro il nostro corpo. Non abbiamo imparato a conoscerci e a nutrirci.
Chi lo ha fatto lo critichiamo perché ha perso tempo mentre noi nel frattempo ci siamo impegnati anima e corpo a produrre denaro e a godercelo comprando cose di cui non abbiamo bisogno senza accorgerci che la vita vera ci sta fuggendo di mano
Hai visto il sole stamattina?
Sai in che periodo dell’anno siamo per la semina?
Quello che stai mangiando come si fa nella cucina di casa tua?
Hai sorriso a tua madre?
Hai impegnato questo giorno a fare qualcosa di utile?
Non voglio guardarmi indietro e vedere che nella vita ho solo pensato a lavorare bloccando ogni passione sul nascere. Questo non vuol dire che non voglio lavorare perché oltre ad essere giusto è necessario, l’ideale peraltro sarebbe riuscire a fare ciò che ti piace, o che si presume tu abbia scelto nel tuo percorso di studio. Voglio solo dire che la mia vita deve avere la priorità assoluta. Se non riusciamo a dedicare del tempo a noi stessi non ci conosceremo mai fino in fondo e non riusciremo a farci comprendere nemmeno dagli altri. La vita è una e ogni uomo è capace di fare se motivato. Non ho mai scavato tanto dentro di me come ora e ne sono felice perché ho scoperto cose bellissime, una pecca che mi riconosco è di essere un po’ in ritardo ma recupererò. Chissà magari agli occhi dei più sembrerò solo una trentenne in crisi di coscienza e incapace di stare con i suoi simili: bè magari sembrerà così ma io voglio gente viva intorno io voglio sentire i desideri, i sogni, i brividi, le passioni, voglio sapere del mondo quanto più possibile e voglio vivere nei suoi veri ritmi, i ritmi della terra. Sinceramente il ritmo del "mercato" non mi si addice.
Sai in che periodo dell’anno siamo per la semina?
Quello che stai mangiando come si fa nella cucina di casa tua?
Hai sorriso a tua madre?
Hai impegnato questo giorno a fare qualcosa di utile?
Non voglio guardarmi indietro e vedere che nella vita ho solo pensato a lavorare bloccando ogni passione sul nascere. Questo non vuol dire che non voglio lavorare perché oltre ad essere giusto è necessario, l’ideale peraltro sarebbe riuscire a fare ciò che ti piace, o che si presume tu abbia scelto nel tuo percorso di studio. Voglio solo dire che la mia vita deve avere la priorità assoluta. Se non riusciamo a dedicare del tempo a noi stessi non ci conosceremo mai fino in fondo e non riusciremo a farci comprendere nemmeno dagli altri. La vita è una e ogni uomo è capace di fare se motivato. Non ho mai scavato tanto dentro di me come ora e ne sono felice perché ho scoperto cose bellissime, una pecca che mi riconosco è di essere un po’ in ritardo ma recupererò. Chissà magari agli occhi dei più sembrerò solo una trentenne in crisi di coscienza e incapace di stare con i suoi simili: bè magari sembrerà così ma io voglio gente viva intorno io voglio sentire i desideri, i sogni, i brividi, le passioni, voglio sapere del mondo quanto più possibile e voglio vivere nei suoi veri ritmi, i ritmi della terra. Sinceramente il ritmo del "mercato" non mi si addice.
giovedì 26 gennaio 2012
Salvatore Quasimodo - Ed è subito sera da Acqua e terre
Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.
Umberto Saba - Amai dal Canzoniere - Mediterranee
Amai trite parole che non uno
osava. M'incantò la rima fiore
amore
la più antica e difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
osava. M'incantò la rima fiore
amore
la più antica e difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l'abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Giovanni Pascoli - Il lampo da Myricae - Tristezze
E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una cosa apparì poi sparì d'un tratto;
come un occhio che , largo, esterrefatto,
s'aprì e si chiuse, nella notte nera.
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una cosa apparì poi sparì d'un tratto;
come un occhio che , largo, esterrefatto,
s'aprì e si chiuse, nella notte nera.
Giuseppe Ungaretti da L'allegria - Naufragi
E subito riprende
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.
il viaggio
come
dopo il naufragio
un superstite
lupo di mare.
mercoledì 25 gennaio 2012
Elemosina
martedì 24 gennaio 2012
Cesare Pavese
Cesare Pavese nasce il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, paesino
delle Langhe in provincia di Cuneo, dove il padre, cancelliere del
tribunale di Torino, aveva un podere. Ben presto la famiglia si
trasferisce a Torino, anche se il giovane scrittore rimpiangerà sempre
con malinconia i luoghi e i paesaggi del suo paese, visti come simbolo
di serenità e spensieratezza e come luoghi dove trascorrere sempre le
vacanze.
