Le tue parole come fulmini,
hanno lasciato cicatrici,
come tronchi d’albero colpiti e
divisi in due.
Ti avrei portato dove rinasce sempre il sole,
con lo stesso entusiasmo del primo giorno di scuola,
ti avrei protetto dal male con la dolcezza delle mie labbra,
cullato nei riflessi brillanti dei miei occhi felici,
non dovevi preoccuparti.
I tuoi no
come bombe sulle case in Afghanistan,
le nostre bufere interiori
tra sacro e profano,
la nostra strada
cancellata
come fa una tempesta di sabbia
tra le dune del deserto del Sahara.
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