Genova fuma, sfuma in un guazzabuglio
supremo. L'attraversi, a metà corso Italia, già verso Levante, ti
volti, e alle tue spalle ecco la più bella visione di tutta la
Liguria. Il porto, con catene di navi, banchine battute da un maree
color paglia, una frana di palazzi, impastati in un'unica polvere, e
più vicino navi ruggini, moli di massi neri, il mare verde oliva,
torbido, come un fiume in piena, con un ghirigoro di scoglietti,
isolotti, rotonde, tutto di ferro battuto, e orridi, qui sotto, con
erbe, fichi d'India e spazzatura. Nel limite di questo quadro, ai
piedi di chi guarda in fondo a un vertiginoso muraglione da città
del futuro, sotto una rete di protezione, c'è una piccola spiaggia
di ciottoli. Si intravvede, nella luce del temporale, qualcuno che fa
il bagno. Una ragazza bionda, nuda, di carne, di carne calda in mezzo
a tutto quel ferro.
Viaggio su una Millecento nell'estate del 1959 per la rivista "Successo".
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