Una volta nella città piemontese di lì a poco il padre muore; questo
episodio inciderà molto sull'indole del ragazzo, già di per sé scontroso
e introverso. Già nell'età dell'adolescenza Pavese manifestava
attitudini assai diverse da quelle dei suoi coetanei. Timido ed
introverso, amante dei libri e della natura, vedeva il contatto umano
come il fumo negli occhi, preferendo lunghe passeggiate nei boschi in
cui osservava farfalle e uccelli. Rimasto dunque solo con la madre, anche quest'ultima aveva subìto un
duro contraccolpo alla perdita del marito. Rifugiatasi nel suo dolore e
irrigiditasi nei confronti del figlio, questa comincia a manifestare
freddezza e riserbo, attuando un sistema educativo più consono ad un
padre "vecchio stampo" che a una madre prodiga di affetto. Un altro aspetto inquietante che si ricava dalla personalità del giovane
Pavese è la sua già ben delineata "vocazione" al suicidio (quella che
lui stesso chiamerà il "vizio assurdo"), che si riscontra in quasi tutte
le lettere del periodo liceale, soprattutto quelle dirette all'amico
Mario Sturani.
Il profilo e le ragioni del temperamento pavesiano, segnato da profondi tormenti e da una drammatica oscillazione fra il desiderio di solitudine e il bisogno degli altri, è stato letto in più modi: per alcuni sarebbe il fisiologico risultato di un'introversione tipica dell'adolescenza, per altri la risultante dei traumi infantili sopra richiamati. Per altri ancora vi si cela il dramma dell'impotenza sessuale, forse indimostrabile ma che trapela in controluce in alcune pagine del suo celebre diario "Il Mestiere di vivere". Compie gli studi a Torino dove ha come professore al liceo Augusto Monti, figura di grande prestigio della Torino antifascista e al quale molti intellettuali torinesi di quegli anni devono molto. Durante questi anni Cesare Pavese prende anche parte ad alcune iniziative politiche a cui aderisce con riluttanza e resistenza, assorbito com'è da problematiche squisitamente letterarie. Successivamente si iscrive all'Università nella Facoltà di Lettere. Mettendo a frutto i suoi studi di letteratura inglese, dopo la laurea (presenta la tesi "Sulla interpretazione della poesia di Walt Whitman"), si dedica a un'intensa attività di traduzioni di scrittori americani (come ad esempio Sinclair Lewis, Herman Melville, Sherwood Anderson). Nel 1931 Pavese perde la madre, in un periodo già pieno di difficoltà. Lo scrittore non è iscritto al partito fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo saltuariamente a insegnare in istituti scolastici pubblici e privati. Dopo l'arresto di Leone Ginzburg, un celebre intellettuale antifascista, anche Pavese viene condannato al confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al partito comunista; passa un anno a Brancaleone Calabro, dove inizia a scrivere il già citato diario "Il mestiere di vivere" (edito postumo nel 1952). Intanto diviene, nel 1934, direttore della rivista "Cultura". Tornato a Torino pubblica la sua prima raccolta di versi, "Lavorare stanca" (1936), quasi ignorata dalla critica; continua però a tradurre scrittori inglesi e americani (John Dos Passos, Gertrude Stein, Daniel Defoe) e collabora attivamente con la casa editrice Einaudi. Il periodo compreso tra il 1936 e il 1949 la sua produzione letteraria è ricchissima. Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, a Monferrato, il cui ricordo è descritto ne "La casa in collina". Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato nel frattempo si era sposata. Alla fine della guerra si iscrive al Pci e pubblica sull'Unità "I dialoghi col compagno" (1945); nel 1950 pubblica "La luna e i falò", vincendo nello stesso anno il Premio Strega con "La bella estate". Il 27 agosto 1950, in una camera d'albergo a Torino, Cesare Pavese, a soli 42 anni, si toglie la vita. Lascia scritto a penna sulla prima pagina di una copia de "I dialoghi con Leucò", prefigurando il clamore che la sua morte avrebbe suscitato: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi"
Il profilo e le ragioni del temperamento pavesiano, segnato da profondi tormenti e da una drammatica oscillazione fra il desiderio di solitudine e il bisogno degli altri, è stato letto in più modi: per alcuni sarebbe il fisiologico risultato di un'introversione tipica dell'adolescenza, per altri la risultante dei traumi infantili sopra richiamati. Per altri ancora vi si cela il dramma dell'impotenza sessuale, forse indimostrabile ma che trapela in controluce in alcune pagine del suo celebre diario "Il Mestiere di vivere". Compie gli studi a Torino dove ha come professore al liceo Augusto Monti, figura di grande prestigio della Torino antifascista e al quale molti intellettuali torinesi di quegli anni devono molto. Durante questi anni Cesare Pavese prende anche parte ad alcune iniziative politiche a cui aderisce con riluttanza e resistenza, assorbito com'è da problematiche squisitamente letterarie. Successivamente si iscrive all'Università nella Facoltà di Lettere. Mettendo a frutto i suoi studi di letteratura inglese, dopo la laurea (presenta la tesi "Sulla interpretazione della poesia di Walt Whitman"), si dedica a un'intensa attività di traduzioni di scrittori americani (come ad esempio Sinclair Lewis, Herman Melville, Sherwood Anderson). Nel 1931 Pavese perde la madre, in un periodo già pieno di difficoltà. Lo scrittore non è iscritto al partito fascista e la sua condizione lavorativa è molto precaria, riuscendo solo saltuariamente a insegnare in istituti scolastici pubblici e privati. Dopo l'arresto di Leone Ginzburg, un celebre intellettuale antifascista, anche Pavese viene condannato al confino per aver tentato di proteggere una donna iscritta al partito comunista; passa un anno a Brancaleone Calabro, dove inizia a scrivere il già citato diario "Il mestiere di vivere" (edito postumo nel 1952). Intanto diviene, nel 1934, direttore della rivista "Cultura". Tornato a Torino pubblica la sua prima raccolta di versi, "Lavorare stanca" (1936), quasi ignorata dalla critica; continua però a tradurre scrittori inglesi e americani (John Dos Passos, Gertrude Stein, Daniel Defoe) e collabora attivamente con la casa editrice Einaudi. Il periodo compreso tra il 1936 e il 1949 la sua produzione letteraria è ricchissima. Durante la guerra si nasconde a casa della sorella Maria, a Monferrato, il cui ricordo è descritto ne "La casa in collina". Il primo tentativo di suicidio avviene al suo ritorno in Piemonte, quando scopre che la donna di cui era innamorato nel frattempo si era sposata. Alla fine della guerra si iscrive al Pci e pubblica sull'Unità "I dialoghi col compagno" (1945); nel 1950 pubblica "La luna e i falò", vincendo nello stesso anno il Premio Strega con "La bella estate". Il 27 agosto 1950, in una camera d'albergo a Torino, Cesare Pavese, a soli 42 anni, si toglie la vita. Lascia scritto a penna sulla prima pagina di una copia de "I dialoghi con Leucò", prefigurando il clamore che la sua morte avrebbe suscitato: "Perdono a tutti e a tutti chiedo perdono. Va bene? Non fate troppi pettegolezzi"
Eugenio Montale
Eugenio Montale (Genova 1896-Milano 1981) è uno dei massimi poeti italiani, ha influenzato ampiamente la poesia del Novecento mondiale a partire dalla raccolta d'esordio Ossi di seppia del 1925; è stato anche giornalista, traduttore, critico teatrale e musicale. Tra i numerosi riconoscimenti che ricevette, spiccano la nomina a senatore a vita nel 1967 e sopratutto il premio Nobel per la letteratura del 1975.
Alda Merini
Alda Merini nasce a Milano il 21 marzo 1931, è stata una delle maggiori poetesse italiane contemporanee. La sua poetica, fatta di ardente visionarietà e profonda ma al tempo stesso sommessa inquietudine, la colloca tra le maggiori autrici del Novecento e dei primi anni 2000. Nata in una famiglia di condizioni modeste, Merini frequenta da ragazza le scuole professionali all'Istituto "Laura Solera Mantegazza" e cerca, senza riuscirci, di essere ammessa al Liceo Manzoni. Nello stesso periodo, si dedica allo studio del pianoforte, strumento da lei particolarmente amato. Ha esordito a soli sedici anni sotto la guida di Angelo Romanò e Giacinto Spagnoletti. La sua prima raccolta di poesie è "La presenza di Orfeo", pubblicata da Schwarz nel 1953 ottenendo un notevole numero di consensi. Sono stati pubblicati in seguito "Paura di Dio", "Nozze romane", "Tu sei Pietro”. Nel 1965 inizia il triste periodo degli internamenti in ospedale psichiatrico che si protrassero fino al 1972, quando la Merini ritorna a scrivere sulla sconvolgente esperienza manicomiale “La Terra Santa”. Escono anche "Destinati a morire", " Fogli bianchi"," Testamento ", "Vuoto d' amore", "Ballate non pagate". Sono uscite inoltre varie edizioni di due sillogi presso Scheiwiller che hanno incluso anche "Le satire della Ripa " e " Le rime petrose", che erano state pubblicate in edizioni clandestine e introvabili. "L' altra verità " è il primo libro di prosa e ad esso sono seguiti " Delirio amoroso”. Nel 1993 è pubblicato il volumetto " Aforismi" con fotografie di Giuliano Grittini ed inoltre le viene assegnato il Premio Librex –Guggenheim "Eugenio Montale" per la poesia. E' stata inoltre proposta dall' Accademia Francese per il Premio Nobel per la Poesia. Nel 1995 sono apparsi il volume "La Pazza della porta accanto" e, successivamente, nel 1996, "La vita facile" con il quale le è stato attribuito il Premio Viareggio del 1996.
Antonia Pozzi
Antonia Pozzi nata il 13 febbraio 1912 muore suicida a Milano il 3 dicembre 1938. Non vedrà mai stampate le sue opere, ad eccezione di un saggio critico. Dopo una prima importante edizione delle poesie, voluta nel 1946 da Vittorio Sereni e Eugenio Montale per Mondadori, soltanto nel 1988, in occasione del Cinquantenario della morte, è stata pubblicata l’opera completa, nella versione originale, portando alla luce l’intensità del suo stile e la modernità della sua lezione di vita. Il libro “Mentre tu dormi le stagioni passano” è la prima raccolta antologica della prosa e dei versi della poetessa e comprende numerosi testi inediti ancora sconosciuti.
C'è tempo - Ivano Fossati - Lampo viaggiatore 2003
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.
C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.
C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.
C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.
Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.
C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.
C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare
e uno che hai voglia ad aspettare
un tempo sognato che viene di notte
e un altro di giorno teso
come un lino a sventolare.
C'è un tempo negato e uno segreto
un tempo distante che è roba degli altri
un momento che era meglio partire
e quella volta che noi due era meglio parlarci.
C'è un tempo perfetto per fare silenzio
guardare il passaggio del sole d'estate
e saper raccontare ai nostri bambini quando
è l'ora muta delle fate.
C'è un giorno che ci siamo perduti
come smarrire un anello in un prato
e c'era tutto un programma futuro
che non abbiamo avverato.
È tempo che sfugge, niente paura
che prima o poi ci riprende
perché c'è tempo, c'è tempo c'è tempo, c'è tempo
per questo mare infinito di gente.
Dio, è proprio tanto che piove
e da un anno non torno
da mezz'ora sono qui arruffato
dentro una sala d'aspetto
di un tram che non viene
non essere gelosa di me
della mia vita
non essere gelosa di me
non essere mai gelosa di me.
C'è un tempo d'aspetto come dicevo
qualcosa di buono che verrà
un attimo fotografato, dipinto, segnato
e quello dopo perduto via
senza nemmeno voler sapere come sarebbe stata
la sua fotografia.
C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle
è un giorno che tutta la gente
si tende la mano
è il medesimo istante per tutti
che sarà benedetto, io credo
da molto lontano
è il tempo che è finalmente
o quando ci si capisce
un tempo in cui mi vedrai
accanto a te nuovamente
mano alla mano
che buffi saremo
se non ci avranno nemmeno
avvisato.
Dicono che c'è un tempo per seminare
e uno più lungo per aspettare
io dico che c'era un tempo sognato
che bisognava sognare
La donna
Stasera mi fermo un attimo a guardare "Correva l’anno".
Documentario interessantissimo sulle donne e le loro conquiste sociali.
Non posso proprio dire di essere una femminista ma vedendo questo documentario mi sento parte in causa.
A proposito di unioni, prima degli anni 60 la donna che viveva nel matrimonio era assuefatta dall’idea, probabilmente inculcata dalle generazioni precedenti, che la donna dovesse rimanere al focolare ad accudire i figli e la casa, senza possibilità alcuna di riscatto della propria indipendenza ed autonomia; legata ad un marito che poteva invece starsene al bar, vagheggiare per locali e perché no trovarsi un amante: sì perché questo concetto era assodato l’uomo ha delle esigenze fisiche che può colmare con l’adulterio, e andavano sostenendo fosse una forma di rispetto verso la propria compagna che aveva già tanti compiti di moglie che non poteva essere sempre disponibile fisicamente.
Era pratica diffusa anche il matrimonio riparatore ovvero quello che giustificava la violenza sessuale, anche per le minorenni.
Nel 1964 uscii un film “sedotta e abbandonata” con la Sandrelli, in cui una studentessa sedicenne, subisce violenza da parte del promesso sposo di sua sorella. Il padre, accortosi dell'accaduto, tenta di imporre le nozze riparatrici al seduttore.
Film indicativo del periodo e che fece molto scalpore. Pensare che nel 1968 l’art del Codice penale numero 559 recitava «La moglie adultera è punita con la reclusione fino ad un anno. Con la stessa pena è punito il correo». Per il marito non esisteva nulla del genere: la disparità di trattamento non rispettava le norme fondamentali della Costituzione. Con due sentenze del 19 dicembre 1968, la Corte costituzionale abroga l'articolo sul diverso trattamento dell'adulterio maschile e femminile e quello analogo del Codice penale.
Incredibile fino ad allora la donna poteva essere punita con il carcere mentre all’uomo grandi ringraziamenti e pacche sulle spalle da vero macho. Da allora sono cambiate molte cose ma solo in apparenza. La donna che ha subito anni di vessazioni e ingiustizie si è presa la rivincita: ora è autonoma, forte, lavoratrice. Esce la sera con le amiche, usa l'uomo come egli ha fatto con lei.
Essa crede di avere rovesciato i ruoli ma è ancora molto diffusa la diceria che se la donna ha tanti uomini è poco seria mentre per il contrario, tutto a posto.
Sarà molto difficile cambiare anni e anni di maschilismo forsennato e per questo dobbiamo ringraziare anche la signora Chiesa che ha contribuito enormemente a inculcare la donna come essere inferiore e non in gradi di ricoprire posizioni decisioniste.
Il maschilismo lo viviamo tutt'ora sulle prime pagine dei giornali: l'uomo che viene rifiutato e perciò uccide perché pretende che la donna sia solo sua. Il sentimento che lo anima è solo quello di possessione, proprietà e violenza. L'unione non è più sentimento ma è un vincolo, un certificato che dà diritto a disporre di una vita umana come meglio si crede.
E' ancora tanta la strada da fare......e pensare che l'uomo si distingue dalla bestia per il potere di pensare.
Documentario interessantissimo sulle donne e le loro conquiste sociali.
Non posso proprio dire di essere una femminista ma vedendo questo documentario mi sento parte in causa.
A proposito di unioni, prima degli anni 60 la donna che viveva nel matrimonio era assuefatta dall’idea, probabilmente inculcata dalle generazioni precedenti, che la donna dovesse rimanere al focolare ad accudire i figli e la casa, senza possibilità alcuna di riscatto della propria indipendenza ed autonomia; legata ad un marito che poteva invece starsene al bar, vagheggiare per locali e perché no trovarsi un amante: sì perché questo concetto era assodato l’uomo ha delle esigenze fisiche che può colmare con l’adulterio, e andavano sostenendo fosse una forma di rispetto verso la propria compagna che aveva già tanti compiti di moglie che non poteva essere sempre disponibile fisicamente.
Era pratica diffusa anche il matrimonio riparatore ovvero quello che giustificava la violenza sessuale, anche per le minorenni.
Nel 1964 uscii un film “sedotta e abbandonata” con la Sandrelli, in cui una studentessa sedicenne, subisce violenza da parte del promesso sposo di sua sorella. Il padre, accortosi dell'accaduto, tenta di imporre le nozze riparatrici al seduttore.
Film indicativo del periodo e che fece molto scalpore. Pensare che nel 1968 l’art del Codice penale numero 559 recitava «La moglie adultera è punita con la reclusione fino ad un anno. Con la stessa pena è punito il correo». Per il marito non esisteva nulla del genere: la disparità di trattamento non rispettava le norme fondamentali della Costituzione. Con due sentenze del 19 dicembre 1968, la Corte costituzionale abroga l'articolo sul diverso trattamento dell'adulterio maschile e femminile e quello analogo del Codice penale.
Incredibile fino ad allora la donna poteva essere punita con il carcere mentre all’uomo grandi ringraziamenti e pacche sulle spalle da vero macho. Da allora sono cambiate molte cose ma solo in apparenza. La donna che ha subito anni di vessazioni e ingiustizie si è presa la rivincita: ora è autonoma, forte, lavoratrice. Esce la sera con le amiche, usa l'uomo come egli ha fatto con lei.
Essa crede di avere rovesciato i ruoli ma è ancora molto diffusa la diceria che se la donna ha tanti uomini è poco seria mentre per il contrario, tutto a posto.
Sarà molto difficile cambiare anni e anni di maschilismo forsennato e per questo dobbiamo ringraziare anche la signora Chiesa che ha contribuito enormemente a inculcare la donna come essere inferiore e non in gradi di ricoprire posizioni decisioniste.
Il maschilismo lo viviamo tutt'ora sulle prime pagine dei giornali: l'uomo che viene rifiutato e perciò uccide perché pretende che la donna sia solo sua. Il sentimento che lo anima è solo quello di possessione, proprietà e violenza. L'unione non è più sentimento ma è un vincolo, un certificato che dà diritto a disporre di una vita umana come meglio si crede.
E' ancora tanta la strada da fare......e pensare che l'uomo si distingue dalla bestia per il potere di pensare.
lunedì 23 gennaio 2012
Ezra Pound - Aforismi e detti memorabili "100pagine-1000lire"
I poeti che non s'interessano alla musica sono, o diventano, cattivi poeti.
[LE 437] 1918
[LE 437] 1918
domenica 22 gennaio 2012
Mi chiedevi
Mi chiedevi “cosa ti fa star bene?”
Ti rispondo ora:
scegli una giorno nel mese di giugno
verso sera
quando il sole ha perso un po’ di calore
scegli un campo di grano biondo
raggiunto da un sentiero sterrato.
Fermati e godi della bellezza di quei colori
le tonalità che dal giallo migrano verso il rosso
prosegui verso il centro del campo e sdraiati sulla nuda terra
occhi al cielo
e dimmi se questo momento
non posso chiamarlo felicità.
Ti rispondo ora:
scegli una giorno nel mese di giugno
verso sera
quando il sole ha perso un po’ di calore
scegli un campo di grano biondo
raggiunto da un sentiero sterrato.
Fermati e godi della bellezza di quei colori
le tonalità che dal giallo migrano verso il rosso
prosegui verso il centro del campo e sdraiati sulla nuda terra
occhi al cielo
e dimmi se questo momento
non posso chiamarlo felicità.
venerdì 20 gennaio 2012
Il sorriso
solo una piccola una smorfia
stampata sul viso
fa da cornice agli occhi
ma la sua forza è immensa.
Un sorriso mette di buon umore
crea complicità
solleva lo spirito
rende più belli.
Un sorriso significa bellezza
ma non fisica
bellezza di un atteggiamento positivo verso la vita
ed è proprio così che voglio affrontarla
con ironia
solo una piccola una smorfia
stampata sul viso
fa da cornice agli occhi
ma la sua forza è immensa.
Un sorriso mette di buon umore
crea complicità
solleva lo spirito
rende più belli.
Un sorriso significa bellezza
ma non fisica
bellezza di un atteggiamento positivo verso la vita
ed è proprio così che voglio affrontarla
con ironia
giovedì 19 gennaio 2012
Ettore Giuradei - Porterò con me da "Panciastorie" 2005 - Mizar Records
Porterò con me
l’imbarazzo del primo bacio
e i tuoi occhi nel lago
le tue smorfie piccanti
strofinandoci il naso
la speranza spezzata
di toglierti le calze
di vederti dormire
coi pugni sulle guance
porterò con me
un maglione mai lavato,
le tue cadute nel buio
la sconfitta,
l’ingenuità d’innamorarmi
la tua testa sulla spalla
e i tuoi occhi bagnati
il profumo del legno
e delle lenzuola
porterò con me
l’intimità delle nostre carezze
e sorrisi puerili
la tua silenziosa sorpresa
sotto l’ultima luna
il vento freddo pungente
e l’abbraccio più caldo
e quel fare l’amore
per fermare il tempo
l’imbarazzo del primo bacio
e i tuoi occhi nel lago
le tue smorfie piccanti
strofinandoci il naso
la speranza spezzata
di toglierti le calze
di vederti dormire
coi pugni sulle guance
porterò con me
un maglione mai lavato,
le tue cadute nel buio
la sconfitta,
l’ingenuità d’innamorarmi
la tua testa sulla spalla
e i tuoi occhi bagnati
il profumo del legno
e delle lenzuola
porterò con me
l’intimità delle nostre carezze
e sorrisi puerili
la tua silenziosa sorpresa
sotto l’ultima luna
il vento freddo pungente
e l’abbraccio più caldo
e quel fare l’amore
per fermare il tempo
mercoledì 18 gennaio 2012
Oggi ricordo cosa è successo:
una donna in astinenza da metadone
attendeva l'ascensore sorretta da due infermieri
non sapeva dove e cosa le accadeva.
Cosa ho pensato in quel momento?
Come è assurda la vita
chi vuole vivere manca troppo presto
chi non vuole vivere è costretto a restare.
volontà divina
coincidenze
fatalità
o conseguenza?
L'uomo è ricercatore per natura
vuole spingersi oltre il limite
vuole sapere
vuole provare
vuole testare
poi si ritrova solo
schiavo dei suoi vizi e delle sue debolezze.
una donna in astinenza da metadone
attendeva l'ascensore sorretta da due infermieri
non sapeva dove e cosa le accadeva.
Cosa ho pensato in quel momento?
Come è assurda la vita
chi vuole vivere manca troppo presto
chi non vuole vivere è costretto a restare.
volontà divina
coincidenze
fatalità
o conseguenza?
L'uomo è ricercatore per natura
vuole spingersi oltre il limite
vuole sapere
vuole provare
vuole testare
poi si ritrova solo
schiavo dei suoi vizi e delle sue debolezze.
martedì 17 gennaio 2012
XXIII - Il piccolo principe - Antoine de Saint-Exupèry
<< Buongiorno>> disse il piccolo principe.
<<Buongiorno>> disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
<<Perché vendete questa roba?>>
<<E' una grossa economia di tempo>> disse il mercante <<Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmia cinquantatré minuti alla settimana>>
<<E che se ne fa di questi cinquantatré minuti?>>
<<Se ne fa quel che si vuole..>>
<<Io>> disse il piccolo principe <<se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...>>
<<Buongiorno>> disse il mercante.
Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere.
<<Perché vendete questa roba?>>
<<E' una grossa economia di tempo>> disse il mercante <<Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmia cinquantatré minuti alla settimana>>
<<E che se ne fa di questi cinquantatré minuti?>>
<<Se ne fa quel che si vuole..>>
<<Io>> disse il piccolo principe <<se avessi cinquantatré minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana...>>
domenica 15 gennaio 2012
Legalità - Giovani Tizian racconta Gotica alla Feltrinelli di Modena
Un giorno a Modena per riscopre la legalità.
Mi avvicino alla Feltrinelli in lieve ritardo e fuori trovo
già una trentina di persone, qualche poliziotto e la voce in stereofonia del
sindaco Pighi. Mi faccio coraggio ed entro. I ragazzi di daSud (http://associazionedasud.blogspot.com) sono seduti
davanti a Giovanni Tizian (classe 1982 di Bovalino comune della Locride
giornalista free lance presso la Gazzetta di Modena, ha collaborato con
numerosi mensili e testate d’inchiesta che si occupano delle infiltrazioni
mafiose) , Alberto Nerazzini (classe 1973 di Modena, giornalista freelance
d’inchiesta approdato a Report nel 2008) e Giovanni Gualmini giornalista della
Gazzetta di Modena. Pighi introduce con le solite belle frasi della politica dopodiché
passa la parola al direttore della Gazzetta (Gruppo l’Espresso) . Nel pubblico
si scorgono i visi noti di Matteo Richetti Presidente dell’Assemblea
legislativa Regionale, Caterina Liotti Presidente del Consiglio Comunale ed
esponenti del CUP per le professioni di Modena. Il Direttore della Gazzetta
introduce un argomento importante e sempre troppo sulla bocca di tutti senza
molte soluzioni: Giovanni Tizian è un giornalista free lance e come tale, come
peraltro succede per una moltitudine di professioni, sottopagato e precario. Il
gruppo promette di regolarizzare al più presto il contratto di Tizian. Cosa
doverosa ma non solo per la notorietà acquisita in quest’ultimo periodo,
ottenuta purtroppo causa lo scalpore della notizia di assistenza da scorta
armata, ma per la devozione, passione ed impegno che un ragazzo di 29anni mette
nella sua professione. Giovanni rispondendo alla prima domanda di Gualmini parla
della situazione nel territorio modenese che è tutt’altro che rosea. Si parla
di una mafia ben radicata che non agisce sui mercati “sporchi” della droga, del
contrabbando ma piuttosto sul tessuto economico della regione in termini di
edilizia privata e sanitaria, ristorazione, gioco e professioni agendo per
mezzo dei cosiddetti colletti bianchi. Si parla di radicato proprio perché essa
agisce di concerto con la società in tutti quei settori che sono propri del
tessuto economico del luogo. Nerazzini prendendo la parola sottolinea come sia
difficile raggiungere e fare battaglia dall’alto visti anche gli ultimi
accadimenti del Parlamento (il voto per l’assoluzione di Cosentino festeggiato
come un party post-partita) ma di iniziare dal piccolo anche sul personale:
quanti di noi hanno negli occhi l’onestà? Riflettendo sulla nostra persona
abbiamo la certezza di essere puri e incorruttibili? Solo così si può cominciare
a creare un tessuto pulito capace di sovvertire le sporche regole della mafia,
e soprattutto a partire dalla politica sino ad arrivare al professionista o
all’impresa ci siano i poteri per allontanare, con giustificate prove, chi si
macchia di azioni illecite. Si guardi solo alla nostra città – continua
Nerazzini – qui spuntano rotonde ogni 2 metri, costruzioni private che invadono la
città, come non naturale porsi delle domande. Si dovrebbe intervenire dal
piccolo territorio creare una cultura della legalità perché poi questa si
diffonda liberamente. Si prosegue parlando degli appalti pubblici e della
difficoltà di controlli sui sub appalti: finché le gare d’appalto saranno
assegnate col criterio del massimo ribasso non ci sarà nessuna evoluzione. Le imprese
colluse continueranno a proporre prezzi stracciati, che riusciranno sempre a mantenere
grazie ai costo zero dello smaltimento rifiuti, della mano d’opera, dei
materiali e a fare le spese di questo sistema saranno sempre le aziende che
invece operano in regola con i costi reali, costrette quindi a emigrare per
poter lavorare a causa dei prezzi non concorrenziali. E poi che il prodotto
finale sembra non interessi mai e si sa che quando le cose sono fatte male
hanno sempre costi altissimi di manutenzione o di gestione a posteriori. Un
lamento è venuto da un’esponente della CME che ha acquisito alcuni lavori a
L’Aquila ed ha subappaltato ad un’impresa del territorio lavori per 25.000Euro: i certificati antimafia
arrivati con ritardo ma in regola non avrebbero potuto fare presagire della
corruzione dell’impresa cosa che si è poi rivelata falsa. Lo Stato diventa
quindi una parte essenziale nella lotta alla mafia. La burocrazia, i processi
di assegnazione, i controlli sono tutti elementi che dovrebbero essere creati o
modificati in modo da generare un percorso virtuoso che assicuri procedimenti puliti
ed esenti da infiltrazioni. Ovvio che questo “processo pulito” andrebbe poi
esaltato per rendere noto alla comunità qual è la strada da perseguire poiché
si sa che la mafia cerca sempre di mettere a tacere tutti quelli che parlano di
loro e delle loro azioni generando omertà nelle persone e inerzia nei governi.
La parola chiave è l’unione. La solidarietà mostrata a Tizian è esemplare e fa
ben pensare ma come giustamente ha sottolineato Nerazzini la solidarietà da
persone che poi alla domanda “cosa fate per bloccare la mafia?” rimangono in
silenzio e tentano risposte inutili non ci interessa e ne facciamo volentieri a
meno. La vera solidarietà mostrata a questa persona, che non vuole essere
considerato eroe ma solamente un uomo che ha passione e impegno per il proprio
lavoro con costanza, dedizione e determinazione, sta nel continuare a
perseguire la legalità e cercare in ogni modo e in ogni forma possibile, soprattutto
con i comportamenti sociali, di contrastare questo fenomeno mettendo in luce il
più possibile quanto è invisibile agli occhi dei più. E allora diciamo sì a “IO
MI CHIAMO GIOVANNI TIZIAN” cercando di analizzarci e di trovare nelle piccole
cose di ogni giorno nel nostro lavoro e nella vita sociale una coerenza di
comportamento che ci permetta di mostrare una solidarietà sincera e ci consenta
di unirci davvero al suo lavoro e alla sua battaglia.
sabato 14 gennaio 2012
venerdì 13 gennaio 2012
giovedì 12 gennaio 2012
Edith Sodergran - Il mio futuro
Il capriccio di un attimo
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo più bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni)
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.
mi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo più bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni)
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.
Ezra Pound
Io so, non per teoria ma per esperienza, che si può vivere
infinitamente meglio con pochissimi soldi e un sacco di tempo libero,
che non con più soldi e meno tempo. Il tempo non è moneta, ma è quasi
tutto il resto.
[SP211] 1933
[SP211] 1933
mercoledì 11 gennaio 2012
Ezra Pound - Aforismi e detti memorabili "100pagine-1000lire"
La dignità del poeta o del compositore consiste nel fatto che il loro prodotto non ha nessun valore materiale.
[PPP IV]
[PPP IV]
Alejandra Pizarnik - Nominarti
Non è la poesia della tua assenza
solo un disegno, una crepa in un muro,
un chè d'amaro, qualcosa nel vento.
Alejandra Pizarnik 1939-1972
solo un disegno, una crepa in un muro,
un chè d'amaro, qualcosa nel vento.
Alejandra Pizarnik 1939-1972
Karin Boye - Come posso dire...
Come posso dire la tua voce è bella.
So soltanto che mi penetra
e mi fa tremare come una foglia
e mi lacera e mi dirompe.
Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue.
così che per me non c'è sonno nè riposo,
finchè non saranno mie.
Karin Boye 1900-1941
So soltanto che mi penetra
e mi fa tremare come una foglia
e mi lacera e mi dirompe.
Cosa so della tua pelle e delle tue membra.
Mi scuote soltanto che sono tue.
così che per me non c'è sonno nè riposo,
finchè non saranno mie.
Karin Boye 1900-1941
martedì 10 gennaio 2012
Verità
![]() |
Poeti |
Strane creature i poeti
scrivono di cuore e sofferenza
di solitudine ed assenza
esaltano il dolore
come prova d'amore
per la vita
a cui mostrano obbedienza.
Poeta decanti ogni attimo
che ti rende vivo
intenso e furtivo
come ogni ispirazione
tratta da immagine
da emozione.
Ogni poesia
come rosa che sboccia
dura un giorno
ma la sua bellezza
non fa ritorno
sino alla prossima stagione
Poeta io amo quel che scrivi
sai di vero.
Prati - Antonia Pozzi da "Mentre tu dormi le stagioni passano"
Forse non è nemmeno vero
quel che a volte ti senti urlare nel cuore:
che questa vita è,
dentro il suo essere,
un nulla
e che cio che chiamavi la luce
è un abbaglio,
l'abbaglio supremo
dei tuoi occhi malati-
e che ciò che fingevi la meta
è un sogno,
il sogno infame
della tua debolezza.
Forse la vita è davvero
quale la scopri nei giorni giovani:
un soffio eterno che cerca
di cielo in cielo
chissà che altezza.
Ma noi siamo come l'erba dei prati
che sente sopra sè il passare del vento
e tutto canta nel vento
e sempre vive nel vento,
eppure non sa così crescere
da fermare quel volo supremo
nè balzare su dalla terra
per annegarsi in lui.
Milano 31 dicembre 1931
quel che a volte ti senti urlare nel cuore:
che questa vita è,
dentro il suo essere,
un nulla
e che cio che chiamavi la luce
è un abbaglio,
l'abbaglio supremo
dei tuoi occhi malati-
e che ciò che fingevi la meta
è un sogno,
il sogno infame
della tua debolezza.
Forse la vita è davvero
quale la scopri nei giorni giovani:
un soffio eterno che cerca
di cielo in cielo
chissà che altezza.
Ma noi siamo come l'erba dei prati
che sente sopra sè il passare del vento
e tutto canta nel vento
e sempre vive nel vento,
eppure non sa così crescere
da fermare quel volo supremo
nè balzare su dalla terra
per annegarsi in lui.
Milano 31 dicembre 1931
La vita - Antonia Pozzi da "Mentre tu dormi le stagioni passano"
Alle soglie d'autunno
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
18 agosto 1935
in un tramonto
muto
scopri l'onda del tempo
e la tua resa
segreta
come di ramo in ramo
leggero
un cadere d'uccelli
cui le ali non reggono più.
18 agosto 1935
Una donna per amico - Lucio Battisti 1978
L'eccitazione è il sintomo d'amore
al quale non sappiamo rinunciare.
Le conseguenze spesso fan soffrire,
a turno ci dobbiamo consolare
al quale non sappiamo rinunciare.
Le conseguenze spesso fan soffrire,
a turno ci dobbiamo consolare
Ezra Pound -Aforismi e detti memorabili (Collana 100pagine-1000lire)
Cultura, civiltà e religione
Una religione è dannata e confessa la sua estrema impotenza il giorno in cui brucia il primo eretico. [SP52], 1921
Ezra Pound - Aforismi e detti memorabili (Collana 100pagine-1000lire)
Cultura, civiltà e religione
Storicamente parlando, le religioni sono state comunemente organizzate per qualche ulteriore scopo: sfruttamento, controllo della massa ecc [SP50], 1921
Galleria degli Uffizi
http://willyorwonthe.blogspot.com/2010_11_01_archive.html
Quadro d'impatto mnemonico più forte avuto agli Uffizi. Il nano Giorgetto del Bronzino con un fronte ed un retro. A tratti agghiacciante!
Quadro d'impatto mnemonico più forte avuto agli Uffizi. Il nano Giorgetto del Bronzino con un fronte ed un retro. A tratti agghiacciante!
lunedì 9 gennaio 2012
Patrizia Valduga - Quartine.Seconda centuria
Arreda la tua mente e vivi lì,
fuggi la fosca fiera dei felici.
Devi soffrire meglio di così
Se vuoi sventare i loro malefici.
domenica 8 gennaio 2012
giovedì 5 gennaio 2012
La primavera di Botticelli
...perchè nel mondo ci sono cose che non hanno un prezzo, che nessuno può avere ed è giusto che sia così.
martedì 3 gennaio 2012
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La rondine vi porta fili d'erba, non vuole che la vita passi. Ma tra gli argini, a notte, l'acqua morta logora i sassi. Sotto le...
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Per vivere non voglio isole, palazzi, torri. Quale gioia più alta: vivere nei pronomi. Togliti via i vestiti, i connotati, i ritratti;...